139 bracconieri denunciati

Cacciavano uccelli protetti e li rivendevano ai ristoranti

A Mantova padre e figlio sono stati sorpresi mentre uccidevano esemplari di avifauna particolarmente protetta, trovati con 500 carcasse spiumate e surgelate in casa.

Cacciavano uccelli protetti e li rivendevano ai ristoranti
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Centotrentanove bracconieri denunciati, 3.336 esemplari di uccelli abbattuti illegalmente sequestrai, insieme a dispositivi illegali per la caccia e fucili. E' il bilancio dell'operazione "Pettirosso 2021" messa a segno dai Carabinieri Forestali sulle rotte migratorie lungo le Prealpi lombardo-venete.

Un intervento che ha salvato decine di migliaia di esemplari di avifauna che, altrimenti, avrebbero fatto una brutta fine nelle prossime settimane.

Operazione antibracconaggio dei Carabinieri Forestali

Si è da poco conclusa l’operazione antibracconaggio dei Carabinieri Forestali denominata “Pettirosso”, coordinata dal Reparto Operativo - SOARDA (Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali) del Raggruppamento Carabinieri CITES in sinergia con i Gruppi Carabinieri Forestali di Brescia, Bergamo e Mantova e l’apporto di un’unità cinofila addestrata alla ricerca di armi, munizioni, strumenti di cattura, richiami acustici, fauna selvatica.

Le prealpi lombardo-venete, per la propria posizione geografica, sono uno snodo fondamentale lungo le rotte migratorie dei piccoli uccelli (passeriformi). E, come racconta Prima Mantova, a difesa del flusso migratorio, pattuglie dei Carabinieri forestali hanno effettuato un capillare controllo del territorio bresciano, bergamasco e mantovano.

Parte del materiale sequestrato

I numeri dell'operazione

L’attività operativa  ha portato alla denuncia di 139 persone per reati perpetrati contro l’avifauna selvatica, un arresto per detenzione di arma clandestina e al sequestro di 3336 uccelli, di cui 884 esemplari vivi e 2452 esemplari morti, tra cui numerose specie non cacciabili e specie particolarmente protette, tutti catturati o abbattuti in modo illecito. Sono stati, inoltre, sequestrati 673 dispositivi di cattura illegale, 99 fucili e 5294 munizioni. La maggior parte dei sequestri sono stati eseguiti nella provincia di Brescia all’esito anche dei numerosi controlli venatori posti in essere dalle Stazioni del locale Gruppo Carabinieri Forestale.

I reati ipotizzati

I reati principali che sono stati ipotizzati sono: furto aggravato di fauna selvatica in quanto bene indisponibile dello Stato, ricettazione, contraffazione di pubblici sigilli, uso abusivo di sigilli destinati a pubblica autenticazione, maltrattamento e uccisione di animali, detenzione non consentita di specie protette e particolarmente protette, uccellagione, esercizio della caccia con mezzi vietati, porto abusivo di armi.

Gli strumenti illegali utilizzati dai denunciati

Tra gli strumenti illegali utilizzati dai bracconieri sono stati trovati i richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, le reti da uccellagione, le gabbie-trappola o, nei casi peggiori, archetti e trappole metalliche in grado di imprimere gravi sofferenze alla fauna lasciata viva e agonizzante per ore.

Reti illegali utilizzate per catturare fauna selvatica protetta

A Mantova padre e figlio cacciavano fauna protetta

Nel corso dei servizi sono stati effettuati diversi interventi. In particolare in provincia di Mantova, sono stati sorpresi padre e figlio che stavano esercitando attività venatoria con l’utilizzo di richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, abbattendo esemplari di avifauna particolarmente protetta. Nell’abitazione dei due sono stati rinvenuti oltre 500 esemplari di avifauna congelati e spiumati.

A Brescia cacciatore utilizzava un'arma fai da te

In provincia di Brescia è stato effettuato un arresto per detenzione di arma clandestina, costruita artigianalmente e rinvenuta dall’unità cinofila “Africa”; sono stati sequestrate 800 cartucce, il materiale necessario ad assemblare armi clandestine e decine di esemplari di avifauna abbattuta illegalmente.

Selvaggina rivenduta ai ristoranti

Numerosi i controlli svolti presso i ristoranti, in due dei quali sono stati rinvenuti oltre 300 esemplari di avifauna, alcuni in cottura e  altri spiumati e congelati, privi dei requisiti idonei a stabilirne la rintracciabilità. In queste zone l’avifauna viene utilizzata in alcuni piatti tipici quali “polenta e osei” e lo “spiedo”. Durante un controllo eseguito dai Carabinieri del Nas  presso una macelleria sono stati inoltre rinvenuti esemplari di avifauna utilizzati come richiami vivi; le verifiche dei Carabinieri Forestali hanno evidenziato oltre 50 uccelli con anelli identificativi contraffatti e l’uso abusivo di pubblici sigilli.

A Bergamo un cacciatore aveva 25 richiami vivi (tutti di avifauna protetta)

In provincia di Bergamo un soggetto è stato sorpreso mentre deteneva all’interno di un’uccelleria 25 esemplari di avifauna particolarmente protetta e 216 esemplari di avifauna cacciabile con alla zampa apposti anelli identificativi contraffatti. Circa l’80% degli esemplari vivi sequestrati presentavano anelli visibilmente manomessi: limati, svasati e deformati nella sezione e addirittura sfilabili. Il dato mette in luce un’immissione sul mercato di esemplari catturati in natura e inanellati abusivamente prima di essere venduti o utilizzati come “richiami vivi”.
A tal riguardo è bene ricordare che ogni esemplare di uccello per essere detenuto deve essere provvisto di un anello cilindrico inamovibile in metallo.

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