Il paradosso

Cornute e mazziate le società di calcio che dicono no al razzismo

Era già successo a Treviso, ricapita a Padova: squadra esce dal campo dopo gli insulti dagli spalti e viene sconfitta a tavolino.

Cornute e mazziate le società di calcio che dicono no al razzismo
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Un vero e proprio paradosso. Nonostante il loro gesto rappresenti un importante segnale di integrazione e di lotta contro il razzismo, a livello prettamente sportivo, abbandonare il campo di gioco durante una partita comporta la sconfitta a tavolino. Dopo quanto accaduto a Treviso, una vicenda dalle medesime dinamiche si è verificata anche in provincia di Padova. Eppure, nonostante gli zero punti in classifica dopo l'uscita dal rettangolo verde, l'unica cosa da fare in questi casi è applaudire la grande virtù di questi calciatori. E ricordiamo che siamo nei campetti di provincia, mica in Serie A.

Cori razzisti contro il compagno, la squadra lascia il campo

Ci risiamo. Su certe vicende la strada da percorrere è ancora lunga, ma alcuni episodi, tante volte, possono fare, e non poco, la differenza. Come raccontato da Prima Padova, la Polisportiva Tribano, squadra di calcio di seconda categoria, ha abbandonato il rettangolo di gioco dopo che dalle tribune sono "piovuti" in campo cori razzisti.

Il match, disputato sabato 13 novembre 2021, era sul risultato di 3-3 e stava per raggiungere la sua conclusione quando alcuni insulti razzisti si sono levati all'indirizzo del calciatore della Tribano, il 22enne di origine nigeriana Dhiedhiou Moussa.

ll calciatore della Tribano Dhiedhiou Moussa

Insulti tanto forti da non poter essere ignorati e così la squadra ospite ha deciso di abbandonare il campo. Una decisione quella dei calciatori della Tribano che, nonostante la grandezza del loro gesto, potrebbe costare loro cara: lasciare il rettangolo verde equivale alla sconfitta a tavolino.

Le nota della Polisportiva Tribano

In una nota ufficiale si è voluta esprimere la Polisportiva Tribano su quanto accaduto lo scorso sabato:

"Dopo quanto accaduto domenica nella partita di campionato della nostra prima squadra nel campo dell’ASD Atletico Granze, il Direttivo della PolisportivaTribano si è riunito per prendere una posizione forte nei confronti degli incresciosi episodi di cui molti di voi hanno sentito parlare.

Siamo fieri ed orgogliosi che a rappresentare i nostri colori siano questi ragazzi, che non sono certo perfetti, ma incarnano in pieno lo spirito che da sempre contraddistingue la PolisportivaTribano. Uno spirito che premia l’inclusione, la condivisione e la partecipazione ben prima del risultato sportivo.

Oggi francamente tutto questo passa in secondo piano, oggi è giusto porre l’attenzione sull’ennesimo episodio di razzismo, sull’impossibilità di colpire con fermezza chi si ostina ad offendere in maniera becera il prossimo, di come la tribuna di un campo da calcio diventi il posto dove sfogare le proprie frustrazioni e la propria rabbia repressa, incuranti che davanti ci siano delle PERSONE.

Passa anche in secondo piano la probabile sconfitta a tavolino che subiremo, perché il regolamento è chiaro ed i nostri ragazzi lo sapevano bene, nessuno può abbandonare il terreno di gioco se non è il direttore di gara a decretare la fine della competizione o la sospensione della stessa. E forse in questi termini la protesta e l’indignazione dei nostri atleti assume una valenza maggiore, perché sportivamente parlando ne usciranno sconfitti, vedranno cancellato il punto conquistato sul campo in un momento in cui i risultati positivi faticano ad arrivare.

Ma umanamente escono vincitori a testa altissima, per una decisione presa con coraggio, fermezza, altruismo e senza alcuna esitazione, per difendere un ideale di correttezza che non può far altro che incontrare tutto il nostro sostegno".

A Treviso era accaduta la stessa cosa

L'episodio di Padova è avvenuto ad un mese esatto da un'altra triste vicenda di razzismo dalle dinamiche molto simili. Come raccontato da Prima Treviso, il capitano della San Michele Salsa, squadra di prima categoria, ha fatto uscire dal campo i suoi compagni dopo un insulto razzista proferito dagli spalti nei confronti del calciatore Ouseynou Deidhiou, 24enne italiano di colore.

Si stava giocando il 25esimo minuto del primo tempo tra la San Michele Salsa e la Cisonese, quando il gravissimo insulto, arrivato in un momento di silenzio generale, è stato avvertito indistintamente da tutti. Miki Sansoni, capitano della San Michele, ha risposto per le rime allo spettatore, dandogli dell'ignorante. Risultato? Cartellino rosso nei suoi confronti. Un epilogo paradossale, insomma.

"Tutti fuori"

E' a questo punto che accade qualcosa di "diverso" dal solito: Sansoni non ci sta e chiede a tutti i compagni di squadra di uscire dal campo.

Formazione ospite ritirata e partita sospesa con beffa della sconfitta. Ma non importa, perché il capitano coraggioso l'aveva messo in conto: ripagare un'ingiustizia val bene una sconfitta a tavolino.

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