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Sotto i portici

Nei centri urbani in Lombardia, Liguria e Piemonte, una valida alternativa alla passeggiata nella natura di parchi e montagne. E senza rischio pioggia…

Sotto i portici
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Che ne dite di una sana camminata sotto i portici in uno dei prossimi weekend? In tempi di lockdown, visto che non ci si può magari permettere una altrettanto sana passeggiata in montagna, nelle regioni del Nord, dove più sono diffusi, può essere una buona alternativa: soprattutto considerando che marzo e aprile sono solitamente un po’ più piovosi rispetto ad altri periodi dell’anno. In questo caso, non ci sarebbe pioggia che tenga! Ci sono portici antichi e portici moderni, eleganti e “spartani”... In ogni modo, non pensate che siano sempre passeggiate senza fatica: sappiate che a Torino, tanto per fare un esempio, sotto i portici si può camminare per ben 18 km! (Attenzione a non allontanarvi troppo da casa, però...).

Allora, pur senza bisogno dello zaino in spalla, buona passeggiata tra i portici di Lombardia, Piemonte e Liguria.

Lombardia, da Piazza Duomo a Milano fino alle case di Varzi

Prima di iniziare il passeggio, a seconda dell’orario che scegliete, suggeriamo un aperitivo o un caffè. Perché il punto di partenza che abbiamo scelto sono i portici di Piazza del Duomo a Milano, che delimitano la grande spianata della cattedrale. Ci poteva essere di meglio? Direi di no. Sì, certo, visto il posto, l’aperitivo potrebbe costarvi un po’, anche perché ci sono locali storici molto famosi, come il Caffè Camparino che campeggia sull’angolo con la Galleria Vittorio Emanuele II fin dal 1867, fondato da quel Gaspare Campari che inventò l’omonimo bitter. Bere un caffè in quello che fu un abituale luogo di ritrovo per intellettuali e celebrità, soprattutto a inizio del secolo scorso, come Arrigo Boito e altri esponenti del movimento della Scapigliatura o Tommaso Marinetti…, beh, può valerne la pena. Comunque, avviamoci per questi portici che, in tempi normali, soprattutto nei periodi di maggiore shopping, sono superaffollati. L’itinerario al coperto non si limita alla piazza, ma può proseguire nella prestigiosa Galleria Vittorio Emanuele II fino a piazza della Scala, oppure lungo tutto corso Vittorio Emanuele II fino a piazza San Babila. Siamo nel “salotto di Milano” e possiamo pure proseguire sotto i portici, certo un po’ meno prestigiosi, di corso Europa con la galleria Passarella.

Milano, piazza del Duomo

Ma diverse città lombarde si segnalano per i loro portici. Su tutte svetta Brescia con Piazza della Loggia, diventata purtroppo tristemente famosa per la strage che il 28 maggio del 1974, durante una manifestazione antifascista, portò alla morte di 8 persone e ne ferì altre 102. Si tratta di una bellissima piazza circondata da una serie di edifici di epoca veneziana con un lungo porticato rinascimentale. Oltre alla Loggia, sede della Giunta comunale della città, spicca la Torre dell’Orologio, eretta a metà del XVI secolo, che ospita un complesso orologio astronomico meccanico dell’epoca e una campana ricca di decorazioni che raffigurano la Madonna con il Bambino, Cristo crocefisso, i Santi protettori, il leone rampante cittadino e i patroni Faustino e Giovita. Sono stati molto apprezzati da sempre. Così ne scriveva il francese Stendhal nel 1801: «I portici di Brescia sono il suo Palais-Royal. Sono molto estesi, vi si trovano un gran numero di caffè...». Passeggiando lì sotto, vi imbatterete in una delle “statue parlanti” della città, la “Lodoiga”, su cui i bresciani erano soliti in passato affiggere messaggi anonimi, contenenti critiche contro i governanti di ogni epoca, per cui era considerata una specie di “portavoce” delle lamentele del popolo. E citiamo, almeno, i portici di Piazza Mercato e quelli di via Dieci Giornate da piazza della Loggia a corso Giuseppe Zanardelli.

Brescia, piazza della Loggia

Di altrettanto rilievo sono i portici disseminati per Mantova. Tutto il centro storico è costellato da portici che costituiscono un elemento identificativo della città perché ogni arcata corrispondeva a una diversa bottega. Infatti, alzate gli occhi e guardate i capitelli: vedrete che riportano decorazioni differenti che stanno a indicare le attività che si svolgevano nelle rispettive botteghe. Insomma, i capitelli erano una sorta di moderna insegna pubblicitaria e venivano personalizzati per segnalare merci e servizi. Cominciamo dai portici di via Broletto, voluti dai monaci benedettini alla fine del XII secolo per affittare poi le rispettive botteghe: ogni bottega coincideva con un solo arco del portico, di otto piedi di larghezza per otto piedi di profondità, misure che si riscontrano ancora oggi sotto il portico medievale nonostante i vari rifacimenti. Approfittiamone per dare un’occhiata alla piazza con il Palazzo Broletto, la Torre all’angolo, Casa Tortelli, il Palazzo del Massaro, del XIV secolo, al cui interno sono presenti importanti affreschi del Quattrocento della scuola del Pisanello e, al centro della piazza, l’ottocentesca Fontana dei delfini. E che dire della splendida abitazione in stile veneziano che si affaccia sulla vicina Piazza Erbe? Sotto la volta del portico si legge ancora l’iscrizione con il nome del proprietario, il mercante Boniforte da Concorezzo, mentre i fregi che lo incorniciano riportano, quasi come un catalogo su pietra, tutte le merci che si vendevano nella bottega, dai pettinini alle matasse di lana, dai fusi ai guanti. E i portici caratterizzano anche corso Umberto, per un tratto su entrambi i lati: si contano ben 162 colonne, elevate tra il 1444 e il 1484 dai marchesi Ludovico e Federico Gonzaga.

Mantova, piazza delle Erbe

Ma in provincia di Mantova vanno sicuramente segnalati anche altri caratteristici porticati. Come quello, davvero singolare, della Galleria degli Antichi a Sabbioneta, dove il Duca Vespasiano Gonzaga Colonna conservava la sua ricca collezione archeologica, oggi trasferita nel Palazzo Ducale e nel Palazzo di San Sebastiano a Mantova. Si tratta di uno stretto corridoio pedonale lungo 97 metri, con volte a crociera e 26 scenografiche arcate a tutto sesto, separate da pilastri. Un ambiente unico, tant’è vero che è stato più volte scelto come ambientazione cinematografica: in “Addio fratello crudele”, film del 1971, per la scena della peste de “I Promessi Sposi” nella produzione Rai del 1989 e per la fiction tv “I Medici” del 2017.

Portici storici si trovano anche a Gazzuolo, costruiti agli inizi del Cinquecento da Ludovico Gonzaga, figlio di Gianfrancesco Gonzaga, e si estendono su via Roma per 120 metri su una trentina di arcate, sostenute da ventinove colonne in marmo rosso di Verona, tutte diverse. Probabilmente la struttura coperta venne ideata con lo scopo di facilitare gli spostamenti verso il castello dei signori di Gazzuolo.

Ci spostiamo nella Bassa Bergamasca perché Romano di Lombardia e Martinengo ci propongono dei portici medievali molto ben conservati.

I Portici della Misericordia, voluti da Bartolomeo Colleoni insieme all’omonimo palazzo, caratterizzano il centro storico di Romano di Lombardia. Sono così chiamati perché proprio sopra alle 16 botteghe a piano terra (una per ogni campata) vi sono degli appartamenti destinati ai più bisognosi. Notate, all’inizio dei Portici, sotto il Palazzo della Ragione, un banco in marmo, ritenuto di epoca romana, sul quale nel Medioevo si vendeva il pesce: da questa funzione è rimasto il nome con cui lo si indica, “Banco del pesce”.

Di origine quattrocentesca sono anche i portici di Martinengo, segno della vocazione commerciale del borgo: una sorta di prolungamento esterno protetto delle botteghe per esporre sulle bancarelle la merce. Sono gli stessi portici che compaiono nell’indimenticato film di Ermanno Olmi “L’albero degli zoccoli” che vinse la Palma d’Oro al Festival del Cinema di Cannes del 1978: sotto quei portici si vedono nonno Anselmo e Bettina vendere i pomodori.

In terra bergamasca, segnaliamo anche la breve Via Porticata di Averara, una sorta di antico centro commerciale lungo la Via Mercatorum, che per secoli collegò il territorio bergamasco con la Valtellina e con i Grigioni: interessanti gli affreschi con immagini sacre, come quella di San Antonio protettore degli animali, e quelli con gli stemmi delle maggiori imprese gentilizie e commerciali preesistenti all’avvento della Repubblica Veneta.

Detto che una citazione la meritano anche le case con portici di via del Mercato a Varzi, costruite tra la fine del XIII e la prima metà XV secolo, concludiamo in bellezza con il porticato rinascimentale nella piazza salotto di Vigevano. Lunga 134 metri e larga 48, Piazza Ducale è circondata su tre lati da portici ad arcate, sorretti da 84 colonne in serizzo con capitelli lavorati (il quarto lato è occupato dalla Chiesa Cattedrale di Sant’Ambrogio). La sua costruzione, in stile rinascimentale, iniziò nel 1492 per volere di Ludovico il Moro come anticamera del Castello e fu ultimata nel 1494. Sotto i porticati, le botteghe e le locande antiche sono divenute oggi negozi e locali eleganti dove sedersi per bere un caffè o mangiare un gelato e ammirare la splendida facciata barocca del Duomo. È sicuramente una delle più belle piazze d’Italia!

Liguria, a Sottoripa con De Andrè e a Zuccarello con Ilaria del Carretto

Genova, Sottoripa

Il cuore di Genova pullula di portici. Sono quelli di Sottoripa, e sono i più antichi porticati pubblici di cui si abbia conoscenza in Italia. Così chiamati perché le loro fondamenta si trovavano al di sotto del livello del mare e le onde arrivavano a lambire i portici, vennero iniziati fra il 1125 e il 1133: direttamente affacciati sul porto e protetti dalle mareggiate da bassi argini in pietra, vennero realizzati per creare gli spazi necessari ai commerci portuali, e ospitava negozi, botteghe artigiane e magazzini in cui venivano stipate le merci appena sbarcate dalle navi o in attesa di essere spedite. Nel 1432 Enea Silvio Piccolomini, il futuro papa Pio II, in visita a Genova, li definì «un porticato lungo mille passi dove si può acquistare ogni merce». In origine erano lunghi circa 900 m, oggi ridotti a poco più di metà, di cui 300 m corrono al di sotto della Palazzata che costituisce il fronte a mare del sestiere della Maddalena, tra via al Ponte Reale e via al Ponte Calvi e prosegue a levante nel sestiere del Molo fino a piazza Cavour. È da queste parti, a “La Borsa di Arlecchino”, un caffè-teatro situato nel piano interrato del Palazzo della Borsa, che Fabrizio de Andrè fece le sue prime esibizioni ed è sotto questi portici che il cantautore scorrazzava insieme all’amico Paolo Villaggio. Se, invece, preferite dei portici più moderni, non vi resta che spostarvi in Piazza De Ferrari, la principale della città di cui rappresenta il fulcro commerciale, finanziario ed economico, su cui si affacciano, tra gli altri, il Teatro Carlo Felice e il Palazzo della Regione.

Ma in Liguria chi vanta portici talmente unici da poter diventare Patrimonio Unesco è la città di Chiavari: la candidatura potrebbe essere pronta nel 2023. In effetti, il capoluogo del Tigullio ne è davvero ricco: ci sono quelli più antichi, della metà del XII secolo, di Palazzo dei portici neri situato immediatamente sotto al castello e vicino alle mura, ma anche quelli cinquecenteschi e poi dei secoli successivi: sotto i portici si può praticamente camminare dal ponte delle Libertà sul torrente Estella, lungo corso Dante prima e via Vittorio Veneto e via Martiri della Liberazione poi, fino a sbucare su viale Enrico Millo. Per non dire della parallela via Rivarola, un carruggio tutto porticato.

Chiavari, piazza Fenice

Ci spostiamo nell’Imperiese, a Pieve di Teco, il cui centro storico è proprio caratterizzato da una serie di portici ogivali costruiti a partire dal 1400: sono di diverse dimensioni anche se stilisticamente abbastanza coerenti, perché, essendo privati, la loro altezza era proporzionata alla ricchezza della famiglia proprietaria. Le volte di corso Mario Ponzoni portano ancora gli anelli a cui venivano appese le stadere dei commercianti per pesare le merci e le carrucole per la movimentazione dei carichi.

Concludiamo il nostro percorso con gli altrettanto pittoreschi portici del borgo medievale di Zuccarello, in provincia di Savona, col suo affascinante ponte romanico finito sulla copertina del Time negli anni Sessanta. Se volete rendere ancora più suggestiva la passeggiata nel centro storico, pensate che sotto questi portici ha camminato quell’Ilaria del Carretto, morta durante il parto della figlia Ilaria Minor nel 1405, resa immortale dal sarcofago realizzato da Jacopo della Quercia e oggi visibile nella cattedrale di San Martino a Lucca. In suo onore è stata posizionata una statua bronzea all’ingresso sud del borgo medievale.

Piemonte, Torino e Cuneo tra le città più porticate d’Italia

Torino, via Roma

18 chilometri di cui oltre una dozzina interconnessi. Tanto sono lunghi i portici di Torino, per lunghezza secondi in Italia solo dopo quelli di Bologna, ma, per eleganza e stile, i numeri uno. Tanto che fanno di Torino una vera città-salotto con i loro stili e materiali differenti, dalla pietra grigia di via Po al marmo di via Roma. Ci sono dei tratti che risalgono al Medioevo, però sono quelli costruiti a partire dal XVII secolo per volontà dei Savoia che ne compongono il cuore. Come i portici che circondano piazza Castello o piazza San Carlo a cui seguirono quelli di porta Palazzo, fino alla costruzione dei portici monumentali di piazza Vittorio Veneto, piazza Carlo Felice e piazza Statuto realizzati nell’Ottocento. La ragione principale della loro costruzione era evidente: permettere alla nobiltà di fare lunghe passeggiate al riparo dalla pioggia nei periodi invernali e dal sole nei mesi estivi. Pensate che il portico che unisce piazza Castello con piazza Vittorio Veneto attraverso via Po sul lato sinistro fu voluto da Vittorio Emanuele I di Savoia per giungere fino al fiume senza bagnarsi in caso di pioggia e per permettere alla famiglia reale di arrivare agevolmente alla Chiesa della Gran Madre. Anche le due stazioni ferroviarie di Porta Nuova e Porta Susa vennero unite con un percorso porticato attraverso Corso Vittorio Emanuele II, corso Vinzaglio, via Sacchi, via Nizza, via Pietro Micca e via Cernaia. Un privilegio che oggi possiamo sfruttare appieno anche noi.

Cuneo, via Roma

Tra le città più porticate d’Italia figura anche Cuneo che ha la particolarità di poter essere percorsa a piedi in modo longitudinale da piazza Torino sino a corso Einaudi al riparo da ambo i lati, e in modo trasversale da corso Nizza sino al rondò della stazione ferroviaria. Le arcate solenni e omogenee si estendono nel capoluogo della Granda per ben 8 chilometri. I portici più simbolici sono quelli di via Roma, allora via Maestra, la principale arteria pedonale della Cuneo storica: vennero realizzati per combattere i rigidi inverni e consentire a uomini, bestie e mercanzia di stare al coperto. Ma sono molto caratteristici anche quelli di Contrada Mondovì, nel centro storico. Più recenti i portici di Piazza Galimberti, di matrice ottocentesca, e quelli di corso Nizza risalenti al dopoguerra.

Comunque, la maggior parte delle città piemontesi custodisce aree porticate. Così a Vercelli si segnala in particolare piazza Cavour, nel cuore del centro storico, cinta da portici in tutti e quattro i lati: spicca la Torre dell’Angelo, uno degli emblemi della città, che forma uno scorcio caratteristico con il sottostante porticato, con archi ogivali, una elegante decorazione in cotto e vaste porzioni di superfici ad affresco.

Vercelli, piazza Cavour

Mentre a Novara si segnalano i portici tra piazza Martiri della Libertà, via Rosselli e piazza della Repubblica, che risalgono addirittura al XII secolo come ricorda Carlo Francesco Frasconi nel suo “Topografia antica di Novara e suoi sobborghi”. Oggi è una zona particolarmente amata dai novaresi per lo shopping o una passeggiata e qui si trovano i palazzi più importanti di Novara, tra cui il municipio, il teatro Coccia, il Duomo e il Broletto.

A Biella va segnalato lo storico quartiere del Piazzo, la parte medievale della città posta su un’altura a cui è unita da una pittoresca funicolare aperta nel 1885. I portici caratterizzano il tratto che va da Porta Torrazza a Piazza Cisterna, il cuore del borgo, che è circondata da portici medievali che costeggiano palazzi a due o tre piani e che, fino alla seconda metà dell’Ottocento, aveva ospitato la sede del Comune ed era sede del mercato.

Anche Asti annovera diverse piazze e vie dove i portici fanno bella mostra. Innanzitutto l’enorme piazza Vittorio Alfieri, di forma triangolare, quasi interamente circondata dai portici Anfossi e dai portici Pogliani; e poi piazza Statuto, piazza san Secondo con la bella collegiata omonima e la via Pietro Gobetti.

Meritano di essere percorsi anche i portici di Gattinara, recentemente restaurati, che toccano il centro storico nelle vie Vercelli, Valsesia, piazza Italia…

Ritroviamo portici anche nell’antica Pollenzo, già citata da Plinio il Vecchio, nel comune di Bra, in provincia di Cuneo, un borgo caratterizzato dall’omonimo castello fatto costruire dal re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia tra il 1832 ed il 1848. Altrettanto a Saluzzo, situata ai piedi del gruppo montuoso del Monviso, uno dei borghi medievali meglio conservati del Piemonte: portici se ne trovano a Piazza Risorgimento, e poi quelli settecenteschi lungo Corso Italia, dov’erano le antiche mura trecentesche; portici medievali si incontrano, invece, nella stretta e caratteristica via Alessandro Volta. Sempre nel Cuneese, praticamente tutto il centro di Cherasco, dall’Arco di Porta Narzole all’Arco del Belvedere, lungo tutta via Vittorio Emanuele II, è costellato da portici: caratteristico quello in mattoni dell’abitazione dove nacque l’ammiraglio Baldassarre Galli della Mantica, con tanto di targa che lo ricorda, vicino alla Torre civica. Pure Alba, al centro delle Langhe, sicuramente più nota al grande pubblico per i suoi tartufi, non si è fatta mancare i portici: quelli che caratterizzano anche il Palazzo comunale (Loggia dei Mercanti) in piazza Risorgimento, davanti al Duomo dalla facciata neogotica coi mattoncini rossi decorata da quattro bassorilievi raffiguranti i simboli dei quattro evangelisti (che ne dite di una sosta all’ottocentesco Caffè Calissano, definito dallo scrittore albese Beppe Fenoglio, “il caffè dei signori”?), ma anche i portici della piazza dedicata all’industriale Michele Ferrero (già piazza Savona) che poi proseguono lungo tutta via Roma.

Concludiamo il tour piemontese con i caratteristici portici di Avigliana, cittadina alla fine della Val di Susa nota per i suoi laghi e per la vicina Sagra di San Michele: particolarmente suggestivo il tratto nel centro storico che parte da piazzetta san Giovanni e sale lungo via Umberto I, tocca piazza Conte Rosso, con la sede del Comune, e prosegue in via Porta Ferrata.

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