Il Palio del trentennale sarà anche femminile
Il presidente Nicola Palumbo e i numeri dell'organizzazione: "Coinvolgiamo circa duemila persone e ne portiamo 40mila in città. Servono nove mesi e tanto lavoro: ci vorrebbe un po’ di semplificazione burocratica e magari una sede stabile per ridurre i costi"

Il Palio del trentennale sarà anche femminile . Per la prima volta il Palio di Montebelluna si vestirà anche di "rosa". Dopo l'esperienza del Palio delle Leggende, in via sperimentale, quest'anno, per la trentesima edizione, saranno presenti 4 squadre tutte al femminile che correranno in salita e su percorso ridotto e con un carro un po' meno pesante (300 chili anziché 380). L'organizzatore della manifestazione ha la stessa età del Palio, anzi quattro mesi in più. Nicola Palumbo guida dal 2016 la complessa macchina organizzativa della principale manifestazione montebellunese, diventata negli anni punto di riferimento e di ispirazione anche per altre località del territorio. Lo abbiamo intercettato mentre, tra una telefonata e l’altra, coordina gli allestimenti delle strutture necessarie all’evento.
Palumbo, il Palio del Vecchio Mercato la accompagna da tutta la vita...
Io sono nato a maggio 1990 e la prima edizione si è svolta a settembre. Ricordo che, quando da piccolo venivamo a vedere la gara in famiglia si respirava un po’ di perplessità: mio papà diceva che quella di spingere i carri in salita fosse una fatica eccessiva ed inutile. E questa è la mia quarta edizione da presidente dell’Ente Palio.
Una trentina di anni fa quell’idea è stata pionieristica. Com’era nata?
Lo racconta bene il libro che è stato stampato in occasione di questa trentesima edizione: l’ispirazione alla gara, alla tradizione, alle contrade, è arrivata ad un gruppo di imprenditori del Selese, vedendo il Palio di Siena. Quello ha la sua identità e le sue caratteristiche; il nostro di Montebelluna ha fatto poi da scuola ad altre manifestazioni che sono nate qui nei dintorni (Trevignano, Asolo, Giavera).
E come è arrivato alla guida dell’organizzazione?
Io sono originario di Posmon e nell’estate 2016 la contrada di Guarda, dove mi ero trasferito a vivere, mi ha indicato come suo rappresentante nel direttivo. Si stava vivendo il subbuglio delle dimissioni di Edo Cornuda e ho accettato di diventare nuovo presidente. Sinceramente non non sapevo a cosa stessi andando incontro, perché pensavo fosse una cosa abbastanza semplice. Per fortuna ho avuto al mio fianco alcuni tecnici come Dino Bottin, all’epoca assessore alle attività produttive, che è stato monumentale per l’apporto che ha dato».
Quanto ci vuole ad organizzare il Palio?
Nove mesi di lavoro, con una burocrazia normative sempre più complesse: io produco ogni anno 280 pagine di documenti che devo presentare. E qui servirebbe un aiuto anche dal Comune, a cui ho proposto - e spero che mi ascoltino - di semplificare la parte burocratica, almeno per i documenti ripetitivi e le richieste che sono uguali ogni anno: progetti, piani di emergenza, antincendio, bagni chimici, fino ai turni degli operai comunali. Le cose che servono sono sempre le stesse e qui si apre un altro capitolo...
...ovvero?
Quello della sede. Spendiamo decine di migliaia di euro per capannoni, impianti elettrici e strutture che vengono usati solo per sei giorni. Una sede fissa risolverebbe tanti problemi; c’è già da tempo l’idea e anche un progetto per farla nascere, ad uso della città e non solo del Palio, nel parco Manin, che è poco utilizzato. Ma capisco che il Palio, nato in centro, qui dovrebbe rimanere; però ci devono trovare una soluzione alternativa. Noi promuoviamo tante iniziative anche per cercare di coprire i costi; ad oggi il Palio non ha futuro, perché non vedo un altro gruppo pronto a ripartire.
Quanti siete e come siete organizzati?
La nostra organizzazione è funzionale con project manegement: ogni area di competenza ha il suo responsabile, che a sua volta ne coordina altri scendendo nella piramide. Per la parte operativa siamo 140, a cui vanno aggiunti 300 atleti, altrettanti che gestiscono il mercatino e più di mille coinvolti nella sfilata che precede la gara.
Gli spettatori quanti sono mediamente?
Circa 40mila nel corso dell’intera manifestazione, di cui 15mila solo nel pomeriggio della gara
A giugno avete proposto il «Palio delle leggende». Com’è andata?
Il bilancio è positivo, nonostante il caldo di quelle giornate. L’idea era nata per cercare di caratterizzare questa trentesima edizione. Abbiamo scelto la formula del percorso pianeggiante, considerando che alcuni protagonisti delle prime edizioni nel frattempo sono diventati meno giovani. Non so se la ripeteremo, anche se a molti di loro è tornata la voglia e l’entusiasmo di rimettersi a gareggiare.
Da quell’esperienza però ne è nata una che vedremo tra pochi giorni.
Tre mesi fa avevano corso nella gara ad inseguimento tra le contrade anche alcune ragazze nelle squadre ufficiali. E sono state proprio loro a chiedere di avere un Palio tutto al femminile. Abbiamo accettato la proposta e vedremo la loro sfida nel pomeriggio del 31 agosto alle 16.15, tra le prove cronometrate e il Palio del Centenario. In competizione ci saranno Maser, Posmon, Biadene e Pederiva: il loro carro peserà solo 300kg, con cambio libero delle atlete e avranno il traguardo a Santa Maria in Colle. Possiamo definirlo l’anno zero e per il 2020 potrebbe allargarsi a tutte le contrade.
Una delle preoccupazioni maggiori per la buona riuscita è il meteo. Che indicazioni avete?
Ci affidiamo ai ragazzi di «Meteo Bassano e Pedemontana» che hanno un servizio molto affidabile. Al momento non sono previste grosse perturbazioni, ma loro stessi ci dicono che una previsione precisa si può avere solo 48 ore prima. Siamo attrezzati per ogni condizione, ma è chiaro che il pubblico arriva di più col bel tempo. Spero che non piova mercoledì, sera dell’inaugurazione e del bellissimo spettacolo delle damigelle, e domenica: nel pomeriggio, prima della gara c’è la sfilata storica in costume, su cui le contrade investono molto tempo ed energie per raccogliere i voti più alti delle giurie».