Nuovo teatro a Montebelluna: "Senza cinema operazione a perdere"
Nuovo teatro a Montebelluna: "Senza cinema operazione a perdere". Il nuovo teatro di Montebelluna finanziato con 5,5 milioni di euro da Banca Intesa aprirà scenari molto importanti per l'offerta culturale della città. Ci si concentra tuttavia sulla sostenibilità della gestione futura di tale imponente opera. E' stato del resto evidenziato dallo studio preliminare presentato ai vertici di Intesa Sanpaolo per la realizzazione del nuovo teatro al posto all’ex Pretura, illustrato durante la commissione congiunta Lavori pubblici e Cultura del dicembre scorso. La polifunzionalità della struttura e una gestione ispirato al modello del teatro sociale sarà alla base del "concept" del nuovo teatro che si svilupperà su una superficie coperta di 1000-1200 m² con una capienza massima di 400 posti. Sull'argomento abbiamo raccolto il parere di Vittorio Polin, quarto di una generazione che a Montebelluna di spettacoli se ne intende. Vittorio Polin è infatti l'attuale gestoredel Cinema Italia Eden di viale della Vittoria. Un cinema (e teatro) che esiste dal 1922. Nacque come associazione culturale di cinema, teatro e ballo, dentro cui c'era il bisnonno di Vittorio, Alberto, e, tra gli altri, il conte Rinaldi. Qualche anno più tardi il cinema è stato rilevato dalla famiglia Polin. Successivamente a gestirlo furono nonno Lodovico Polin (detto Nino) e nonna Annamaria Zanetti, quindi papà Rinaldo e infine il figlio Vittorio. Negli anni Ottanta restò chiuso per un po' di tempo. Infine, l'importante ristrutturazione dei locali, nel Natale del 1999. Il nuovo Cinema Italia Eden ha compiuto lo scorso anno i suoi 20 anni dalla ristrutturazione:"Ormai è passato un secolo da quando a Montebelluna fu edificato il cinema-teatro Eden, una sala per spettacoli teatrali e cinematografici, ma anche salone per feste e ballo; come si direbbe oggi, una struttura polivalente - ricorda Vittorio Polin -. Tuttora la struttura è pienamente in attività come cinema Italia-Eden, mantenendo oltretutto molti tratti estetici originali. Una presenza così longeva rappresenta un osservatorio che consente d’esprimere alcune considerazioni sulle prospettive di un teatro cittadino. Sicuramente nella primavera del 1936 fra i cinegiornali fu proiettato il giornale Luce “La nuova Casa del Balilla inaugurata da Renato Ricci a Montebelluna in provincia di Treviso” oggi visibile in https://www.youtube.com/watch?v=E6nlWx_lWjY . Ora l’ex Casa del Balilla dovrebbe lasciare il posto al teatro che Montebelluna attende da generazioni. È un’ottima notizia e una tale iniziativa merita di essere perseguita. Se a fine ‘800 quegli intraprendenti montebellunesi fossero stati messi nelle condizioni di costruire un vero teatro e non avessero dovuto cedere l’immobile a una banca - commenta Vittorio Polin -, ora saremmo tutti più ricchi culturalmente e meno poveri finanziariamente; qualcuno dice che forse con la cultura si rischia di stare a dieta, ma di certo con la finanza balorda si rischia la fame. Tra l’altro, con tale banca ha avuto a che fare anche la società di gestione del cinema Italia subendo operazioni baciate, anatocismo e, in un più lontano passato, la concorrenza del cinema Olimpia ovvero di uno spazio ricavato sul retro dell’edificio di piazza Dall’Armi utilizzabile per spettacoli dal vivo e che doveva rappresentare una sorta di risarcimento alla città per la mutata destinazione dell’immobile; spazio poi adattato a cinematografo la cui attività terminò negli anni ’80 in tramonto virato 'in rosso', come ricorderanno quelli che notarono la tipologia degli ultimi titoli proiettati".
Di un nuovo cinema-teatro più capiente a Montebelluna si parla da tempo memorabile: "Venendo a tempi più recenti, ovvero a circa un quarto di secolo fa - spiega l'attuale gestore del Cinema Eden -, in concomitanza all’avvio dei lavori di ristrutturazione dell’Italia-Eden, si prospettò l’ipotesi di utilizzare l’area cittadina, già espropriata per finalità di edilizia popolare, fra via Sansovino e via San Gaetano per edificare una multisala cinematografica. L’idea era interessante e, sebbene si intuissero difficoltà soprattutto di tipo amministrativo e di sostenibilità gestionale, come ipotesi di lavoro valutammo la realizzazione di una struttura che ospitasse sei o sette schermi cinematografici, inclusa una sala “ammiraglia” fra i 300 e i 400 posti predisposta a ospitare anche spettacoli teatrali o di arte varia e uno spazio per spettacoli all’aperto. Tale impostazione fu poi recepita dalle linee guida per il concorso di idee che l’Amministrazione comunale del tempo ritenne di indire; fra le ipotesi progettuali vi furono anche riproposizioni di alcuni approcci interessanti come la costruzione ipogea (a cinema e teatri non servono finestre, si ottengono migliori prestazioni energetiche e si minimizza l’impatto visivo)".
Ma poi non se ne fece nulla: "Come prevedemmo - commenta Polin-, la fase successiva, che avrebbe dovuto individuare chi in alternativa all’attuale società di gestione del cinema Italia-Eden avrebbe potuto edificare e gestire la struttura, portò a un nulla di fatto: difficilmente un investitore avrebbe gradito edificare vincolandosi a scelte progettuali altrui. Inoltre farsi carico anche di un teatro significa sopportare un’attività pesantemente in perdita; non che gestire un cinema sia esente da criticità, come evidente dalle recenti vicende occorse in altre località della nostra provincia, ma se la combinazione di fattori quali la dedizione dei gestori, la risposta del bacino d’utenza, la pressione fiscale e l’intensità del sostegno pubblico è ben calibrata, un cinema riesce a raggiungere un equilibrio finanziario e talvolta anche a sostenere, almeno parzialmente, gli oneri derivanti da altre attività di spettacolo come per l’appunto il teatro o un’arena estiva; a tal proposito va sottolineato come l’assenza di cinema non sia semplicemente una questione legata a scelte imprenditoriali di privati, ma dipende anche dalle politiche fiscali e di sostegno poste in essere dalle amministrazioni locali che tendono spesso a scordarsi o ad accorgersi a chiusura avvenuta di fattori quali l’offerta culturale e di spettacoli, l’interesse pubblico, l’indotto economico generato, il contributo alla dotazione di standard urbanistici derivanti dalla presenza di un locale di spettacolo".
Facendo tesoro delle esperienze del passato, la strada da percorrere per garantire un'offerta di spettacolo e cultura non sembra avere alternative: "Arrivando a oggi e guardando al domani - dice Vittorio Polin -, ovviamente un nuovo edificio di spettacolo dovrà garantire un’elevata efficienza energetica ed essere polifunzionale. Ma se ci concentriamo su quest’ultimo aspetto e ci guardiamo attorno, scopriamo che la soluzione del cinema-teatro rimane praticamente la sola modalità collaudata che nel tempo abbia consentito di mitigare le passività generate dalle attività teatrali. Un cinema, inoltre, consente alla struttura di essere frequentata tutto l’anno e genera un significativo incremento dell’indotto con ricadute positive su svariati soggetti, a cominciare dagli esercizi di bar e ristorazione. La cifra promessa da banca Intesa cambia decisamente l’equilibro finanziario legato all’investimento in un locale di spettacolo, ma se poi si vuole tentare una gestione che nel corso degli anni consideri meritevoli e dignitosi anche fattori quali la fruibilità e l’attrattiva del locale e la sua sostenibilità economica, varrebbe certamente la pena di ripensare all’ipotesi teatro in un contesto simile a quello ipotizzato a suo tempo per la struttura fra le vie Sansovino e San Gaetano".
Il progetto dell'Amministrazione comunale
Lo studio preliminare presentato dal sindaco alle commissioni comunali Lavori pubblici e Cultura è frutto di un'idea concepita dallo stesso Marzio Favero e dall'architetto Bonaventura. Findamentale è stato l'apporto dell'architetto Renato Rizzi, docente dell’università dello Iuav di Venezia, che ha già realizzato il nuovo teatro di Danzica, in Polonia: "Sarà una “scatola tecnologica” - ha spiegato il sindaco Favero - con un guscio in cemento armato, una cassa acustica in legno, con platea sormontata da tre gallerie, senza logge, ciascuno a due ordini di gradoni, e un palco mobile avanzato verso il parterre. Tutto servito da una torre scenica adeguata alle attività teatrali, concerti, convegni, opere liriche con organici ridotti. E' una soluzione ibrida fra due forme tipiche: il teatro di tradizione italiana e quello shakespearianoSi potranno togliere o inserire le sedute dalla platea, a seconda delle finalità: spettacoli, feste, mostre. Il progetto prevede inoltre la possibilità di utilizzare tecnologie digitali della multivisione non solo per sostituire le scenografie tradizionali, molto costose, ma anche per affiancare all’azione scenica una narrazione multimediale. Una macchina scenica essenziale ma estremamente funzionale, utile tanto per il teatro di sperimentazione quanto per quello tradizionale, in classe energetica A, tale da poter essere avvicinata e utilizzata a costi contenuti da compagnie teatrali, ensemble musicali, associazioni culturali, categorie economiche e gruppi sociali”.