Anniversario bombardamento Treviso, Conte: "Dovremo ripartire come i trevigiani di allora"
Poco fa il sindaco ha deposto una corona nella Cappella della Chiesa Votiva e alle 13.05 attesi i sette rintocchi dalla Torre Civica.
Oggi 7 aprile 2020 si ricordano i 1600 morti provocati nel '44 da un bombardamento aereo.
Una ricorrenza diversa dal solito
"Ho deposto una corona nella Cappella della Chiesa Votiva per ricordare le vittime del bombardamento del 7 aprile 1944. È iniziata così una giornata importante è significativa per la nostra Treviso". Lo ha sottolineato poco fa il sindaco Mario Conte in questo martedì in cui anche il doloroso ricordo della strage avvenuta nel 1944 nel capoluogo della Marca ha un "sapore" diverso. Alle 13.05, come ogni anno, per sette minuti, il campanon risuonerà in memoria degli oltre 1.500 morti del bombardamento aereo di quel maledetto 7 aprile. Ma stavolta i trevigiani dovranno ricordare le vittime da casa, sperando di sentire i rintocchi provenienti dalla Torre Civica nel silenzio della città.
Un monito per un'altra ripartenza?
Sempre il primo cittadino ha voluto condividere alcune riflessioni e ricordi su questa importante giornata per tutti i trevigiani.
"Ricordiamo 1600 vittime. Ricordiamo le macerie. Ma ricordiamo anche come ripartirono i Trevigiani.
7 aprile 1944 - 7 aprile 2020"
Ieri in un post sul suo profilo ufficiale Conte ha sottolineato:
"Domani (oggi per chi legge, ndr.) è il 7 aprile: una giornata molto significativa per Treviso e i trevigiani. Ricorderemo il bombardamento che il 7 aprile del 1944 rase al suolo gran parte della Città provocando 1600 vittime, 123 fra bambini e neonati. Alle 13.05, sotto la Torre Civica, ci sarò solo io ma so che sarete con me. A San Francesco, il grande tenore Francesco Grollo canterà a porte chiuse. Ringrazio le istituzioni e il maestro per la ferma volontà di partecipare a questa giornata che, per la prima volta, non ci vedrà tutti uniti in Piazza dei Signori. So che saremo un'unica grande COMUNITÀ.
Treviso visse quei giorni - prima di Pasqua - con grande apprensione. Fra le macerie. Noi non dobbiamo confrontarci con un conflitto mondiale ma con una crisi, un'emergenza sanitaria ed economica. Dovremo ripartire, proprio come i trevigiani che, davanti alle macerie, iniziarono a ricostruire dal giorno successivo.
La testimonianza di Mario Botter
“Fu colpito da grosse bombe. La parete meridionale crollò sulla piazzetta della Loggia della Guardia. La parete orientale fu lanciata compatta sulla piazza e su via Indipendenza. Due mensoloni in pietra d'Istria volarono a metà via e si conficcarono nel terreno, dopo aver sfondato lo strato dei cubetti di porfido. I muri pendenti in modo impressionante e specialmente quello incombente sullo scalone impedivano ai più arditi di salire al Salone. Nessun fotografo si sentiva in grado di recarsi a scattare una fotografia dell'interno sventrato, dove dalle catene delle capriate superstiti, spostate, pendevano ancora delle bandiere italiane e germaniche, appese per una recente cerimonia. Anche gli operai della squadra della Soprintendenza, sostavano davanti alle rovine e non si decidevano a salire per un necessario sgombero nonostante gli inviti ripetuti loro rivolti ...Occorreva dare un esempio e perciò, arrampicandomi, seguito da mio figlio Memi sul muro, presso il portale, lo percorsi per tutta la sua lunghezza...cosa facilissima del resto, dato che lo spessore del muro è di un buon metro. Gli operai, vedendo il ragazzino che procedeva spedito dietro il padre, misero da parte il loro timore e salirono per lo sgombero del salone, dove, vinta ogni titubanza, continuarono a lavorare tranquillamente come in un qualsiasi cantiere".