Treviso

Coalizione Civica per Treviso: le proposte per il dopo Covid-19

Proposte per post-Coronavirus: sanità, smog, mobilità, tutela del suolo, economia circolare,welfare

Coalizione Civica per Treviso: le proposte per il dopo Covid-19
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Proposte per post-Coronavirus: sanità, smog, mobilità, tutela del suolo, economia circolare,welfare.

Il cambiamento secondo Coalizione Civica

L’emergenza che stiamo vivendo impone alcune scelte e ne rende possibili altre, scrivono i referenti del gruppo politico:

a) impone il cambiamento di alcune politiche, in particolare quelle sanitarie;

b) ha dimostrato che è possibile il cambiamento di altre, ad esempio quelle della mobilità;

c) ci pone nelle condizioni di ridiscuterne altre, soprattutto in materia ambientale ed economica.

Ecco i punti

1. La sanità pubblica: invertire la tendenza alla riduzione dei costi e alla privatizzazione

E’ necessario invertire la tendenza alla riduzione dei costi e alla privatizzazione della sanità pubblica: cominciamo dall’assunzione del personale necessario, dalla fine della gestione di reparti in appalto alle cooperative, dalla necessaria dotazione di posti letto, in particolare in terapia intensiva. Quella per la sanità pubblica, insomma, non deve essere considerata “spesa corrente” ma spesa per investimenti: nella salute delle persone, nel futuro stesso della nostra società.

2. L’inquinamento atmosferico incide sulle epidemie: è indispensabile ridurlo

La comunità scientifica è divisa sulla possibile correlazione tra inquinamento e maggiore diffusione del Coronavirus ma sono certi, invece, i risultati di uno studio del 2003 sulla prima Sars in Cina che evidenziano una mortalità maggiore dell’84% nelle aree con peggiore indice di qualità dell’aria.

E’ evidente, quindi, che il contenimento e la riduzione dello smog sono essenziali per la salute e la qualità della vita delle persone e richiedono politiche concrete e incisive sul fronte del riscaldamento domestico, della circolazione degli autoveicoli, delle emissioni industriali e agricole.

3. Più smart working (anche con contributi pubblici) per ridurre la mobilità delle persone

L’emergenza ha dimostrato che molte attività lavorativa finora svolte in modo tradizionale, sul “luogo di lavoro”, possano essere trasformate in “smart working”, lavoro da casa. Ciò determina minore necessità di spostamenti, di utilizzo degli autoveicoli e, quindi, minori emissioni inquinanti.

Rispetto a questo fenomeno non va evocato il “ritorno alla normalità”, al contrario lo “smart working” va ampliato, anche con contributi pubblici (ad esempio per l’acquisto dei personal computer necessari ai lavoratori e per il rafforzamento della rete della banda larga).

4. Ridurre il consumo di suolo per contrastare il riscaldamento globale

Se dopo l’emergenza dobbiamo e possiamo “ricominciare” è necessario che le politiche per contrastare il cambiamento climatico siano al centro dell’attenzione anche perché gli studi sulle epidemie più recenti dimostrano che l’innalzamento delle temperature favorisce l’allungamento del ciclo di vita, ad esempio, delle zanzare che sono portatrici di infezioni.

Il primo impegno deve essere quello contro il consumo di suolo che contribuisce in modo pesante all’innalzamento della temperatura: colate di asfalto e di cemento non sono più giustificabili.

5. Puntare a una economia circolare

In nome della ripresa dell’economia non possiamo cedere alla tentazione del “tutto deve tornare come prima”. E’ necessario, invece, quanto più possibile rimodulare le attività economiche con l’obiettivo di arrivare alla “circolarità”, al minor consumo possibile di risorse, alla compatibilità ambientale, alla riduzione dell’impatto delle azioni umane sull’equilibrio ecologico.

Gli investimenti, soprattutto quelli pubblici, vanno indirizzati verso questi obiettivi, verso i cambiamenti necessari del sistema economico, non per riproporsi nei termini precedenti alla crisi.

6. Dignità del lavoro e rafforzamento del welfare

Gli effetti dell’emergenza si sono fatti sentire in modo pesante, talvolta drammatico, su moltissimi lavoratori a causa della natura stessa del lavoro che oggi, sempre più spesso, è precario, intermittente, sottopagato, e della inadeguatezza dei sistemi di welfare.

Due direttrici fondamentali

E’ necessario, quindi, intervenire in due direzioni:

1) restituire dignità al lavoro riducendo gli strumenti che favoriscono la precarietà e garantendo una retribuzione adeguata alle esigenze delle persone e delle famiglie;

2) rafforzare la rete del welfare, dotandola di strumenti e risorse per affrontare le crisi senza che siano ogni volta necessari interventi legislativi ad hoc (che si rivelano inesorabilmente tardivi): un ammortizzatore sociale universale è, forse, la risposta migliore.

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