Meta per la trevigiana Facchini "contro" Malagò: "Allattavo e giocavo, frase infelice"
La risposta e soprattutto la foto via social dell'ex mediano al presidente del Coni stanno diventando virale: "Non ci sono sport solo per maschi".
Le parole del presidente del Coni Malagò sono suonate decisamente stonate a molte giocatrici e donne in generale che dell'amore per la palla ovale hanno fatto una ragione di vita: tra di loro la trevigiana Elisa Facchini.
Meta per la trevigiana Facchini "contro" Malagò
"Caro Presidente Malagò, anzi non so se lei è anche il mio Presidente, perché sa, io sono una rugbysta. In questa foto di circa 10 anni fa (vedi copertina), stavo allattando mio figlio di 5 mesi nello spogliatoio di un campo da rugby, dopo aver giocato (e vinto) una finale scudetto".
E' il "pepato" esordio di un post social che sta diventando virale della (ex) rugbista trevigiana Elisa Facchini alle parole - poco felici - pronunciate dal presidente del Coni, Giovanni Malagò. All’indomani dell’assemblea generale della Fir, Federazione Italiana Rugby, dello scorso 14 marzo, lo stesso Malagò se n'è uscito infatti con una frase che nelle intenzioni, probabilmente, voleva essere un complimento al mondo del rugby, ma che nella realtà è suonata decisamente stonata alle orecchie di molte giocatrici di questo sport:
"Oggi più che mai, avendo due figlie femmine, avrei voluto un figlio maschio e sarei stato felice avesse giocato a rugby", la frase giudicata sessista.
Le reazioni
Da qui la reazione di chi, come appunto Facchini, ha fatto della palla ovale una ragione di vita pur non essendo maschio.
"Mio figlio veniva con me ad allenamento, in trasferta e perfino in raduno con la nazionale, mai nessuno ha storto la bocca, mai nessuno mi ha impedito di farlo e le dirò di più, c’era sempre una compagna, una dirigente, un’amica che si offriva per tenerlo e per darmi l’opportunità di divertirmi e di continuare a fare l’atleta", ha proseguito la trevigiana, che si è ritirata nel 2016 e che attualmente allena in Veneto di una selezione di rugbiste Under 18.
"Mai un giorno ho fatto la professionista, anche se per molti anni mi sono allenata quanto un professionista. Prima lo studio fino alla laurea, poi il lavoro. Ma non è passato un giorno in cui non abbia sudato, in cui non abbia faticato per il piacere di indossare la mia maglia la domenica. Sono diventata moglie, poi mamma (2 volte), ho sempre lavorato, ma ho continuato a giocare perché chi era intorno a me mi ha aiutata e sostenuta comprendendo il grande valore che per me aveva il rugby. Ma oggi ancora una volta mi rendo conto che sono stata fortunata, che il mondo femminile è lontano anni luce dall’ambire uguali diritti degli uomini".
E ancora:
"Ma sappia, Caro Presidente, che noi donne non molliamo, perché amiamo lo sport e perché, grazie a Dio, in tante siamo state cresciute da padri orgogliosi di vederci felici!"
La sua storia
Un amore quello di Elisa per il rugby, sbocciato intorno ai 18 anni e da subito foriero di soddisfazioni e trofei con le Red Panthers, la squadra femminile del club della sua città, oltre che con la Nazionale: 13 scudetti, 3 Coppe Italia in carriera, 31 Caps in maglia azzurra.
Nel 2009 la maternità, che tuttavia non le ha impedito di trascorrere buona parte del suo tempo sul campo, alternando lavoro, incombenze da neo mamma e attività agonistica. Nella foto postata sui social, si vede proprio l'ex mediano che tiene in braccio il figlio di 5 mesi mentre lo allatta nello spogliatoio della Rugby Capitolina, subito dopo aver giocato e vinto la finale scudetto. Era il 31 maggio del 2009. Una sintesi davvero efficace per rispondere al presidente.