Carenza medici di base, è allarme nella Marca: "100mila trevigiani rischiano di restare senza dottore"
A fare scalpore nei giorni scorsi è il quartiere di Santa Bona, con tre medici in pensione quasi contemporaneamente.
Il caso della carenza di medici di base nella Marca è arrivato in Consiglio regionale: "“100mila trevigiani rischiano di restare senza ‘dottore’.
Carenza medici di base, è allarme nella Marca
“100mila trevigiani rischiano di restare senza ‘dottore’: la Regione deve coprire questa mancanza in tempi brevi”.
Il caso della carenza di medici di base nella Marca arriva in Consiglio regionale, con un’interrogazione presentata da Andrea Zanoni, esponente del Partito Democratico, sottoscritta dalle colleghe Anna Maria Bigon (vicepresidente commissione Sanità) e Vanessa Camani (vice capogruppo PD a Palazzo Ferro Fini).
“Secondo l’Ulss 2 sono ben 78 le zone carenti in tutta la provincia con professionisti che sono andati o stanno andando in pensione, coinvolgendo circa 100mila persone. È una questione da affrontare con urgenza, non possiamo permettere che i cittadini siano costretti a recarsi in ospedale oppure ad affollare i locali distretti sanitari sperando nell’assegnazione di un nuovo medico. A maggior ragione in piena pandemia”, attacca il consigliere PD trevigiano.
E ancora:
“Il fatto che sia un problema nazionale non è di conforto e la Regione deve trovare una soluzione per evitare disagi soprattutto alle fasce più deboli della popolazione, anziani e disabili in primis, ma anche per chi non è automunito e si trova costretto a spostarsi addirittura fuori Comune. A fare scalpore negli ultimi giorni è il quartiere di Santa Bona, con tre medici in pensione quasi contemporaneamente, ma è un’emergenza generalizzata.
L’Ulss fa sapere che già nella programmazione del 2020 aveva chiesto alla Regione di intervenire e assicura di lavorare affinché sia possibile cambiare medico direttamente dal proprio domicilio e nessuno resterà coperto. Tuttavia non c’è alcuna indicazione sulle tempistiche e la situazione, specialmente per le persone fragili sta diventando insostenibile. Al di là della carenza di professionisti - conclude - c’è un problema oggettivo di programmazione, che si sta trascinando da troppi anni”.