Indaga la Procura

Il "giallo" della puntura senza vaccino al carabiniere: è stato un caso isolato?

Indaga la Procura per omissione di atti d'ufficio e falso nei confronti di un'infermiera. Escluso fosse una "no vax", ma allora cos'è successo?

Il "giallo" della puntura senza vaccino al carabiniere: è stato un caso isolato?
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Aperta un'inchiesta sull'episodio avvenuto domenica scorsa al centro vaccinale di Lughignano, a Casale sul Sile (foto di copertina d'archivio: Carabinieri di Treviso a un centro vaccinale della Marca).

Il "giallo" della puntura senza vaccino al carabiniere

La sessione vaccinale "incriminata" è quella svoltasi nel pomeriggio dello scorso 2 maggio. Un carabiniere della Compagnia di Treviso si presenta puntuale all'appuntamento programmato per l'inoculazione del vaccino anti Covid ma, quando l'infermiera effettua la puntura - misteriosamente - la dose di vaccino non viene somministrata e resta all'interno della siringa.

Il militare se ne accorge, avendo osservato scupolosamente tutta l'operazione, e chiede spiegazioni. Nota nel cestino la siringa ancora piena. Poi denuncia subito l'accaduto ai responsabili del centro vaccinale di Lughignano, frazione di Casale sul Sile, dov'è avvenuto il fatto.

Infermiera esperta e non una "no vax"

E immediatamente dopo si muove anche la Procura di Treviso con i colleghi del Nas, che hanno proceduto al sequestro di tutto il materiale utilizzato proprio durante quella seduta (inclusa la siringa della presunta "finta" somministrazione"). Si procede per i reati di omissione di atti d'ufficio e falso.

Anche l'Ulss2 ha aperto un'indagine interna nei confronti dell'infermiera, escludendo subito si possa trattare di una "no vax" (non dunque una nuova Emanuela Petrillo, che aveva appunto finto di vaccinare diversi bambini). Anzi, la donna - una 60enne - viene descritta come preparata ed esperta, insomma pienamente affidabile.

Un caso isolato?

Ma allora cos'è successo? Sul "giallo" della puntura senza vaccino dovrà far luce la Procura.

In campo due ipotesi: se dovesse essere confermato che, tra tutte le siringhe poste sotto sequestro dai Nas, quella utilizzata per il militare è stata effettivamente l'unica con il vaccino rimasto praticamente intatto all'interno, si potrebbe parlare di un caso isolato e una possibile "distrazione" della donna (magari dovuta all'eccesivo carico di lavoro). Se invece si dovesse riscontrare che le siringhe in quelle condizioni sono molte di più, tali da configurare una condotta sistematica, allora il quadro accusatorio potrebbe decisamente cambiare ed aggravarsi.

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