Lunedì a Sant'Antonino l'addio a "Ciano" Paro: latitante il pirata che l'ha investito
L'appello della nipote all'investitore, identificato in un 40enne kosovaro residente a Istrana: "Si costituisca".
Il ricordo dell’anziano, che aveva gestito delle attività commerciali nel capoluogo della Marca.
Lunedì a Sant'Antonino l'addio a "Ciano" Paro
“L’investitore si costituisca e si assuma le sue responsabilità”. Saranno celebrati lunedì 26 maggio, alle 15.30, nella chiesa di Sant’Antonino a Treviso, quella del suo quartiere, i funerali di Luciano Paro, il 76enne del posto travolto da un’auto pirata, sabato 8 maggio, alle 19.15, mentre percorreva in bicicletta via Podgora, non lontano dalla sua casa in via Sant’Antonino.
Il pensionato, urtato violentemente dalla vettura che proveniva, a velocità sostenuta, dalle sue spalle, presumibilmente con lo specchietto retrovisore che si è staccato, è rovinato malamente a terra: all’inizio era cosciente, ma poco dopo essere giunto, in ambulanza, all’ospedale Ca’ Foncello, è andato in arresto cardiaco ed è deceduto, alle 20.48.
Una morte indubitabilmente dovuta ai politraumi causati dall’investimento, come ha stabilito il medico legale dott. Alberto Furlanetto, il consulente tecnico d’ufficio incaricato dal Pubblico Ministero della Procura della Marca, dott.ssa Anna Andreatta, titolare del relativo procedimento penale, per stabilire le cause del decesso, e che mercoledì 19 maggio ha effettuato l’autopsia.
Si aggrava la posizione dell'investitore
Si aggrava ulteriormente dunque la posizione di B. K., quarant’anni compiuti proprio l’indomani dell’incidente, il piccolo imprenditore edile di origine kosovara residente a Istrana, proprietario e si presume anche conducente dell’auto investitrice, che dopo aver travolto l’anziano ciclista si è dileguato, lasciandolo al suo destino.
La Polizia Locale di Treviso, tramite i filmati delle telecamere di sorveglianza della zona, ci ha impiegato poche ore per individuare l’auto, risultata una Volkswagen Golf Variant, peraltro regolarmente assicurata, ma quando gli agenti sono andati a prelevare a casa il quarantenne, questi si era già reso irreperibile: si sospetta sia riparato nel suo Paese d’origine.
Sono invece rimasti nella Marca, e hanno ritirato gli atti a loco carico, gli altri due destinatari dell’avviso di garanzia spiccato dal magistrato, T. G., 44 anni, di Casier, e V. G., trent’anni, residente a Treviso vicino al luogo del sinistro, i due connazionali di B. K. che gli agenti della municipale, in seguito alle loro serrate indagini, hanno identificato quali le altre due persone a bordo della Golf al momento dell’incidente. Anche loro, per ora, come il proprietario della macchina, sono indagati per omicidio stradale con l’aggravante della fuga e dell’omissione di soccorso, in attesa che, anche attraverso i loro interrogatori, venga chiarito definitivamente chi fosse effettivamente alla guida del mezzo e il loro grado di responsabilità.
Un tragedia che ha scosso la comunità
Una volta ultimate le operazioni peritali, intanto, mercoledì sera è giunto il nulla osta dall’autorità giudiziaria e i parenti della vittima hanno così potuto fissare la data dell’ultimo saluto, che sarà di sicuro molto partecipato, non solo perché la tragedia e le sue modalità criminali hanno scosso l’intera comunità, ma anche perché “Ciano”, com’era soprannominato Paro, era molto conosciuto in Città anche per la sua attività di commerciante.
Nativo di Silea, il settantaseienne nel corso della sua vita aveva abitato a lungo nel capoluogo della Marca e vi aveva anche condotto la sua attività lavorativa, gestendo per anni con l’amata moglie Lidiana, scomparsa nel 1998, un supermercato in piazza del Grano e poi un bar a Fiera: aveva infine lavorato come corriere per la Sda e da alcuni anni era in pensione e si dedicava alle sue amicizie e alle sue passioni, tra cui lo sport e in particolare il calcio, che amava seguire in tv.
L'appello della nipote Monica
Vedovo da oltre vent’anni, senza figli e senza fratelli, Paro lascia però due nipoti, in particolare Monica, a cui era molto legato e che per rendere giustizia allo zio, attraverso il responsabile della sede di Treviso, Diego Tiso, si è affidata a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.
“Quello che è successo è stato uno shock per tutti, ma per me doppiamente. Ero passata a trovare mio zio quello stesso pomeriggio e stava bene: l’anno scorso aveva avuto dei problemi di salute ma si era ripreso alla grande, si era vaccinato contro il Covid e non aveva avuto particolari conseguenze. Abbiamo riso e scherzato come al solito, lui era una persona sempre sorridente, oltre che buona d’animo” lo ricorda Monica, che rilancia un appello.
“Quella macchina, da quanto ci hanno riferito alcuni testimoni, correva forte e il fatto che il conducente non si sia fermato conferma che era conscio di essere in colpa: mio zio procedeva tranquillamente a bordo strada. Non posso che unirmi all’appello del comandante della polizia locale di Treviso, che ringraziamo con il cuore per il grande sforzo investigativo che ha compiuto: i responsabili si assumano le loro responsabilità per il gravissimo atto di cui si sono macchiati, investendo una persona anziana e fuggendo senza soccorrerla. E chi era al volante si consegni alle autorità perché ogni giorno che passa aggraverà la sua situazione, anche se temo che, se è veramente tornato in Kosovo, non sarà facile trovarlo e fare in modo che paghi per ciò che ha commesso”.