Mandato in affido a 100 chilometri di distanza, bimbo di 6 anni ritorna dalla famiglia a Treviso
Il servizio sociale che inizialmente ha gestito l'affido è stato denunciato. Il bambino sarà affidato alla zia, per poi fare ritorno dai genitori
Dopo una lunga battaglia legale e una petizione sostenuta da migliaia di cittadini, si è finalmente sbloccata la situazione del bambino di Treviso che era stato allontanato dai suoi genitori e collocato in affido a 100 chilometri di distanza. Il servizio sociale che inizialmente ha gestito l'affido è stato denunciato.
Bimbo di 6 anni ritorna dalla famiglia a Treviso
Come ha reso noto FamiglieUnite, finalmente, il bambino è tornato in famiglia. Sarà inizialmente affidato alla zia, per poi fare ritorno dai genitori. Avrà anche l'opportunità di riabbracciare i suoi cuginetti, parenti e amici, ricostruendo così il legame affettivo interrotto.
La vicenda, che aveva suscitato forte indignazione pubblica, aveva portato a una petizione firmata da oltre mille cittadini della provincia di Treviso, inviata al Governatore Luca Zaia nel dicembre 2023.
La famiglia aveva anche cercato un intervento diretto delle autorità, contattando sia il Governatore che l'Assessore alla Sanità e ai Servizi Sociali, Manuela Lanzarin. Con il cambiamento degli operatori dei servizi sociali, la situazione ha preso una svolta positiva. Le nuove relazioni presentate in tribunale hanno infine permesso il rientro del bambino in famiglia.
Nel frattempo, il direttore della precedente unità operativa e la vecchia équipe – composta da tre assistenti sociali e una psicologa – sono stati denunciati per gravi reati.
Mandato in affido a 100 chilometri di distanza
L'avvocato della famiglia, Miraglia, ha espresso grande soddisfazione per l'esito positivo di questa lunga e dolorosa vicenda:
“In qualità di legale della famiglia, desidero esprimere grande soddisfazione per l'esito positivo di questa lunga e dolorosa vicenda - ha dichiarato l’avvocato - Finalmente, questo bambino è stato restituito al suo ambiente familiare, il luogo naturale e più adeguato per la sua crescita, e potrà ricostruire un legame affettivo solido con i suoi genitori, i cuginetti e tutti i suoi cari.
Questo risultato è stato possibile grazie alla tenacia della famiglia, al sostegno della comunità e all'attenzione delle autorità competenti che, cambiando gli operatori dei servizi sociali, hanno permesso una visione obiettiva della situazione. È evidente che il precedente operato dei servizi sociali, sotto l’amministrazione ora denunciata, pare che sia stato gravemente lesivo dei diritti del minore e della famiglia stessa.
Abbiamo presentato le denunce per gravi reati, quali violenza privata, maltrattamenti e falsità ideologica, oltre alla mancata esecuzione dolosa di un provvedimento di un giudice. Questi fatti non possono rimanere impuniti. È inaccettabile che operatori incaricati della tutela dei minori abbiano agito in modo contrario ai principi di protezione e di cura che sono alla base della loro professione.
Il nostro obiettivo è ora che venga fatta piena giustizia anche sul piano penale, affinché casi del genere non si ripetano. Confidiamo che la magistratura vorrà approfondire ogni aspetto di questa triste vicenda e punire i responsabili, garantendo così la protezione di tutti i minori affidati ai servizi sociali.
Ci auguriamo che l’esperienza di questa famiglia possa rappresentare un punto di svolta per migliorare i meccanismi di vigilanza e di controllo sui servizi sociali, affinché operino con la massima trasparenza e nel rispetto dei diritti delle famiglie e dei minori.”