Polemica

Scuola di Treviso blocca la visione del film contro bullismo e omofobia "Il ragazzo dai pantaloni rosa" dopo la protesta di alcuni genitori

Sospesa temporaneamente l'iniziativa dopo l'opposizione di alcuni genitori: "Influssi negativi sugli studenti". La proiezione del film, prevista per lunedì 4 novembre 2024, è stata rimandata

Scuola di Treviso blocca la visione del film contro bullismo e omofobia "Il ragazzo dai pantaloni rosa" dopo la protesta di alcuni genitori
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Il film "Il ragazzo dai pantaloni rosa", presentato alla Festa del Cinema di Roma e tratto dal romanzo autobiografico di Teresa Manes, madre di Andrea Spezzacatena, giovane vittima di bullismo e cyberbullismo, ha sollevato discussioni e polemiche ancora prima di arrivare nelle sale cinematografiche.

Insulti omofobi durante la proiezione del film a Roma

La storia di Andrea, studente quindicenne del liceo Cavour di Roma, suicidatosi nel 2012 a causa delle continue vessazioni subite per il suo abbigliamento, viene raccontata nella pellicola diretta da Margherita Ferri, con Claudia Pandolfi e il giovane Samuele Carrino nel ruolo del protagonista.

Il film è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma il 24 ottobre 2024. Durante l'anteprima del film a Roma, nella sezione Alice nella città dedicata ai giovani, alcuni studenti hanno disturbato la proiezione con insulti omofobi, tra cui espressioni pesantemente offensive.

La reazione degli studenti ha suscitato diverse polemiche, ma a far discutere in questi giorni è anche la decisione di una scuola media di Treviso di non far partecipare gli studenti alla visione del film.

Le polemiche a Treviso e le reazioni dei genitori

Gli studenti della scuola media Augusto Serena avrebbero dovuto vedere il film lunedì 4 novembre 2024 presso una sala del cinema Edera di Treviso.

Ma alcuni genitori si sono opposti, preoccupati che la visione potesse avere “influssi negativi” sui figli. La preside dell'istituto Anna Durigon ha allora annullato la prenotazione della sala sospendendo temporaneamente l'iniziativa, tuttavia ha precisato che la proiezione è stata solo rimandata per consentire una visione preliminare agli insegnanti, che valuteranno se il film sia adatto ai ragazzi.

Tuttavia, non tutti i genitori sono d'accordo con la decisione della scuola, tra questi anche Luigi Calesso:

"Nei giorni scorsi ai genitori delle ragazze e dei ragazzi della classe frequentata da mia figlia era stata comunicata la partecipazione alla proiezione del 4 novembre: ieri è stato, invece, comunicato che l’iniziativa è “temporaneamente sospesa”.

Mi pare che la proiezione di un film sul bullismo risponda quanto mai alle esigenze educative delle nostre figlie e dei nostri figli in un tempo in cui il fenomeno in questione non pare certo attenuarsi, anzi evidenzia una netta recrudescenza, come dimostrano, purtroppo, anche tante cronache della nostra città.

Spero che l’istituto ritorni alla decisione iniziale e le ragazze e i ragazzi possano partecipare all’iniziativa che, tra l’altro, ha un carattere nazionale, a conferma della sua importanza e della sua utilità".

Il sindaco Conte: "Scelta sbagliata"

Contrario alla scelta della scuola è anche il sindaco di Treviso, Mario Conte, che ha proposto di riorganizzare la visione del film, considerandola un'opportunità importante per sensibilizzare la comunità su temi come l'omofobia e il bullismo.

“Evitare di confrontarsi con queste problematiche”, ha dichiarato il primo cittadino, “non è la soluzione. Omofobia, depressione e suicidi sono drammi molto attuali nella nostra società.”

La denuncia della madre di Andrea

Durante l'anteprima del film a Roma, nella sezione Alice nella città dedicata ai giovani, alcuni studenti hanno disturbato la proiezione con insulti omofobi, tra cui espressioni pesantemente offensive. Teresa Manes, madre di Andrea e autrice del libro a cui è ispirato il film, ha espresso sdegno per questo comportamento, denunciandolo sui social e ricordando quanto sia importante affrontare l'omofobia, un problema che, a suo avviso, continua a persistere in Italia.

"Quanto accaduto il 24 mattina ad "Alice nella città" dà la misura dei tempi che viviamo.
Un gruppo di studenti, accompagnati( e sottolineo accompagnati) alla proiezione del film #IlRagazzoDaiPantaloniRosa, ha pensato male di disturbarne la visione, lanciando dalle poltrone su cui si erano accomodati parole pesanti come macigni.
Froxio, Ma quando s'ammaxxa, Gay di mxxxa sono solo alcuni degli insulti rivolti a mio figlio.
Ancora oggi, 12 anni dopo. Ancora oggi, anche se morto.

Quando poco fa mi è stata riportata la notizia, mi è stato pure chiesto quanta rabbia mi facesse tutto questo. La rabbia è un'emozione che non mi appartiene. Pure il senso d'impotenza ho scoperto col tempo essere uno stato a me ignoto. Credo però fermamente che noi adulti dobbiamo essere esempio e guida per le nuove generazioni. Quegli insulti erano sorretti dall'impalcatura della indifferenza che è la forma più subdola della violenza.

Io non so se dietro quel gruppo rumoroso c'è l'assenza di quella educazione primaria che spetta alla famiglia. Il bisogno di affiliazione e, dunque, la necessità di fare parte di un gruppo può portare, specie in età adolescenziale, a fare o a dire cose che un genitore magari manco immaginerebbe mai dal proprio figlio.

Ma in quel contesto, anch'esso educativo, chi ha fallito è stato quell'adulto, incapace di gestire la situazione e rimettere ordine, probabilmente non avendo avuto tempo o voglia di preparare la platea dei partecipanti. venendo, comunque, meno all'esercizio del ruolo che ricopre.

Si parla di educare all' empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c'è più e, soprattutto, un' attività di sensibilizzazione collettiva, portata avanti da chi ci crede ostinatamente.
Mi piacerebbe che chi continua a negare l'omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito.

Perché la parola non è un concetto vuoto. La parola è viva ed uccide. Io, di certo, non mi piego. Anzi, continuerò più forte di prima.

Mio figlio non c'è più ma l'omofobia a quanto pare si!"

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