Gli appalti pubblici venivano procurati dal consorzio che però era colpito da interdittiva antimafia
Il danno erariale calcolato dagli inquirenti supera i 10 milioni di euro e 99 le persone fisiche segnalate

L'organizzazione era perfettamente rispondente alla fattispecie giuridica, se non che il consorzio era retto da soggetti colpiti da “interdittiva antimafia” e poiché nel consorzio la responsabilità è solidale, finiscono nel mirino della Finanza l'amministratore del consorzio e novantotto persone fisiche collegate ai consorziati.
Giuridicamente, infatti
Quella del consorzio, nel diritto commerciale è una aggregazione spontanea legalmente riconosciuta per coordinare iniziative ed attività di comune interesse di imprese diverse.
Esso può essere costituito con scopo anti concorrenziale per disciplinare la reciproca concorrenza sul mercato fra imprenditori; di coordinamento al fine di svolgere determinate fasi delle rispettive imprese per ridurre i costi dei consorziati; di servizio, ovvero per svolgere attività di servizio nell'interesse comune delle imprese consorziate.
Nel comparto delle opere pubbliche per consorzi stabili si intendono quelli in possesso dei requisiti previsti dagli articoli 65 e 66 del "Codice dei contratti pubblici", e devono essere formati da non meno di tre consorziati che stabiliscano di operare in modo congiunto nel settore dei contratti pubblici di lavori, servizi, forniture, per un periodo di tempo non inferiore a cinque anni.
A tal fine il consorzio stabile costituisce una comune struttura di impresa.
Mentre invece
Ciò nondimeno, la Guardia di Finanza di Treviso ha denunciato il legale rappresentante di un consorzio ed altri 98 soggetti per riciclaggio e turbata libertà degli incanti intravvedendo nelle attività consortili un collaudato disegno criminoso finalizzato all’aggiudicazione fraudolenta di appalti pubblici mediante la presentazione di falsa documentazione, perpetrato da un consorzio stabile, già destinatario di informazione interdittiva antimafia, avente sede operativa a Treviso.
E nel particolare
Negli anni 2019 e 2020, il suddetto consorzio agiva formalmente come "Società di Organismo e Attestazione (S.O.A.) ma si sarebbe prestato ad affiancare, senza mai esercitarne la funzione di “impresa ausiliaria”, decine di società dislocate sull’intero territorio nazionale, aggiudicatarie di commesse per la realizzazione di lavori del valore complessivo di circa 10 milioni di euro.
Più in dettaglio, le predette società sono riuscite a partecipare e ad aggiudicarsi le procedure ad evidenza pubblica, avvalendosi dei requisiti del Consorzio che però, nella fase esecutiva non avrebbe mai fornito le risorse e i mezzi necessari alla realizzazione delle opere previste nei contratti.
Lecito o indebito compenso?
Per i “servizi” resi, il consorzio stabile otteneva un compenso pari al 3% del valore di aggiudicazione dell’appalto.
A seguito degli accertamenti, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Treviso hanno accertato che i compensi illecitamente percepiti dal Consorzio per oltre 200 mila euro versati dai consorziati che transitavano su conti correnti di altre società riconducibili al rappresentante legale, al suo nucleo familiare ed a società di diritto rumeno a loro collegate.
Per tale motivo, il rappresentante legale del consorzio stabile è stato, altresì, segnalato all’Autorità Giudiziaria per il reato di auto riciclaggio.
Le contestazioni complessive
Le condotte penalmente rilevanti e le conseguenti responsabilità erariali, sono state inoltre segnalate a 14 Procure della Corte dei Conti territorialmente competenti; 99 persone fisiche (legali rappresentanti delle società coinvolte e Responsabili Unici dei Procedimenti – RUP) sono state segnalate ed il danno arrecato allo Stato ammonterebbe ai 10.306.445,00 euro corrispondenti al valore complessivo degli appalti aggiudicati.