Terzo caso

E son tre: anche a Treviso uno studente si è rifiutato di sostenere l'orale alla Maturità

Prima di lui, due episodi avvenuti a Padova e Belluno

E son tre: anche a Treviso uno studente si è rifiutato di sostenere l'orale alla Maturità
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Dopo Padova e Belluno, anche Treviso registra un caso di studente che si è rifiutato di sostenere l'esame orale di maturità.

Anche a Treviso uno studente si è rifiutato di sostenere l'orale di maturità

A darne notizia è stato Il Gazzettino, che parla di un alunno di 18 anni del liceo classico Canova di Treviso (in copertina), il quale, conscio di aver superato il limite per la sufficienza (60/100) per ottenere il diploma, tra crediti accumulati negli anni e voti agli scritti (italiano e latino), ha deciso di non presentarsi davanti alla commissione per sostenere l'esame orale di maturità.

Clicca sull'immagine per visualizzare la mappa della zona del liceo Canova di Treviso.

La zona del liceo Canova di Treviso

Terzo caso in Veneto

Quanto accaduto al liceo Canova, però, non rappresenta un caso isolato. Prima del 18enne trevigiano, uno studente padovano e una studentessa bellunese si erano resi protagonisti di episodi simili.

A fare da "apripista" è stato Gianmaria Favaretto, 19 anni, che liceo scientifico Enrico Fermi di Padova, una volta firmato il registro di presenza all'esame orale, ha guardato dritto la commissione e ha dichiarato:

"Signori grazie di tutto, ma io questo colloquio di maturità non lo voglio sostenere. Arrivederci".

Pochi giorni dopo, Maddalena Bianchi, 19 anni, studentessa del liceo scientifico Galilei di Belluno, si è seduta davanti ai professori, ha estratto la traccia come da prassi e, al posto del colloquio, ha letto un discorso.

Entrambi, grazie ai crediti accumulati nell'ultimo triennio scolastico e ai voti presi alle prove scritte, avevano già superato i 60/100 per ottenere il diploma e per questo motivo non si sono fatti troppi problemi a rifiutare di fare l'orale.

Protesta contro il sistema scolastico

Favaretto, Bianchi e lo studente di Treviso hanno deciso di non sostenere l'ultima prova della maturità per una ragione ben precisa.

Il 19enne padovano, come spiegato a Il Mattino, ha riferito che secondo lui l'esame rappresenti "un’inutile formalità, per assegnare un punteggio a una persona, come se quel numero bastasse a qualificarne il valore". Nonostante reputi stimolante presentarsi a una commissione per dimostrare le proprie capacità, Gianmaria ritiene che non sia "il voto della maturità a qualificare le singole persone".

La studentessa bellunese, invece, nel suo discorso alla commissione, ha spiegato che non avrebbe sostenuto l’orale, scegliendo invece di utilizzare quel momento per contestare il sistema scolastico italiano, che a suo giudizio mette al centro la valutazione e dimentica le persone. Maddalena ha sottolineato come la preparazione scolastica, per quanto valida sul piano nozionistico, le sia sembrata carente sotto il profilo umano.

"A scuola manca attenzione agli studenti come persone – ha detto – il focus è sempre stato sui voti, mai su chi avevamo davanti".

Una motivazione simile avrebbe spinto il 18enne del liceo Canova a non presentarsi all'orale, sentendosi soddisfatto nell'aver ottenuto il diploma di maturità coi risultati raggiunti prima della prova finale.

Rete degli Studenti Medi: "La scena muta dovrebbe farla questo Governo"

In seguito ai due studenti di Padova Belluno che si sono rifiutati di svolgere la prova orale dell'Esame di Stato come protesta contro un sistema di didattica e valutazione antipedagogico, il ministro Valditara annuncia che chi farà "scena muta" durante il colloquio verrà bocciato.

"Il ministro Valditara continua la sua strategia di smantellamento 'a singhiozzo' della democrazia scolastica - ha dichiarato Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi -. Siamo infatti di fronte all'ennesima riforma volta a punire ogni forma di dissenso verso il sistema scolastico, trasformando di fatto i luoghi del sapere secondo il paradigma dell'obbedienza e della repressione, in piena armonia con le misure securitarie e repressive adottate dal governo Meloni su tutti i fronti. Invece di interrogarsi sulle profonde ragioni di malessere che hanno portato degli studenti a un gesto così forte come il silenzio critico, il Ministro sceglie la via autoritaria della punizione, proponendo la bocciatura. È un tentativo palese di criminalizzare il dissenso e di zittire con la forza ogni forma di contestazione".

"Questi studenti hanno dato voce a ciò che noi denunciamo da anni: la 'scuola del merito' voluta da questo Governo è un fallimento. È un sistema che ci schiaccia, che riduce le nostre vite a un numero, a un voto. Come hanno giustamente sottolineato i ragazzi, i voti non possono e non devono rappresentare il valore di una persona. La scuola che vogliamo è un luogo di crescita, di benessere psicologico, di sviluppo del pensiero critico, non una gara tossica alla performance dove chi resta indietro viene colpevolizzato e umiliato. Mentre le scuole cadono a pezzi, il caro libri aumenta senza controllo mettendo in ginocchio famiglie e studenti, la dispersione scolastica cresce e il tasso di analfabetismo funzionale aumenta esponenzialmente, da Trastevere continuano a provenire riforme e dichiarazioni puntate a fomentare il consenso della classe reazionaria e depoliticizzare la scuola al fine di intaccare lo sviluppo di capacità di ragionamento autonomo degli studenti. Gli studenti però hanno bisogno di tutto un altro genere di scuola, e il ministro non può continuare a ignorarci" - ha concluso Viola Carollocoordinatrice regionale della Rete degli Studenti Medi del Veneto