Montebelluna ricorda Guerrino Casanova

Il Sindaco Marzio Favero: "Guerrino era un nostro concittadio: per il nostro Comune è doveroso aderire alla giornata dedicata ai lavoratori italani morti all'estero".

Montebelluna ricorda Guerrino Casanova
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C’era anche il montebellunese Guerrino Casanova tra le vittime della tragedia di Marcinelle, in Belgio, che l’8 agosto del 1956 costò la vita a 262 minatori di cui 136 italiani nella miniera di carbone Bois du Cazier.
Tra questi 7 erano trevigiani, come Casanova, decorato con medaglia d’oro al merito civile nel 2005.
E’ alla memoria di queste persone che viene dedicata la Giornata Nazionale del Sacrificio del lavoro italiano nel mondo in programma per domani, proprio a 63 anni da quella tragedia e per la quale la Prefettura di Treviso ha invitato tutti i Comuni della Provincia a fare memoria di quanto avvenuto.
Per celebrare la ricorrenza in ricordo di tutti i connazionali caduti sul lavoro, il Comune di Montebelluna ha pertanto deciso di tenere la bandiera italiana a mezz’asta.

Spiega il sindaco, Marzio Favero: “E’ doveroso per Montebelluna aderire alla giornata al sacrificio del lavoro perché, purtroppo, la nostra comunità ha avuto una vittima, Guerrino Casanova nella tragedia consumatesi l’8 agosto del 1956 a Marcinelle.
Fu una tragedia terribile che scosse le coscienze di tutta Europa anche e soprattutto perché la presenza dei lavoratori italiani in Belgio era legata agli accordi stipulati a Parigi il 18 aprile del 1951 per la formazione della Cega, la comunità europea del carbone e dell’acciaia, la prima radice dell’attuale Unione Europea.
Si trattava di un accordo promosso da Jean Monnet, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Robert Schuman, oggi considerati i padri dell’Unione continentale. Era un’Europa segnata in modo terribile dall’esperienza della seconda guerra mondiale e il cui ’obiettivo era quello di mettere in moto lo sviluppo sopratutto nel settore energetico e della produzione dell’acciaio.
Purtroppo la tragedia di Marcinelle portò in luce il fatto che nella fase attuativa erano mancati controlli e garanzie.
In quella tragedia, ricordiamolo, morirono 262 minatori e fu l’episodio che cambiò le regole di ingaggio dei lavoratori stranieri in Belgio. A questo tema due anni fa dedicammo una mostra due anni. E’ opportuno ricordare alle nuove generazioni che i migranti italiani dell’epoca si sottoposero al sacrificio di lavori pesantissimo nelle industrie e nelle miniere straniere con l’obiettivo di riuscire a mantenere le loro famiglie rimaste in patria.
Credo non servano grandi celebrazioni. Sarebbe più utile che nelle unità didattiche delle nostre scuole venisse riconosciuto uno spazio adeguato a questo tema, cosa che ci sarebbe forse occhiali interpretativi diversi anche per capire analogie e differenze con il presente. Perché c’è emigrazione ed emigrazione. Quella di allora era regolata dagli Stati, eppure ciò non è bastato a risparmiare sofferenze e tragedie”.

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