Riapertura scuole, anche i rappresentanti dei genitori trevigiani scrivono a Mattarella: "Faccia da garante"
La richiesta che alla scuola vengano realmente assicurate tutte le attenzioni, le cure e le risorse necessarie per una vera e piena ripartenza.
Crescono le preoccupazioni a poco più di un mese dall’inizio del nuovo anno scolastico.
La lettera a Mattarella
Sono 661 i presidenti di Consigli di Istituto di scuole statali di tutta Italia che hanno firmato e inviato una lettera al capo dello Stato Sergio Mattarella, per chiedere che lo stesso si faccia garante della riapertura delle scuole. Insieme i firmatari rappresentano oltre un milione e mezzo di cittadini tra insegnanti, genitori e personale tecnico, amministrativo e ausiliario. Tra i firmatari ci sono anche dei presidenti di Consiglio di Istituto della provincia di Treviso. Nello specifico:
- Marcon Leonardo I.C. 3 "Brustolon" Conegliano Veneto Conegliano TV
- Biondi Lucio IIS Einaudi Scarpa Veneto Montebelluna TV
- Guerra Roberto I.C. Ponte di Piave Veneto Ponte di Piave TV
- Tonon Laura Liceo Marconi di Conegliano Veneto Conegliano TV
- Ferrari Donatello I.C. “G. Toniolo” Pieve di Soligo Veneto Pieve di Soligo TV
- Brancaccio Eugenia I.C. Preganziol Veneto Preganziol TV
- Vettor Gianluca ISIS Statale Da Collo Veneto Conegliano TV
Contrapposizione tra diritto allo studio e alla salute
Nella lettera inviata a Mattarella si legge:
“Ci rivolgiamo a Lei perché, mossi dal senso di responsabilità che il nostro ruolo impone, desideriamo condividere le nostre motivate preoccupazioni a poco più di un mese dall’avvio del nuovo anno scolastico 2020/2021. Certi del fatto che condividerà questo caposaldo di ogni successivo ragionamento e dell’appello che, con questa lettera, ci permettiamo di rivolgerLe, prima di proseguire ci preme segnalarLe che nell’affrontare temi di questa importanza riteniamo inappropriato ed inaccettabile qualunque approccio che metta in contrapposizione il diritto allo studio dei giovani e giovanissimi del nostro Paese ed il diritto alla salute delle nostre Comunità scolastiche. Trascorsi 5 mesi dalla chiusura delle Scuole decretata per l’emergenza sanitaria, avvertiamo pressante la necessità di risposte certe, qualitative e convincenti, nonché di nette e trasparenti assunzioni di responsabilità, sia dal punto di vista di una concreta prevenzione sanitaria a tutela del diritto alla salute, che da quello di una ripresa scolastica in grado di assicurare piena istruzione a tutti gli studenti e le studentesse che, come sancito dalla nostra Costituzione, è strumento essenziale per garantire il diritto allo studio”.
Linee guida? Una scuola negata
Nella lettera i presidenti di Consigli di Istituto puntualizzano inoltre:
“Negli ultimi due mesi e, soprattutto, nelle ultime settimane, si sono succedute dichiarazioni, anticipazioni, relazioni e bozze, fino all’emanazione del Piano Scuola da parte del Ministero che, però, non delinea un chiaro e valido quadro di riferimento e di responsabilità che possa tradursi in un piano operativo attuabile in tutte le Scuole statali della Repubblica garantendo, in modo omogeneo e qualitativo, quanto necessario per una ripresa degna di questo nome; tali ‘Linee guida’ rischiano invece di tradursi, dopo il fermo sanitario legato al Covid-19, in una Scuola negata”.
L’applicazione del distanziamento
Nella lettera si legge inoltre:
“Soltanto a titolo esemplificativo, a seguito dell’applicazione del distanziamento sanitario di “sicurezza” (stabilito in un metro tra le rime boccali), sono scenari tutt’altro che remoti:
● per i bambini ed i ragazzi più grandi che frequentano le Secondarie di I e di II grado, un misto di didattica a distanza ed in presenza, la riduzione delle unità didattiche anche fino a soli 40 minuti, l’accorpamento di più discipline (quasi che ve siano alcune importanti ed altre meno nella formazione di un individuo), la riduzione dei programmi curricolari ed i doppi turni;
● per i bimbi che frequentano le Scuole Primarie, l’accorpamento degli “esuberi” derivanti dalla mancanza di spazi idonei in gruppi di classi diverse e/o di età diverse, finanche alla sciagurata riduzione del tempo didattico curricolare frontale effettivo svolto dagli insegnanti dei due tempi Scuola, magari affidando parte delle ore scolastiche a personale non docente e non qualificato, dedicandolo ad attività varie, non integrative, ma sostitutive di quelle disciplinari;
● non si fa alcun riferimento alle scuole dell’infanzia ritenendo non prioritario, o complesso il tema che riguarda i bambini più piccoli“.
Declassamento del modello didattico
Queste linee guida non convincono tant’è che i presidenti di Consigli di Istituto parlano di declassamento del modello didattico. La lettera infatti sottolinea:
“Nella sostanza, in entrambi i casi, sia per i bambini che per i ragazzi, si prospetta uno sconcertante declassamento del modello didattico e l’inaccettabile riduzione del tempo dedicato alla didattica curricolare frontale, presentato al Paese come modernizzazione, che comporterebbe l’abbassamento della loro futura preparazione, se non addirittura la riduzione dell’accesso all’istruzione che è dovere ineludibile della nostra Repubblica democratica, producendo di fatto un forte ostacolo al compito che la Costituzione affida alla Scuola: ‘rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana’. Per non parlare delle misure legate alla tutela della salute: non spetta ovviamente a noi fornire le indicazioni necessarie, ma ci sentiamo tuttavia in obbligo di far notare che si è passati nel giro di un mese da indicazioni che prevedevano mascherine per tutti i bambini al di sopra dei 6 anni, misurazione della febbre in entrata, necessità di dimezzare le classi derivante da un ragionevole distanziamento tra gli alunni, alla distanza ‘boccale’ statica di un metro lineare (parametro poco chiaro visto che si parla anche di bambini e non di adulti addestrati) come unico baluardo di prevenzione sanitaria. Anche questo, come certamente comprenderà, non solo induce nei genitori una significativa nonché più che giustificata preoccupazione, ma non permette neppure al personale scolastico di avere linee certe e responsabilità nette sulle quali iniziare a programmare il rientro di settembre in sicurezza. E non si può certo giustificare tale scelta con l’azzeramento dei rischi epidemiologici derivante dagli indici statistici nazionali ed internazionali, visto il susseguirsi di numerose e poco rassicuranti situazioni di contagio degli ultimi giorni in Italia, in Europa e nel mondo”.
Mancanza di destinare risorse alla scuola?
Il tempo non si ferma e i genitori sono preoccupati che non ci sia la possibilità di intervenire sulle linee guida e apportare delle modifiche. Nella lettera infatti si legge:
“Intanto il calendario avanza inesorabilmente riducendo o, peggio, inficiando qualunque possibilità di correzione e di attuazione. Tutte le proposte ufficiali di cui sopra ci paiono giustificate e ‘necessitate’ soltanto da un’unica sconfortante premessa: la mancanza della reale volontà di destinare alla Scuola tutte le risorse necessarie, soprattutto in termini di un indispensabile ampliamento degli organici insegnanti e personale ATA, quando invece lo stanziamento di ulteriori risorse commisurate all’urgenza ed alla reale dimensione degli interventi necessari, unite ad una adeguata programmazione e visione su un progetto di qualità, permetterebbero la ripresa di una Scuola vera, piena e maggiormente garantita da adeguate condizioni di tutela della salute delle nostre comunità. In tutto questo, ahimè, ci giunge tragicamente assordante il silenzio su temi quali pedagogia e formazione, poiché a questo dovrebbe servire la democrazia: permettere ad ogni uomo degno di avere ‘la sua parte di sole’ e di dignità, ma questo può farlo soltanto la Scuola, la quale in democrazia è il complemento necessario del suffragio universale”.
Servono atti coerenti
I presidenti di Consigli di Istituto si aspettano anche dei fatti e scrivono:
“Tutti i Politici dichiarano, indipendentemente dall’appartenenza, che ‘la Scuola è il futuro del Paese’ che è ‘dalla Scuola che occorre ricominciare per la ricostruzione’, ma ci amareggia constatare che tali belle parole risultino per lo più demagogiche e si fatichi a far seguire alle stesse atti coerenti agli enunciati. Allo stato attuale, ci pare purtroppo che in nome di un mistificato richiamo all’autonomia scolastica e nonostante l’ultima apprezzabile assegnazione di un miliardo di euro aggiuntivi alla Scuola (seppur stanziati soltanto dopo che le Linee guida erano state definite irricevibili dalla Conferenza delle Regioni), ci ritroviamo di fatto nel ruolo elettivo di Presidenti di Consiglio d’Istituto insieme ai nostri Dirigenti a dover ricercare – disarmati ed avviliti da un inquietante senso di solitudine – soluzioni che in realtà soluzioni vere non potranno essere, ma al massimo estemporanei “rimedi” per una situazione che potrebbe ulteriormente precipitare qualora vi fosse una nuova impennata dei dati sul contagio nel prossimo autunno-inverno, altro che centralità del diritto allo studio. Per questo riteniamo sia necessario lavorare immediatamente in maniera condivisa – senza interrompere anche nel futuro un costruttivo confronto da avviarsi oggi – per costruire situazioni qualitative e stabili che possano essere di risposta anche ai problemi già noti ed endemici della Scuola italiana sulla quale hanno indiscutibilmente pesato decenni di tagli, poca lungimiranza e scarsità di attenzione“.
Manca l’opportunità di confronto
La lettera inoltre si conclude con una riflessione:
“Sulla condivisione come metodo costruttivo e democratico di lavoro Le vorremmo infine far osservare, senza polemica alcuna, che i veri grandi assenti dai tavoli di lavoro individuati nel Piano Scuola siamo proprio noi Presidenti di Consiglio d’Istituto, cittadini e genitori volontari, voluti e riconosciuti dalla Legge dello Stato, eletti regolarmente quali figure di raccordo con le famiglie e di garanzia a gestire l’Organo collegiale più importante di ciascun Istituto: cittadini che, per senso civico e senza alcuna remunerazione, sottraggono costantemente tempo ed energie al proprio lavoro ed alla propria famiglia facendo del proprio meglio per dedicarsi, con spirito di leale collaborazione insieme alle rappresentanze di tutte le Componenti professionali della Scuola, all’Istituzione scolastica. Ebbene, non si è neppure previsto un momento formale di consultazione per offrirci, nel rispetto istituzionale che il nostro ruolo meriterebbe, l’opportunità di un confronto prima di addivenire alle ultime decisioni. A seguito di quanto sopra esposto, certi del Suo ascolto ed interessamento, ci rivolgiamo a Lei in qualità di Presidente della Repubblica, primo Garante della Costituzione, confidando nell’autorevolezza e nelle capacità della Sua Persona, affinché nel ruolo istituzionale da Lei rivestito possa intercedere sul Governo perché alla Scuola vengano realmente assicurate tutte le attenzioni, le cure e le risorse necessarie per una vera e piena ripartenza e per ritrovare la dignità di pilastro costituzionale portante della nostra democrazia. RingraziandoLa per la preziosa attenzione, nell’auspicio di un Suo gentile riscontro restiamo a completa disposizione per ulteriori confronti porgendo i nostri migliori saluti”.