Dalla clausura ai social, le suore "in fuga" raccontano la loro nuova vita su Instagram
Dopo i gravi episodi di vessazione e isolamento denunciati ad aprile 2025, nel convento cistercense di Vittorio Veneto, Madre Aline racconta sui social la nuova quotidianità nella villa che oggi le ospita

Dopo mesi di silenzio e incertezze, madre Aline e le sue consorelle sono tornate a farsi vedere, questa volta non più dietro le grate di un monastero, ma attraverso i post di un profilo Instagram. L’ex badessa del convento cistercense di Vittorio Veneto ha aperto un account social dove racconta, con immagini serene e parole semplici, la nuova quotidianità vissuta nella villa che oggi le ospita: preghiera, lavoro nell’orto e un rinnovato senso di comunità, "tutto nel nome del Signore", come scrive spesso nelle didascalie.
Le suore"in fuga" raccontano la loro nuova vita su Instagram
La scelta di aprirsi al mondo tramite Instagram nasce dalla necessità di restare in contatto con chi ha seguito con affetto e preoccupazione la loro vicenda, specialmente dopo che in Brasile, terra d’origine della religiosa, la rete Globo ha mandato in onda un servizio che ha attirato l’attenzione di molti.
"Non volevamo restare lì con i pensieri - ha spiegato con un sorriso - ci è sembrato naturale rispondere a chi ci scriveva con messaggi positivi. Nessuna voglia di pubblicità, solo condivisione di cose belle".
Dietro questa ritrovata serenità, però, si nasconde una vicenda dolorosa. Lo scorso aprile, otto suore hanno lasciato il monastero dei Santi Giacomo e Protasio, nella frazione di San Giacomo di Veglia, denunciando gravi episodi di vessazione e isolamento.

Madre Aline, in particolare, sarebbe stata allontanata dal suo ruolo di guida spirituale e, secondo quanto riportato, persino segregata nella sua cella dalla nuova responsabile del chiostro. Il tutto, sostengono le religiose, con l’avallo del vertice dell’ordine cistercense.
Il racconto di Madre Aline a Silere non possum:
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Fuggite nella notte del 21 aprile 2025, le monache hanno trovato rifugio prima presso amici e parenti, poi in una villa di fine ’800 a San Vendemiano, messa a loro disposizione da un benefattore. Attorno a loro, fin dal primo momento, si è stretta una rete di solidarietà: mobili, utensili, beni di prima necessità sono arrivati da tante persone comuni che hanno scelto di offrire un aiuto concreto.
Dalla clausura ai social
Oggi, quella che poteva sembrare una frattura insanabile con il mondo religioso si è trasformata in una forma nuova, libera ma fedele, di vita spirituale.
Le monache continuano a pregare, a seguire la regola benedettina, a vivere con semplicità, ma fuori dalla giurisdizione ufficiale del loro ordine. E con uno smartphone in mano. Sul profilo @madrealine, attivo dal 1° luglio, ci sono già 17 post: immagini di ortaggi, angoli di preghiera, momenti di condivisione. Alcuni contenuti sono in portoghese, la lingua madre di madre Aline, giunta in Italia dal Sud America più di vent’anni fa.
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È un percorso singolare, il loro: dalla clausura ai social. Eppure, nel racconto delle monache, tutto rimane orientato a un’unica direzione: vivere il Vangelo nella semplicità, nella verità e nella libertà.
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Il lavoro e la preghiera:
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"La gioia del Signore è la nostra forza":
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Seguendo uno degli ultimi trend, Madre Aline ha postato un video che racconta la sua storia e quella delle consorelle in cartone:
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