Ha una malattia autoimmune ad un occhio: intervento in extremis salva la vista di una 70enne
L'operazione chirurgica è stata effettuata stanotte dall'équipe di oculistica, diretta dal primario Giovanni Prosdocimo.
Un intervento notturno all'ospedale di Conegliano ha salvato la vista ad una paziente 70enne con una malattia autoimmune ad un occhio.
Malattia autoimmune ad un occhio: intervento salva la vista di una 70enne
Intervento notturno, all’ospedale di Conegliano, dell’équipe di oculistica, diretta dal primario Giovanni Prosdocimo, per salvare il bulbo oculare, e mantenere la vista una paziente.
“Ieri sera – spiega il dottor Prosdocimo - si è presentata alla nostra osservazione una paziente 70enne affetta da una grave malattia autoimmune dell’occhio (pemfigoide oculare), per cui era già stata sottoposta alcuni mesi fa a intervento di innesto di membrana amniotica".
Dopo un periodo di benessere la situazione è precipitata con la comparsa ieri di una perforazione oculare e quindi un rischio di perdita totale del bulbo, e di conseguenza della vista. Attivate le procedure interne di emergenza e contattata la Banca degli Occhi del Veneto, è stato possibile ottenere nel giro di poche ore un tessuto corneale donatore e, grazie alla collaborazione del servizio di Anestesia e Rianimazione, procedere all'esecuzione, nel corso della notte (l'intervento è finito alle ore 3 circa) di un trapianto corneale a bottone che ha ricostituito l'integrità del bulbo.
L’équipe intervenuta nella notte sulla paziente era composta dagli oculisti, Daniele Brocca e Francesco Romano, e dall’anestesista Antonio Balsarin.
“La mia più grande soddisfazione in questi ultimi anni – ha commentato Prosdocimo - è stata il vedere l'autonomia, le capacità professionali e la dedizione dei miei collaboratori ed ex collaboratori da me addestrati nella chirurgia corneale”.
“All’équipe che ha eseguito l’intervento questa notte - sottolinea il direttore generale, Francesco Benazzi – va il mio più sentito ringraziamento per la professionalità e la tempestività con cui hanno operato la paziente”.