Il Piave non mormora più perché è in secca: preoccupano siccità e "sofferenza" idrica
Il Consorzio di Bonifica: "Il nostro obiettivo è trasformare l’emergenza in nuovo equilibrio".
Piave ai minimi, laghi semivuoti, neve ormai scomparsa: quali prospettive?
Il Piave non mormora più perché è in secca
La stagione invernale volge ormai verso le battute finali. Dal bollettino della risorsa idrica appena emesso da Arpav appaiono in modo evidente le caratteristiche climatiche dell’ultimo periodo sul bacino del Piave:
- Temperature sopra la media (+1,2°C) per quasi tutti i giorni dal 10 dicembre ad oggi
- Apporti meteorici nel mese di gennaio ridotti a poco meno della metà (-54%) del valore medio misurato dal 1994-2021
- Riempimento laghi al 49% rispetto al massimo invasabile (come nel 2003)
- Riserve nivali molto scarse e pari a circa 110-120 milioni di m3, a fronte di una media nel periodo 1991-2020 di 250-300 milioni di m3
Le portate del Piave nel tratto di chiusura del bacino montano (tra Pederobba e Nervesa) sono da giorni ferme al valore di deflusso minimo vitale (DMV): oggi si misurano 6,5 mc/s rispetto al minimo di 6,3 e 15,9 mc/s a Nervesa rispetto al minimo di legge pari a 10,2 mc/s
La situazione pertanto non lascia spazio a facili ottimismi: la carenza idrica, specie in vista della prossima stagione irrigua, è già evidente oggi. Va ricordato che dal 1° gennaio è in vigore il regime del deflusso ecologico (DE), anche se, l’Autorità di Distretto ha solo il 23 dicembre u.s. approvato il secondo aggiornamento al Piano di Gestione delle Acque, recependo le preoccupazioni del Consorzio qualora si applicassero da subito i valori del DE al posto di quelli del DMV.
IL DE è definito come il “volume di acqua necessario affinché l’ecosistema acquatico continui a prosperare e a fornire i servizi necessari”. I valori di DE valutati con il metodo distrettuale contenuto nella Direttiva Deflussi Ecologici redatta nel dicembre 2017 risulterebbero dell’ordine di tre volte l’attuale DMV. Ciò significa che oggi dovremmo triplicare il valore rilasciato a Fener ed a Nervesa, il che significherebbe di fatto sospendere le derivazioni.
In questo periodo, infatti, pur non essendo in esercizio l’irrigazione, l’acqua derivata percorre i canali principali e primari, produce energia attivando le piccole centraline idroelettriche presenti nel nostro territorio e percorre le città come Treviso e Castelfranco, garantendone la bellezza ed il loro valore ambientale. Se si applicasse il DE oggi, tutto questo non sarebbe possibile, i canali sarebbero vuoti, una vera e propria emergenza. Non solo, i laghi alpini, laddove si custodisce la risorsa che si utilizzerà durante la stagione irrigua rimarrebbero vuoti, le portate disponibile tra qualche mese si ridurrebbero sensibilmente.
"Il nostro obiettivo è trasformare “l’emergenza” in nuovo equilibrio. Un obiettivo importante che ci sta impegnando da anni: sperimentazioni, riconversioni irrigue, recupero di cave, informazione e coinvolgimento di istituzioni e portatori di interesse del territorio. Vogliamo mantenere viva l’attenzione di tutti nell’adozione di nuove regole e comportamenti rispettosi della risorsa idrica, dell’ambiente e del territorio senza che questo comporti impatti per l’economia, il paesaggio e l’ambiente stesso".
Per affrontare questa sfida, l’Autorità di Distretto si è fatta promotrice, insieme alla Regione Veneto, di un protocollo d’intesa funzionale a realizzare, nel prossimo quadriennio 2022-2025, un programma di attività finalizzate all’uso sostenibile della risorsa idrica nei bacini idrografici ricadenti all’interno del territorio regionale ed al conseguimento degli obiettivi di qualità ambientale stabiliti dalla Direttiva Quadro Acque. Partecipano al Tavolo Tecnico anche ARPAV, ANBI Veneto (Associazione dei dieci consorzi di bonifica veneti) ed Enel Green Power.
La Regione Veneto - può prevedere un processo di graduale transizione dalla disciplina previgente (disciplina sul deflusso minimo vitale fissata dal Piano di Tutela delle Acque) e la nuova disciplina incentrata sul “metodo distrettuale di riferimento”, coerentemente al principio di gradualità e di incrementalità auspicato dalle linee guida comunitarie.
Nello stesso tempo, l’applicazione della disciplina sul deflusso ecologico viene subordinata al completamento delle attività di sperimentazione ed alla lettura ed interpretazione, da parte delle Autorità concedenti, dei relativi esiti. Dovranno inoltre trovare finanziamento le proposte progettuali di efficientamento della rete irrigua e dei servizi ecosistemici – i cosiddetti “piani di implementazione” – mediante i quali si persegue la graduale applicazione della disciplina mediante il progressivo risparmio della risorsa idrica: il Consorzio Piave ha presentato il Piano di implementazione nel dicembre 2021, confermando l’impegno di assicurare l’efficacia conseguita da tali interventi in termini di risparmio idrico attraverso il rilascio di una pari quantità di risorsa idrica nel corpo idrico da cui viene esercitato il prelievo.
Continua quindi e si rafforza l’impegno del Consorzio Piave. Questi gli impegni da qui al 2025:
- Progettare la riduzione dei prelievi: la riconversione delle vecchie reti a scorrimento in moderni impianti a pressione consente un risparmio d’acqua di almeno il 50%: il finanziamento di questi interventi, ad oggi non disponibile, assicurerebbe una drastica riduzione dei fabbisogni
- Partecipare attivamente al tavolo tecnico: completando la sperimentazione, mettendo a disposizione dati, informazioni, conoscenza
- Studiare la conversione delle cave dismesse come bacini: potrebbero diventare bacini di accumulo di pianura, indispensabili a superare i periodi di criticità
- Rinnovare gli orari irrigui, molti di questi “antichi”, tramandati da azienda ad azienda, spesso non correlati all’effettiva esigenza e fonte di sprechi
- Verificare gli usi: gli utilizzi sono normati, seguono regole precise e prevedono un canone. L’utilizzo razionale passa per l’impegno di tutti di osservare le regole e nel nostro impegno sul fronte del controllo e della sorveglianza.