A Silea

Il tribunale dei minori dà il via libera all'adozione di una bimba ad una coppia di donne di Silea

Andrea, nata con fecondazione in vitro, avrà ora anche la madre non biologica riconosciuta come genitore e potrà ricevere la sua carta d’identità elettronica

Il tribunale dei minori dà il via libera all'adozione di una bimba ad una coppia di donne di Silea
Pubblicato:
Aggiornato:

Il Tribunale dei Minori di Venezia ha autorizzato l’adozione di una bambina da parte di una coppia di donne. La coppia, residente a Silea, notificherà l’adozione all’ufficio anagrafe del comune.

La notizia si inserisce in un contesto delicato, dopo le numerose lotte delle famiglie arcobaleno a Padova e il recente caso della coppia di uomini italiana bloccata in Argentina con la figlia neonata nata da madre surrogata (pratica che dallo scorso ottobre è diventata reato universale in Italia).

Ma la vicenda di questa bambina, Andrea, di un anno e mezzo, riguarda una casistica diversa perché è nata da una fecondazione in vitro (Fivet) effettuata a Copenaghen: una delle due donne ha portato avanti la gravidanza, mentre l’altra ha donato gli ovuli.

Silea, via libera all'adozione di una bimba ad una coppia di donne

Unite civilmente dal 2018 e insieme da quasi vent’anni, hanno così realizzato il loro desiderio di diventare genitori, seppur attraverso un percorso non privo di ostacoli. Costrette a ricorrere alla fecondazione in vitro (Fivet) in una clinica di Copenaghen, la gravidanza è stata infine portata a termine a Treviso, dove il 15 aprile 2023, all’ospedale Ca' Foncello, è nata la piccola Andrea.

Con l'adozione, Andrea avrà ora anche la madre non biologica riconosciuta come genitore, e potrà ricevere la sua carta d’identità elettronica. Tuttavia, su questo documento la madre non biologica sarà indicata come “padre”, in conformità al decreto Salvini del 2019, che prevede l’uso delle diciture “padre” e “madre” sui documenti dei minorenni, anziché “genitore 1” e “genitore 2”, come richiesto dalle famiglie omogenitoriali.

"In questa maratona ad ostacoli, Andrea oggi avrà due mamme", ha scritto una dei genitori su Facebook.

"Grazie ad una sentenza, dopo più di un anno di attesa. Non ci resta che aspettare un mese affinché passi in giudicato, il tempo che la cancelleria lo trasmetta al Comune, il tempo che il Comune stesso annoti nei documenti.

Se poi, Andrea avrà la sua carta d'identità elettronica, io figurerò come madre e Fra come padre, oppure sparirà. Perché una circolare, di alcuni anni fa, dell'allora ministro dell'Interno (Matteo Salvini) dichiarava che sulle carte d'identità per minori il termine "genitore" non fosse più corretto, e che andava cambiato.

In questa maratona ad ostacoli, continuiamo a chiedere a gran voce i nostri diritti (e doveri) negati. Per il bene di nostra figlia, perché noi (e)esistiamo".

La fecondazione in vitro (Fivet) è una tecnica usata per aiutare le persone a concepire un figlio quando hanno difficoltà a farlo naturalmente. Il processo inizia con la politica delle ovaie della donna tramite farmaci che consentono di produrre più ovuli in un solo ciclo. Quando gli ovuli sono maturi, vengono prelevati attraverso un piccolo intervento. Nel frattempo, si raccolgono e preparano gli spermatozoi, che possono provenire dal partner o da un donatore. In laboratorio, gli ovuli e gli spermatozoi vengono poi uniti affinché avvenga la fecondazione. Dopo che si è formato un embrione, questo viene inserito nell'utero della donna, con la speranza che si sviluppi fino a diventare una gravidanza a termine.

Coppia italiana fermata in Argentina con una bimba nata da maternità surrogata

Il caso della piccola Andrea, come affermato in precedenza, si inserisce all'interno di un contesto che, soprattutto nelle ultime settimane, sta facendo molto discutere: stiamo parlando della gestazione per altri (GPA), che lo scorso 16 ottobre 2024 è diventata reato universale in Italia.

Sebbene la fecondazione in vitro sia una circostanza diversa dalla gestazione per altri (GPA), non possiamo non citare il recente caso di una coppia di uomini italiani che è stata fermata, negli scorsi giorni, in Argentina, all'aeroporto di Buenos Aires, mentre stava per tornare in Italia con una bambina nata con maternità surrogata.

I due hanno ammesso di aver concordato la gravidanza con una donna di 28 anni originaria della città di Rosario e si apprestavano a portare in Italia la piccola. Uno dei due sarebbe il padre naturale della neonata, si tratta di un oncologo di Padova.

Nonostante in molti Paesi del mondo la gestazione per altri sia una pratica legale, i neogenitori che rientrano in Italia con un bebè frutto di questa pratica rischiano la pena detentiva da due mesi a tre anni di reclusione.

Il tema ha suscitato un acceso dibattito, poiché normalmente i reati universali riguardano atti considerati gravissimi a livello globale, mentre la GPA è legale in diversi paesi. Alcuni critici ritengono che questa legge possa creare disparità, dato che chi può permetterselo continuerà a ricorrere alla GPA all'estero, mentre chi non ha le risorse potrebbe finire per alimentare un mercato nero.

La nuova legge prevede per i cittadini italiani pene severe: da tre mesi a due anni di reclusione e multe da 600.000 a un milione di euro, anche se la Lega aveva proposto sanzioni ancora più dure, che però sono state respinte.

Seguici sui nostri canali