La rivelazione di Silvia Cestaro in Consiglio Regionale: "Anch'io ho subito violenza"
La confessione della consigliera Trevigiana durante un dibattito sull’istituzione di un osservatorio per monitorare il fenomeno della violenza contro le donne
Durante un dibattito nel Consiglio regionale del Veneto sull’istituzione di un osservatorio per monitorare il fenomeno della violenza contro le donne, la consigliera trevigiana Silvia Cestaro, ex sindaca di Selva di Cadore, nel Bellunese, ha raccontato di essere stata vittima lei stessa di violenze.
La confessione in risposta all'intervento del consigliere Stefano Valdegamberi, che aveva definito l’istituzione dell’osservatorio come un provvedimento che "puzza troppo di ideologia".
Silvia Cestaro in Consiglio Regionale: "Anch'io ho subito violenza"
Dopo le polemiche scatenate dalle parole del ministro Valditara durante la presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin, un nuovo dibattito si apre dopo quanto accaduto martedì 19 novembre 2024 durante il Consiglio regionale del Veneto a Palazzo Ferro Fini.
Durante il dibattito sull’istituzione di un osservatorio per monitorare il fenomeno della violenza contro le donne (proposta che è stata successivamente approvata all'unanimità dall'assemblea), Silvia Cestaro, consigliera della lista Zaia Presidente ed ex sindaca di Selva di Cadore, ha condiviso pubblicamente la sua esperienza di violenza subita.
"Anch'io l'ho vissuta in prima persona"
Visibilmente commossa, si è alzata in piedi e, tra le lacrime, ha raccontato gli abusi di cui è stata vittima in passato.
"Io ho pensato molto prima di fare questo intervento, perché volevo riportare sul piano pratico la cosa. E lo dico perché anche io questa cosa l'ho vissuta di persona quando ero una ragazza. Quindi so cosa vuol dire la violenza. Lo perché ti arriva inaspettata, da chi non ti aspetti, da chi ti sta vicino, da chi dovrebbe difenderti. Non in casa, ovviamente, fuori casa.
Nel suo intervento, Cestaro ha sottolineato la mancanza di un sistema efficace di tutela per le vittime:
"L'ho vissuta purtroppo negli anni, con tante amiche e con tante persone che hanno subito la violenza. E quello che posso dire personalmente è che non c'è una rete di protezione, perché la rete di protezione che dovrebbe essere quella che ti sta vicino, molto spesso non ti ascolta o non ci puoi parlare perché ti senti in colpa, perché ti vedi oggetto di una cosa che non è tua. Sei impura".
Valdegamberi: "La proposta puzza troppo di ideologia"
La consigliera è stata anche la prima ad abbandonare l’aula durante le dichiarazioni di Stefano Valdegamberi, che aveva definito l’istituzione dell’osservatorio come un provvedimento che "puzza troppo di ideologia".
"Se questo provvedimento fosse un osservatorio contro la violenza in generale sarei pronto anche a votarlo. Ma questo è un provvedimento che puzza troppo di ideologia e non fa verità su i dati e sulla situazione reale in cui ci troviamo.
Tra l'altro, anche lo stesso ministro Valditara mi pare abbia detto in questi giorni che la questione del patriarcato sia una questione molto ideologica e poco reale".
Ma a differenza di Valditara che ha dichiarato che la violenza contro le donne è legata all'immigrazione illegale, per il consigliere Valdegamberi la colpa sarebbe dei social network.
"I problemi sono ben altri. La mancanza di valori: ormai l'educazione viene data ai figli attraverso i social network dove tutti noi vediamo qual è il rispetto per la persona, qual è il concetto di sessualità, di relazione con l'altro, dove viene promosso il senso di "donna oggetto", di "ragazza oggetto". Se si nasce in questa cultura e si sviluppano questi disvalori, poi non possiamo lamentarci delle conseguenze tragiche che ne derivano".
Approvato all'unanimità l'osservatorio
Nonostante molte divergenze, il voto a Palazzo Ferro Fini sull’istituzione dell’osservatorio contro la violenza sulle donne è stato unanime. Tuttavia, non tutti i consiglieri hanno condiviso l’uso del termine patriarcato come impalcatura sociale, definizione proposta dall’opposizione e oggetto di dibattito.
L’osservatorio sarà composto da cinque esperti, scelti senza incarichi retribuiti, che avranno il compito di analizzare il fenomeno della violenza di genere e proporre soluzioni direttamente al Consiglio. I membri verranno nominati entro tre mesi e rimarranno in carica per la durata della legislatura.
Dal tragico femminicidio di Giulia Cecchettin, in Italia si sono registrati altri 113 femminicidi. La vicenda di Giulia, che ha scosso profondamente l'intera Italia, ha lasciato un segno indelebile. In suo ricordo, sarà proposto al padre, Gino Cecchettin, il ruolo di presidente onorario del nuovo osservatorio.