Sperimentazione shock in Veneto: "Non ci sarà più acqua per irrigare nei territori"
Obiettivo impedire che l’applicazione del Deflusso Ecologico dal 1 Gennaio 2022 riduca in maniera drammatica gli accumuli idrici nei bacini montani.
La richiesta urgente di ANBI, associazione nazionale che rappresenta e tutela i consorzi di bonifica, a Regioni e Governo, a fronte degli allarmanti dati forniti dalle sperimentazioni del Consorzio di bonifica Piave e di Enel Green Power.
Sperimentazione shock in Veneto
Dopo l’applicazione della Direttiva Deflussi Ecologici sarà ridotta anche la produzione di energia idroelettrica e Anbi si appella alle forze politiche:
“C’è grande preoccupazione in tutta Italia. Bisogna fare presto per attivare le deroghe previste dalla direttiva quadro acque e contemporaneamente tutelare il fiume e la biodiversità”
“Attivare da subito le esenzioni previste dalla Direttiva Quadro Acque di fronte ad avvalorati dati sperimentali; questo per impedire che l’applicazione del Deflusso Ecologico dal 1 Gennaio 2022 riduca in maniera drammatica gli accumuli idrici nei bacini montani con gravi ripercussioni per l’agricoltura, l’ambiente, il paesaggio, la produzione idroelettrica, nonché l’indotto del turismo”.
E' questa la richiesta urgente di ANBI, associazione nazionale che rappresenta e tutela i consorzi di bonifica, a Regioni e Governo, a fronte degli allarmanti dati forniti dalle sperimentazioni del Consorzio di bonifica Piave e di Enel Green Power, utilizzando il Veneto come area test, perché primo ad aver indicato dei nuovi parametri nell’ambito del Piano di Gestione delle Acque, redatto dalla competente Autorità di Bacino Distrettuale.
Il concetto di Deflusso Ecologico nasce nel 2012 e mira al benessere dell’habitat acquatico, evolvendo i parametri giudicati troppo discrezionali del precedente Minimo Deflusso Vitale. La sua pedissequa applicazione, cioè senza considerare le complesse interconnessioni delle reti idriche, potrà però avere conseguenze disastrose per i territori come dimostrato dai dati presentati al recente Festival della Bonifica tenutosi a San Donà di Piave venerdì 4 giugno, nell’ambito del convegno dove sono intervenuti come relatori il Consorzio di bonifica Piave ed Enel Green Power.
Alla presa idraulica di Nervesa della Battaglia, opera di derivazione del Consorzio di bonifica Piave, fondamentale per il reticolo di corsi d’acqua che innerva la provincia di Treviso, il volume d’acqua, rilasciata a valle, schizzerebbe da 10,2 metri cubi al secondo a mc/sec 33,2 con indubbi benefici per l’habitat all’interno dell’alveo fluviale, ma minore produzione di energia rinnovabile (se ne perderebbe oltre il 60%) e gravi conseguenze sull’ equilibrio degli ecosistemi, presenti nel territorio.
L'appello del Consorzio Piave
E proprio dal Consorzio Piave l’appello che giunge dal direttore ing. Paolo Battagion:
“È indispensabile che, dopo l’urgenza dell’attuale approccio emergenziale, si ricerchino nuovi equilibri fra esigenze produttive ed ambientali in aree, la cui fertilità deriva dalle scelte idriche, operate dalla Repubblica Serenissima nel 1400; servono scelte cogenti per destinare le cave dismesse a bacini di raccolta idrica ed è necessario efficientare il sistema irriguo, trasformandolo da “canalette” a “reti in pressione”, sul 50% dei 51.000 ettari attualmente serviti nel trevigiano. Per farlo occorre tempo, ma soprattutto 200 milioni di investimento, lo stesso valore della produzione agricola che, stante le attuali norme sul Deflusso Ecologico, rischia di essere fortemente compromessa insieme a 30.000 posti di lavoro, poiché già l’anno prossimo qui non ci sarà acqua sufficiente per irrigare”.
Il Presidente del Consorzio Piave Amedeo Gerolimetto rincara:
“Ci sono ancora 25.000 ha da trasformare da canalette a condotta in pressione per un importo di 200.000.000 euro di investimenti. Per affrontare questa sfida immensa stiamo preparando progetti esecutivi che poi saranno indispensabili per intercettare finanziamenti per i lavori già dal 2021. Una sfida e una risposta concreta al risparmio e tutela della risorsa idrica per un’irrigazione a basso consumo e che garantisca il rispetto del prossimo Deflusso ecologico e per raggiungere gli obiettivi che l’ambiente, il cambiamento climatico e le nuove tecnologie impongono”.
A rischio il fabbisogno dell'alta pianura trevigiana
Secondo Enel Green Power, che ha svolto una simulazione basandosi sui dati di 11 anni, i rilasci previsti dal Deflusso Ecologico, limitando drasticamente le riserve d’acqua trattenute nei bacini montani, creerebbero, nel Veneto, un deficit costante nelle disponibilità irrigue, tale da causare l’impossibilità di soddisfare i fabbisogni dell’alta pianura trevigiana. Ma, non solo, si determinerebbe un calo di 930 gigawattora nella produzione di energia idroelettrica nel bacino del Piave, la netta riduzione del volume invasato nei laghi alpini, con conseguente riduzione dell’interesse turistico dell’area montana.
“Mettiamo i dati delle nostre sperimentazioni a servizio della politica, perché apra una trattativa in Europa per sospendere un’applicazione del Deflusso Ecologico, che sarebbe disastrosa per il made in Italy agroalimentare – afferma Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – La gestione idrica deve essere valutata sulla realtà delle connessioni ambientali, ma anche economiche e sociali di ciascuno Stato e l’irrigazione collettiva italiana è un esempio virtuoso dalle molteplici implicazioni per le comunità. È necessario intervenire con determinazione a Bruxelles per ridiscutere l’applicazione di una normativa, che sta destando molta preoccupazione nel nostro Paese. Al contempo, è giusto chiedersi dove erano i rappresentanti italiani quando, dalla Direttiva Quadro Acque del 2000, l’Unione Europea sta percorrendo strade penalizzanti i Paesi del Sud Europa, fortemente minacciati dalle conseguenze dei cambiamenti climatici.”