Vannacci a Treviso mette Zaia fuori squadra: "Favorevole al terzo mandato, ma solo dopo il voto"
L'ex generale: "Se una legge non è più adatta, si può cambiare, purché nei tempi e nei modi giusti. È chiaro però che farlo sotto elezioni può apparire come un provvedimento ad personam"

Bagno di folla mercoledì 11 giugno all’Hotel Maggior Consiglio di Treviso per l’incontro pubblico con il generale Roberto Vannacci, vicesegretario federale della Lega. Circa 500 persone hanno assistito all’evento dal titolo "Difendiamo la nostra civiltà", a cui ha fatto seguito una cena con militanti e dirigenti del partito.
Vannacci: "Favorevole al terzo mandato, se la legge non funziona va cambiata
Sul palco, a fare gli onori di casa, l’assessore regionale Riccardo Barbisan in rappresentanza del segretario veneto Alberto Stefani, assente. Presenti in sala numerosi esponenti della Lega e delle istituzioni locali: il sindaco di Treviso Mario Conte, il presidente della Provincia Stefano Marcon, il consigliere regionale Alberto Villanova, l’ex sindaco Gianpaolo Gobbo, oltre a parlamentari e amministratori del territorio.

Accolto dai vertici locali della Lega, Vannacci ha subito affrontato la questione politica del terzo mandato per i presidenti di Regione.
"Per me i mandati possono essere da uno a infinito – ha dichiarato –. La sovranità popolare va sempre rispettata, ma anche le regole. Se una legge non è più adatta, si può cambiare, purché nei tempi e nei modi giusti. È chiaro però che farlo sotto elezioni può apparire come un provvedimento ad personam".
Il riferimento è apparso diretto al presidente del Veneto, Luca Zaia, giunto al termine del suo secondo mandato.

Nel suo intervento, Vannacci ha anche ribadito la linea dura su cittadinanza e immigrazione:
"No alla cittadinanza facile. Va concessa solo a chi dimostra attaccamento alla nostra patria, integra le nostre tradizioni e cultura".
Ha poi indicato le priorità che, a suo avviso, il Governo Meloni dovrebbe affrontare:
"Sicurezza, ricchezza e lavoro. Viviamo in un Paese dove le persone hanno paura di uscire di casa o di prendere i mezzi pubblici. La sicurezza è un problema collegato all’immigrazione clandestina. L’8,5% degli stranieri produce il 50% dei reati, secondo dati del Ministero dell’Interno. Serve un’Italia sicura per riportare investimenti e fiducia".





