Accordo autostrade, la "difesa" dei Benetton: "Caccia alle streghe, ci mancava Conte col forcone"
Il mondo economico e politico trevigiano critico verso l'azione del Governo. Pozza di Unioncamere Veneto: "Vicenda gestita male".
L'intesa raggiunta tra Aspi, controllata tramite Atlantia dalla famiglia trevigiana Benetton, e Governo, continua a far discutere.
I commenti "trevigiani"
"Mancava solo che il premier Conte si presentasse con il forcone e con la testa di questa famiglia". La famiglia in questione, manco a dirlo, è quella trevigiana dei Benetton e la controversa vicenda - inflazionata in questi giorni nelle cronache nazionali - è la gestione di Autostrade per l'Italia e il compromesso faticosamente raggiunto nella notte tra martedì e mercoledì scorsi tra il Governo e Aspi, la controllata riconducibile proprio ai Benetton. Il virgolettato invece è del presidente di Unioncamere Veneto, Mario Pozza, che sul delicato dossier ha commentato ancora:
"Una vicenda che poteva essere gestita diversamente, qui c'è un azionariato che non è solo Benetton ma si è voluto trovare a tutti i costi il 'capro espiatorio' coinvolgendo anche gente comune e investitori esteri".
Insomma un parere critico nei confronti dell'azione del Governo Conte e "assolutorio" verso la nota famiglia. Ma che parte della comunità trevigiana, in questa fase, stia facendo quadrato a difesa dei Benetton, lo confermano anche le parole del sindaco di Treviso, Mario Conte, che ha parlato di "caccia alle streghe" nei loro confronti.
I termini dell'accordo
Ma in sostanza cosa prevede l'accordo raggiunto e che prossimamente dovrà essere perfezionato? Prevede un immediato passaggio del controllo di Autostrade a Cassa depositi e prestiti, al momento con un rinvio della questione cruciale della revoca della concessione, foriera di grande incertezza e costi esorbitanti da ambedue le parti. L'ipotesi resta comunque sul tavolo. Tra le condizioni dell'intesa sottoscritta ci sono i 3,4 miliardi di euro di risarcimenti da Aspi, riduzione dei pedaggi e più controlli, con sanzioni più pesanti, nei confronti del concessionario. Inoltre, non meno importante, l'aggiunta finale della rinuncia da parte dell'azienda a ricorsi giudiziari contro il Governo.
L'uscita "pilotata" dei Benetton
Riguardo all'assetto di controllo di Autostrade, nodo cruciale, da rilevare che nella società entrerà a breve Cassa depositi e prestiti, principale cassaforte pubblica di investimenti, con un aumento di capitale che andrà a ridurre diluendola la quota dei Benetton. Altre quote verranno comprate da altri soggetti istituzionali (come fondi e banche), a condizione però che Atlantia - che controlla oggi Aspi - non vada a distribuire poi in dividendi i proventi delle vendite. Infine l'azienda dovrebbe essere quotata in Borsa, con uno scambio libero delle azioni che andrà a ridurre ulteriormente la quota dei Benetton (che potrebbe alla fine arrivare intorno al 10%). In sostanza dunque, le autostrade rientrano nell'orbita pubblica dopo un ventennio di privatizzazione.