Anica Panfile è stata colpita alla testa e uccisa, poi gettata nel Piave
Da Treviso era arrivata ad Arcade per fare le pulizie in una casa privata, il corpo ritrovato tre giorni dopo sotto un ponte nella vicina Spresiano
Anica Panfile è stata uccisa. Un sospetto che col passare dei giorni è diventato realtà. Che ci fosse qualcosa che non andava nella scomparsa della 31enne romena da Treviso una settimana fa, il 18 maggio 2023, lo si era capito subito.
Dopo il ritrovamento del cadavere da parte di un pescatore, a Spresiano, nella mattinata di domenica 21 maggio, si aspettava solo l'autopsia per arrivare a una conferma, dato che il corpo già all'esame visivo presentava evidenti ferite.
Anica Panfile è stata colpita alla testa e uccisa
Non causate dal fiume Piave dopo che la ragazza s'era gettata volontariamente nelle acque. No. L'esame autoptico effettuato ieri, mercoledì 24 maggio, ha scoperto che Anica è stata raggiunta da diversi colpi alla testa, più uno fatale alla nuca, forse sferrato con un bastone o una spranga.
E altro particolare: la giovane mamma è stata uccisa e solo dopo il suo corpo è stato gettato nel fiume: lo dice chiaramente l'assenza di acqua nei polmoni.
Ma riavvolgiamo il nastro.
Lavorava in una Rsa e faceva pulizie nelle case
Anica Panfile viveva in una casa popolare di via Ronchese a Treviso, nel quartiere di Santa Bona.
Si era trasferita lì circa un anno e mezzo fa e viveva con la madre e i suoi quattro figli, tre avuti con il precedente compagno, un connazionale tornato in patria cinque anni orsono dopo la separazione, il quarto con l'attuale compagno, un italiano di vent'anni più anziano, che però non viveva con lei.
In passato aveva lavorato come operaia in una pescheria, ma ora era in servizio nella cucina della mensa di una casa di riposo, ma nei pomeriggi arrotondava lo stipendio facendo le pulizie in case private.
Dopo la casa di riposo, va ad Arcade da un privato
Nel pomeriggio di giovedì scorso la 31enne lascia la rsa Residenza per Anziani Città di Treviso di via santa Bona (nello stesso quartiere in cui viveva), e dopo una ventina di minuti di strada raggiunge Arcade, dove doveva eseguire delle pulizie nella casa di un privato.
Ci arriva, perché le celle telefoniche registrano scambi di messaggi coi famigliari. Poi però la ragazza sparisce nel nulla. Anzi, l'ultimo contatto del suo telefonino con le celle avviene a Spresiano, il paese accanto, dove sarà ritrovata senza vita dopo tre giorni sotto un viadotto sul Piave.
Due le persone interrogate dagli inquirenti
Due - e del tutto scontate - le persone sulle quali si sta concentrando la pm Valeria Peruzzo, che indaga per omicidio volontario.
La prima è il compagno Luigi, un italiano di 58 anni ex autotrasportatore, che già giovedì scorso era andato a far denuncia dai Carabinieri, dopo che i famigliari l'avevano chiamato per dirgli che Anica non era tornata a casa e non rispondeva al telefono.
L'altra è il proprietario della casa privata di Arcade dove la 31enne doveva fare le pulizie quel pomeriggio. E non si sa al momento se ci sia mai arrivata o meno.
Al momento su qualsiasi possibile movente è buio fitto. E' vero che la ragazza in passato aveva avuto qualche problema di fragilità personale, pare si fosse già allontanata da casa per alcuni periodi, ma non era mai stata presa in carico da alcun servizio psichiatrico, anche se c'è chi parla di passati intenti suicidi. Anica lavorava, aveva quattro figli a cui badare, conduceva un'esistenza tutto sommato tranquilla: è per questo che quando è scomparsa s'è capito che qualcosa non tornava.
Ora gli inquirenti puntano tutto sulla strada che Anica ha fatto (volontariamente o meno, o forse addirittura già quand'era deceduta) fra Arcade e il ponte sul Piave a Spresiano e soprattutto su eventuali immagini delle telecamere comunali lungo il percorso.