Un altro caso di violenza

Assistente capo di polizia penitenziaria aggredito in carcere a Treviso da un detenuto

E' successo nella giornata di mercoledì 23 aprile 2025. Giovanni Vona (Sappe Triveneto): "E' stato un soggetto recidivo, arrivato da poco nel carcere trevigiano perché già autore di altre aggressioni nei confronti del personale di Polizia"

Assistente capo di polizia penitenziaria aggredito in carcere a Treviso da un detenuto
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Otto giorni: è la prognosi dei sanitari del Pronto soccorso dell'Ospedale di Treviso per l’Assistente capo di Polizia Penitenziaria aggredito mercoledì 23 aprile 2025 nella Casa circondariale di via Santa Bona.

Assistente capo di polizia penitenziaria aggredito in carcere a Treviso

Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario del Triveneto Giovanni Vona:

“Il protagonista della vile aggressione è un soggetto recidivo, già resosi responsabile di aggressioni durante la carcerazione, arrivato da poco nel carcere trevigiano proprio perché già autore di altre aggressioni nei confronti del personale di Polizia. Prima di essere trasferito a Treviso, aveva già aggredito un poliziotto penitenziaria alla Casa Circondariale di Vicenza nel tentativo di togliergli le chiavi”.

La tensione, spiega il sindacalista, è anche conseguenza di una situazione penitenziaria allarmante:

“Allo stato, la Casa circondariale di Treviso ospita circa 250 detenuti quanto la capienza massima è di circa 180 detenuti. Inoltre, vi è una percentuale di detenuti stranieri altissima, supera il 70%. Il personale di Polizia Penitenziaria è allo stremo e molto preoccupata che il sistema di sicurezza del carcere di Treviso possa collassare con conseguenze che potrebbero superare ogni più drammatica previsione. Per questo, chiediamo un intervento degli uffici regionali dell’amministrazione penitenziaria perché sfollino la struttura e rendano più sicure le condizioni di lavoro degli Agenti”.

Basta con queste barbare violenze!”, tuona Donato Capece, segretario generale del SAPPE.

“Rivendichiamo tutele e garanzie funzionali, nuovi strumenti che migliorino il servizio della Polizia Penitenziaria, bodycam e Taser su tutti, nuovi protocolli operativi e soprattutto tutele legali”. “Ditemi voi se è normale un Paese nel quale un detenuto non si fa scrupoli di alcun tipo ad aggredire dei poliziotti. Addirittura, si rende protagonista di più eventi critici durante la detenzione…

A questo senso di impunità, di cui larga parte della frangia violenta della popolazione detenuta è convinta di godere, devono assolutamente corrispondere provvedimenti penali e disciplinari efficaci, anche prevedendo di destinare carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione. Attaccare un poliziotto equivale ad attaccare lo Stato stesso, perché le Forze dell’Ordine rappresentano l’ultima barriera tra legalità e anarchia. Serve un cambiamento immediato: tolleranza zero per chi colpisce coloro che garantiscono la sicurezza pubblica. Non possiamo più accettare che un poliziotto rischi la vita ogni giorno!”, conclude il leader nazionale del SAPPE.

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