A Jesolo

Bimbo trevigiano rischia di annegare, non sono stati i bagnini a salvarlo: "Rianimato da tre dottori presenti sulla spiaggia"

A spiegarci come sono andati i fatti è uno dei medici che hanno preso parte al salvataggio: "I bagnini hanno fornito supporto logistico, ma il loro intervento non è stato né tempestivo, né determinante"

Bimbo trevigiano rischia di annegare, non sono stati i bagnini a salvarlo: "Rianimato da tre dottori presenti sulla spiaggia"
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E' stato un salvataggio eroico quello che nel corso della mattina di lunedì, 29 luglio 2024, è avvenuto sulla spiaggia di Jesolo (Venezia), all'altezza delle torrette 24 e 25. Un bambino trevigiano di 7 anni ha rischiato di annegare in mare, ma è stato tempestivamente portato in salvo e rianimato prima che fosse troppo tardi. Su questo drammatico episodio, tuttavia, ci è recentemente giunta una comunicazione da parte del dottor Pietro Aliprandi, medico psicoterapeuta che ha preso parte al salvataggio. Grazie al suo racconto siamo riusciti a fare chiarezza sull'accaduto: ad intervenire per primi non sono stati i bagnini del lido, ma bensì lui insieme al padre del bambino e ad altre due persone competenti nelle manovre di rianimazione.

"Ringrazio il personale della spiaggia per il supporto logistico, ma ritengo che il loro intervento non sia stato né tempestivo, né determinante per il buon esito del salvataggio".

Bimbo di 7 anni rischia di annegare a Jesolo

Alla fine, tutto è bene quel che finisce bene, anche se lo spavento è stato grande per una famiglia trevigiana in vacanza sulla spiaggia di Jesolo. Verso le 9,20 di lunedì 29 luglio 2024, infatti, un bimbo di 7 anni ha rischiato di annegare in mare. La drammatica vicenda si è verificata tra le torrette 24 e 25, nei pressi della zona corrispondente a piazza Torino.

Il piccolo, figlio di una famiglia trevigiana, dopo essere stato riportato a riva, è stato rianimato sulla spiaggia e alla fine preso in carico dai medici sanitari del 118 che lo hanno elitrasportato all’ospedale di Padova, centro specializzato per la cura dei minori, per tutti i controlli del caso.

Salvato dai bagnini? No, il racconto di un medico che ha rianimato il piccolo

Per la buona riuscita del salvataggio in mare, fin da subito sono stati attribuiti i meriti ai bagnini del lido. Tanti infatti sono stati i complimenti pubblici arrivati nei loro confronti subito dopo che la notizia è diventata di dominio pubblico.

“Rivolgo un ringraziamento speciale agli operatori di Jesolo Turismo – è il commento della presidente, Eleonora Baldo – che sono prontamente intervenuti, contribuendo al lieto fine della vicenda".

"Per fortuna il pronto intervento dei bagnini di Jesolo turismo – ha aggiunto il sindaco Christofer De Zotti – e la loro preparazione ha evitato il verificarsi di una tragedia".

"I due bagnini che oggi hanno salvato un bambino in difficoltà nelle acque di Jesolo hanno dimostrato grande professionalità, attenzione, colpo d’occhio e senso civico, anche perché al momento del fatto era ancora alzata la bandiera rossa e il loro turno di lavoro non era iniziato - ha dichiarato il presidente del Veneto Luca Zaia - Quel bimbo e i suoi genitori non li dimenticheranno. A loro va anche la mia gratitudine".

Nelle scorse ore, tuttavia, come raccontato da Prima Venezia, il dottor Pietro Aliprandi, medico psicoterapeuta, ha contattato la redazione per raccontare nel dettaglio cosa si è verificato in quei momenti drammatici che, fortunatamente, si sono risolti con un lieto fine.

"Sono uno dei due medici che ha prestato le cure di primo soccorso nell'incidente avvenuto ieri, 29 luglio, presso il Lido di Jesolo, che ha visto coinvolto un bambino di 7 anni con rischio di annegamento - ci ha scritto il dottor Aliprandi - Vorrei esporre la mia versione dei fatti, poiché ritengo che la versione riportata contenga alcune imprecisioni".

Il medico, quindi, ci spiega minuziosamente cosa è accaduto:

"Ieri mattina mi trovavo in spiaggia con la mia famiglia per trascorrere alcuni giorni di vacanza, quando ho notato un insolito movimento lunga la battigia - ha continuato - Mi sono avvicinato e ho visto il bambino appena tratto fuori dall'acqua, accudito solo dal padre e da un'altra dottoressa, anch'essa evidentemente lì in villeggiatura. Nel mentre sentivo altre persone correre, urlando 'bagnino!', verso una torretta evidentemente vuota. Assieme al padre e alla collega lì presenti pratichiamo le prime manovre di rianimazione. Presto si unisce a noi una terza persona (dalla competenza dimostrata presumo a sua volta un medico, o un'infermiera molto esperta) che ci aiuta a stabilizzare il bambino.

Solo alcuni minuti dopo vediamo arrivare il personale della spiaggia, che ci fornisce supporto principalmente mantenendo le comunicazioni con il 118 e fornendoci i dispositivi necessari a ventilare la vittima e monitorarne i parametri vitali. Dopo 20 minuti circa giunge infine un'ambulanza della cooperativa Castel Monte, che prende in consegna il bambino".

In base al suo racconto, quindi, il personale della spiaggia sarebbe intervenuto solo in un secondo momento, occupandosi per lo più di restare in contatto con il 118, prontamente allertato per giungere sul posto dove il bambino si è sentito male.

"Non sono nella posizione di stabilire meriti o responsabilità, e anzi sono grato al personale della spiaggia per il supporto logistico che ci ha fornito - ha concluso il dottor Aliprandi - Tuttavia ritengo che il loro intervento non sia stato né tempestivo, né determinante per il buon esito del salvataggio. Il compito di guardaspiaggie è sicuramente impegnativo e difficile, ma noto che fin troppo spesso si trascura il ruolo giocato da noi sanitari che, come avvenuto ieri, trovandoci casualmente sul posto, per primi prestiamo spontaneamente il nostro soccorso per poi essere altrettanto repentinamente dimenticati".

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