Attacchinaggio

Casapound Treviso onora la memoria della medaglia d'oro al valor militare Silvio Serena

A Treviso ed a Dosson di Casier per ricordare le gesta del militare al quale è dedicata l'ex caserma ora centro di accoglienza.

Casapound Treviso onora la memoria della medaglia d'oro al valor militare Silvio Serena
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Far riscoprire la figura di Silvio Serena.

Colui che dà il nome all'ex caserma

I militanti di CasaPound Treviso si sono resi partecipi la scorsa notte di un attacchinaggio per portare a conoscenza dei trevigiani la figura eroica di Silvio Serena, colui che dà il nome all'ex caserma ora più che mai al centro della cronaca per le continue rivolte dei richiedenti asilo che vi soggiornano, la maggior parte dei quali positivi al covid-19. Federico Toniolo, esponente di CasaPound Treviso ha spiegato:

"Silvio Serena era un eroe ed era trevigiano come noi, sentiamo come nostro dovere onorarne il ricordo portando le sue gesta a conoscenza della popolazione che ora, a causa della drammatica situazione che si è creata nell'ex caserma a lui dedicata e tristemente adibita a centro d'accoglienza, ne accosta il nome a qualcosa di negativo e dannoso al nostro territorio".

Il caso del centro accoglienza

Toniolo ha concluso:

"Continuando ad auspicare una rapida chiusura della struttura, ci auguriamo che la memoria di Silvio Serena possa essere al più presto associata solamente ai suoi atti eroici e non ad un centro d'accoglienza diventato ormai una bomba ad orologeria a livello sanitario e sociale."

Di seguito il testo del volantino:

SILVIO SERENA, Carbonera (TV), classe 1898: "Comandante di una compagnia fucilieri, sotto violente raffiche di tiro nemico, noncurante del grave pericolo, animosamente si slanciava di iniziativa alla testa dei propri fanti trascinandoli con l’esempio all’assalto di centri di fuoco nemici che ostacolavano seriamente il movimento del suo battaglione. in un ultimo contrassalto all’arma bianca, rimasto senza munizioni, veniva, dopo strenua resistenza, catturato. Invitato da un capo nemico a consegnare il proprio moschetto, ripetutamente si rifiutava di farlo e, sfidando sicura morte, persisteva nel fiero contegno pronunciando parole di sdegno ed esaltando la Patria per la quale era lieto di morire. Fucilato sul posto dal nemico inferocito cadeva al grido di «Viva l’Italia». Sublime esempio di amor patrio e di militare fierezza. — Kljuni (Croazia), 20 marzo 1943" (dal sito del Quirinale, onorificenze).

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