Caso tamponi, "Veneto che vogliamo" attacca: "Salvi nonostante Zaia"
La dura presa di posizione del movimento che sulla polemica del momento dice: "Aspettiamo ancora la risposta alle nostre 10 domande".
Secondo i referenti del movimento "il messaggio di Crisanti è chiaro: il Veneto si è salvato, nonostante Zaia".
La polemica
Quando il dottor Crisanti afferma che “Se la dottoressa Russo aveva un piano sui tamponi,deve spiegare perché l'8 febbraio il suo ufficio mi ha intimato di non fare più i tamponi a chi tornava dalla Cina. Dire che aveva un piano è una baggianata. Vogliamo prendere in giro tutti?“ a noi appare in tutta la sua nitidezza una lettura dell’emergenza Coronavirus in Veneto che sosteniamo da tempo: il Veneto si è salvato, nonostante Zaia. Così scrive il movimento "Il Veneto che vogliamo" tramite i suoi referenti territoriali Giorgio De Zen, Elena Ostanel e Luigi Calesso.
Le dieci domande a Zaia
"Già il 23 febbraio ricordavamo la lettera con cui il dott. Mantoan negava al dott. Crisanti quei tamponi sugli asintomatici che sono poi diventati la soluzione di tutti i mali, mentre il dott. Crisanti stesso diventava, nelle parole del presidente Zaia, il punto di riferimento assoluto della strategia anti-Covid della Regione Veneto. Nelle dieci domande che abbiamo rivolto al presidente Zaia sulla gestione dell’emergenza sostenevamo tesi analoghe, ma ovviamente a quelle domande non è mai stata data risposta. Ci pare poi francamente stravagante (per non dire che ne siamo allibiti) l’affermazione del presidente Zaia di oggi “Sarà mio compito rimettere insieme i cocci di una polemica della quale non sapevo e che è inutile“. Speriamo che il presidente non si sia autonominato virologo e non pretenda di dirimere una disputa scientifica ma che si riferisca alla ricostruzione del dott. Crisanti. In questo caso c’è poco da dire e la lettera del dott. Mantoan dell’11 febbraio è la prova tangibile delle sue parole. Ci dispiace per il presidente Zaia ma insieme alla macchina per processare i tamponi oggi si è rotta anche la macchina della sua propaganda.