Il paradosso

Covid, Zaia: “Veneto con più positivi in Italia? Non è vero!" | +2427 positivi | Dati 9 dicembre 2020

Russo: "Se usiamo le stesse modalità di calcolo degli indicatori allora questi diventano confrontabili".

Covid, Zaia: “Veneto con più positivi in Italia? Non è vero!" | +2427 positivi | Dati 9 dicembre 2020
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Dibattito sui dati dei positivi in Veneto.

Il bollettino

Durante la consueta conferenza stampa del presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, è stato esposto il bollettino con i dati aggiornati che prevede 2.921.028 tamponi effettuati, i tamponi rapidi sono 1.204.416, nelle ultime 48 ore sono stati effettuati 73mila tamponi rapidi per un totale di tot tamponi 4.125.444. I positivi dall’inizio della pandemia sono 173.371 (+2427), a oggi i positivi sono 81018. I ricoverati totali sono 3161, composti da 346 in terapia intensiva (1), e 2815 (+36) in area non critica. I morti sono 4.403 (+29), i dimessi sono 8.066 (+71). Riguardo i dati Zaia ha affermato:

“Siamo nella parte alta della curva, siamo in una condizione nella quale vediamo che c’è un trend di timida discesa a livello regionale, abbiamo una realtà dove la discesa è evidente. Abbiamo avuto una crescita graduale dal primo giorno, è una curva molto strana, ha avuto una salita graduale, è arriva in alto, non abbiamo avuto impennate. Ora si spera che pian piano continui a decrescere. Che fattori ci sono di mezzo? Da un lato sappiamo che abbiamo meno di 1/3 di positivi rispetto a marzo, dall’altro la certezza che qualche ricovero in più lo abbiamo, circa 600, ovvio che di mezzo c’è il differenziale non irrilevante cioè non abbiamo avuto 3 mesi di lockdown. Paghiamo, come tutte le realtà la mancanza di lockdown in maniera negativa. Ora il tema è il distanziamento sociale, non possiamo delegare tutto al fatto che gli ospedali ‘tengano botta’, le gente deve mettersi n testa che bisogna privilegiare il distanziamento sociale, ricordo che il virus circola”.

Servirebbe il test fai da te

Il Governatore ha puntualizzato che:

“Servirebbe il test fai da te, altre realtà lo stanno già provando. Il dato prevede che se mi trovo in una stanza con 100 persone, una persona è positiva e quindi mi potrebbe infettare. E’ quindi necessario mantenere il distanziamento che è fondamentale”.

Non andate in montagna

Il presidente della Regione Veneto ha ribadito l’appello di non spostarsi in montagna in questo momento di maltempo:

Ricordo che il rischio valanghe è 5 su 5. Il rischio è del 100%, voler transitare per vedere la neve probabilmente non riesci a finire la frase che ti ritrovi la valanga addosso. L’invito è di non andare a pensare che la neve sia ferma, anche dalle indagini abbiamo una parte di neve ‘inzuppata’ che crea l’effetto cuscino”.

Il Veneto ha più positivi di tutti? Non è vero

Il Governatore è alquanto irato dai titoli dei giornali nazionali che indicano il Veneto come la Regione con più positivi in Italia. A tal proposito ha spiegato:

“Non so in che lingua spiegarlo. Abbiamo un modello di testing che è unico nel suo genere, facciamo una strage di tamponi, oltre 60mila tamponi. La dottoressa Francesca Russo è stata invitata come massima responsabile della sanità pubblica perché vorremmo capire ufficialmente che se prendi il dato assoluto il numero dei positivi devi spiegare che non è confrontabile con quello delle altre regioni, alcune fanno solo molecolari, alcune molecolari e un po’ di rapidi, alcune caricano dati altre no, alcune hanno fatto delle scelte di testare alcune parti di popolazione e altre no”.

La dottoressa Russo ha spiegato:

Se usiamo le stesse modalità di calcolo degli indicatori allora questi diventano confrontabili, finché abbiamo strategie diverse e modalità di calcolo, alcuni indicatori diversi significa che non sono confrontabili. Mi riferisco al tema della percentuale di tamponi positivi sul totale dei tamponi fatti, è un indicatore inserito nei 21 parametri di monitoraggio dell’istituto superiore di sanità del Ministero, allo scopo di evidenziare questo elemento per caricare il valore Rt, per capire come si diffonde la pandemia sul territorio. Il calcolo dell’indicatore non è andato pari passo con lo sviluppo della diagnostica. E’ stato introdotto a fine aprile come modalità di calcolo per tutte le Regioni ma da aprile in poi è esplosa l’evoluzione diagnostica e introdotti e sviluppati con logiche diverse i test rapidi che hanno consentito di portare avanti al possibilità di individuare il soggetto positivo e isolarlo per interrompere la catena di trasmissione”.

Numerosi i tamponi effettuati

La dottoressa Russo ha quindi spiegato:

“I tamponi rapidi ci hanno permesso di individuare in modo precoce i soggetti positivi e quindi di isolarli. Abbiamo puntato moltissimo su questo tipo di diagnostica, ovviamente ha aumentato il numero di tamponi eseguiti contando sia i molecolari che i rapidi. Noi come Regione i tamponi rapidi li usiamo non solo nei casi che sono sospetti ma anche per tutti i contatti stretti del soggetto che risulta positivo al tampone rapido, passando non solo alla famiglia ma anche ai colleghi di lavoro ecc. Ci ha permesso di intercettare moltissimi positivi asintomatici ma la logica sugli asintomatici non è uguale in tutte le Regioni, basta pensare il Lazio che ah deciso di ha togliere la ricerca della positività nei contatti stretti dei coloro che sono asintomatici. Ricordo inoltre che i positivi al tampone rapido vengono poi confermati con il tampone molecolare. Le strategie diverse e l’uso di una grande quantità di test non è uniformemente presente nel calcolo dei dati che vengono poi inviati al Governo”.

Bisognerebbe standardizzare

La dottoressa ha poi aggiunto:

Più si riesce a standardizzare il metodo e più i dati diventano confrontabili tra di loro e ciò ci può dare una lettura dell’Italia più oggettiva. Non c’è un livello di lettura omogeneo. Abbiamo un indicatore importante che valuta la capacità di una Regione nel riuscire ad individuare lo stato clinico dei positivi, quindi riuscire a capire chi sono gli asintomatici e i sintomatici, la soglia minima per Regione è del 60%, noi abbiamo una soglia dell’85,5%, ed è un dato positivo che indica un grande lavoro e sforzi che permette di avere la capacità del sistema di monitoraggio. Indicatore che permette di abbassare Rt”.

Si rischia di andare in zona arancione?

La dottoressa Russo ha reso noto che, osservando i dati non siamo a rischio di andare in zona arancione:

“Il dato Rt è sotto a 1.25. I dati che per ora ho analizzato, per me, non è tale da farci andare in area arancione. Però mi riservo di valutare ulteriori dati, poi l’Istituto Superiore di Sanità farà le proprie valutazioni”.

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