Deroga Governo: in Veneto metà operai già al lavoro. Zaia: "Boomerang, contenimento a rischio"
Maglie del lockdown allentate. Da lunedì quando oltre 5mila aziende sono tornate al lavoro e le strade del Veneto tornano a riempirsi di auto.
Da lunedì molte imprese hanno riaperto e le strade sono tornate a riempirsi di auto in Veneto.
Lockdown "dimezzato", tema controverso
Il rischio è quello di un pericoloso effetto "boomerang" e ne ha fatto cenno anche il presidente del Veneto, Luca Zaia:
"Sono il primo a volere che si apra il prima possibile ma sono scelte che competono al governo e, in seconda battuta, bisogna essere persone perbene, di fronte a un’epidemia come questa ci vuole l’avallo della comunità scientifica, non è che puoi riaprire così perché va di moda dire che si apre".
Del resto è ben visibile in questi giorni, a partire da lunedì quando oltre 5mila aziende sono tornate al lavoro e le strade del Veneto tornano a riempirsi di auto e persone dirette in fabbrica o in ufficio. E le maglie del lockdown si sono subito allargate.
"Oggettivamente da lunedì in strada c’è gente - ha detto Zaia - C’è un peccato originale, lo strumento del “silenzio assenso” e la deroga ha dato il là a molte riaperture. Vuol dire che quello stesso strumento è stato un boomerang per chi vuole il contenimento".
Nello specifico il governo, oltre alle attività essenziali, che mai hanno cessato le attività, ha dato il via libera a 93 codici Ateco e aperto alle deroghe per le aziende che alimentano, con i loro prodotti, la filiera.
"Questo fa sì che un operaio su due in Veneto è oggi al lavoro - fanno sapere dalla segreteria Cisl - Il 30% dei metalmeccanici è in fabbrica, il 50% dei lavoratori della chimica, l’85% dei 4.500 addetti dell’agroalimentari non si è mai fermato, solo edilizia, con solo il 10% delle imprese attivo, e manufatturiero sono al palo".
Ancora lunedì, Confindustria del Veneto ha precisato:
"Tutte le aziende che stanno riaprendo, spesso a scartamento ridotto, fanno parte di filiere strategiche e si sono attrezzate per applicare e rispettare le rigorose misure di sicurezza".
Gabriele Scaramuzza, segretario veneto di Articolo Uno ha dichiarato in merito: "È grave il ricorso alle deroghe, la salute deve essere al primo posto e nessuno va lasciato solo".
Da Asolo a Marghera, come ci si organizza
Tra le aziende interessate anche la Tipografia Asolana, nel Trevigiano, che stampa materiali informativi per ditte farmaceutiche lombarde e per il comparto del mobile che ne sollecitava la produzione in vista del post-emergenza. Il titolare Marco Zanesco ha sottolineato: "
"Abbiamo sanificato l’azienda, tutti sono dotati di guanti e mascherine e tra una macchina e l’altra ci sono sei metri, il personale grafico e amministrativo è in smart working e le presenze sono ridotte a una trentina di persone. Non potevamo non ripartire, avevamo in magazzino la carta per commesse già avviate: seguiamo tutti i protocolli di sicurezza".
A Porto Marghera invece tutti in fila indiana, distanti un metro l’uno dall’altro e, prima di timbrare il cartellino, il «termoscan», il termometro che rivela se l’operaio ha la febbre. Anche nella zona industriale più grande della regione, come anche in realtà più piccole, il lavoro è ripartito per migliaia di addetti. Circa 14 mila imprese venete hanno comunicato alle prefetture che, in deroga ai codici Ateco con cui il governo ha definito le attività essenziali, si sarebbero rimesse in marcia e per molte ieri è stato appunto il primo giorno di attività.
Il commento del Prefetto
Sul tema è intervenuto anche il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto:
"Non credo che ne verremo fuori velocemente e temo che dovremo convivere con il virus fino al vaccino, la gente non ne vuole sapere di stare a casa e di non lavorare, l’imprenditore ma anche il lavoratore veneto tra chiudere l’azienda e rischiare, scelgono il rischio".
I numeri raccolti in questi giorni da Cgil Veneto, attraverso la rete territoriale di iscritti e segreterie, confermano del resto il sentore del prefetto lagunare:
«I dati del sindacato rivelano che a Padova hanno riaperto 139 imprese, a Belluno 389, a Verona 375, cui vanno aggiunti due picchi: Treviso con 1.440 aziende aperte e Vicenza con quasi tremila", fanno sapere da Cgil Veneto.
Esempi virtuosi: la Labomar di Istrana
Da Venezia a Verona, da Belluno a Rovigo, sarebbe scattato un meccanismo virtuoso in gradi di coprire tutte le filiere, dall’agroalimentare alla chimica passando per l’aerospaziale e le riconversioni. È il caso della Labomar di Istrana che ora realizza gel disinfettante.
"Chi sta riaprendo ha bisogno di molti fornitori - conclude Confindustria - per questo è necessario lavorare per la ripartenza progressiva di tutti: solo così si potranno contenere i costi sociali ed economici della pandemia". I sindacati intanto restano preoccupati per chi ogni giorno entra in fabbrica ma al contempo si rendono conto che la cassa integrazione è un serio problema per le famiglie.