Cosa è successo

Diventa un caso il tassista di Treviso che non fa salire “sionisti” a bordo

La vicenda si è verificata lo scorso 17 settembre 2025

Diventa un caso il tassista di Treviso che non fa salire “sionisti” a bordo

Sei un sionista? Non sali sul mio taxi“. Sono state queste le parole che un cittadino di fede ebraica, che in quel momento stava indossando la kippah, si è sentito dire da un tassista (in copertina: immagine di repertorio) lo scorso venerdì 17 settembre 2025 davanti alla stazione dei treni di Treviso.

Il caso del tassista di Treviso che non fa salire sionisti

La vicenda, considerando quello che da quasi due anni a questa parte sta accadendo nella Striscia di Gaza nell’ambito dell’attacco di Israele alla Palestina, è finito rapidamente al centro delle cronache. Di fronte a quelle parole, il viaggiatore ebreo ha filmato la scena col cellulare, riuscendo a riprendere gli ultimi momenti della discussione avuta con il tassista.

Il giorno successivo, poi, il cittadino di fede ebraica ha segnalato l’accaduto via e-mail alla Cooperativa Radio Taxi di Treviso, facendo riferimento al numero del veicolo e al nome dell’autista, anche se nelle sue intenzioni c’è quella di rivolgersi anche al Comune e alle autorità competenti.

Alla e-mail è arrivata a stretto giro la replica del tassista, il quale ha ribadito la propria posizione contro i “sionisti”.

Le due versioni

Il viaggiatore ebreo ha dichiarato, in una lunga testimonianza ripresa dal Gazzettino, di essere ebreo osservante, ma che di nazionalità è iraniano e non israeliano e che non sostiene il governo di Netanyahu. Lui e un suo collega sono stati incalzati dal tassista solo per il fatto di indossare la kippah (copricapo a forma di cupola che gli uomini ebrei indossano per rispetto verso Dio e la tradizione religiosa).

“Dare del ‘sionista’ a un ebreo solo perché calza la kippah, allora è come dire ‘fascista’ o ‘mafioso’ a chiunque soltanto perché parla italiano. Questo è molto offensivo”.

Il tassista, invece, nel ribadire che sulla sua auto “salgono tutti, ma non non coloro che si nascondono dietro a questo genocidio“, ha riferito che i due viaggiatori ebrei non sarebbero dovuti salire sul suo taxi perché lui era in transito per altre persone. Alla domanda se fosse sicuro che i due fossero sostenitori di Israele, il tassista ha dichiarato di essere in grado di capire chi è ebreo dall’accento e di non aver detto di non salire a bordo, ma di aver espresso un’opinione sulla vita.

Il tassista ha infine detto che per l’accaduto non teme per il suo lavoro e che intende andare avanti e che aspetta “che si presenti qualcuno di più altolocato: almeno un rappresentante di un’istituzione, di un’associazione con cui confrontarmi“.