Divisioni Consorzio di Tutela, la Confraternita di Valdobbiadene: "Basta prove muscolari, posta in gioco altissima"
Il Gran Maestro Bortolomiol: "Superare il dibattito sulla rappresentanza consortile è imperativo, bisogna attenersi scrupolosamente allo Statuto".
L'intervento della Confraternita sulle divisioni che stanno lacerando il Consorzio di tutela.
Le polemiche
"La Confraternita di Valdobbiadene guarda con preoccupazione a quanto sta accadendo all’interno del Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore. Il Capitolo, pur prendendo le distanze dalle valutazioni muscolari dell’una e dell’altra fazione in campo, non può esimersi dall’esprimere apertamente, e con pervicacia, alcune considerazioni di ordine generale, derivanti dal suo ruolo istituzionale e, in definitiva, dalla sua stessa ragion d’essere".
Così la Confraternita di Valdobbiadene richiama tutti al senso di responsabilità dopo le polemiche legate al Consorzio di tutela.
"La mission della Confraternita infatti, fin dalla sua nascita, è rivolta allo sviluppo e alla promozione del territorio e del suo vino, esaltandone tradizioni e cultura. Le motivazioni all’origine della recente querelle, che ha dapprima aperto il dibattito sulla rappresentanza consortile, in seguito ripristinato la lista delle candidature e infine portato ad un ricorso davanti al giudice a difesa della legalità, impone a tutti una pausa di riflessione e, ci auspichiamo, un mutato atteggiamento, che dovrà necessariamente portare ad un cambio di registro.
Il richiamo allo Statuto
La posta in gioco infatti è altissima e "non coinvolge solo la vita e il futuro di un territorio, e di una parte consistente
della sua economia, ma anche l’esercizio democratico di un sistema: quello che da sempre coagula nel Consorzio di Tutela, diverse forme di rappresentanza".
"Coesione e condivisione devono essere recuperate, superando sterili polemiche e inutili prove di forza che rischiano di danneggiare seriamente il territorio e in modo particolare i piccoli e medi viticoltori che vi operano. Superare il dibattito sulla rappresentanza consortile è imperativo. Per uscire dall’empasse e recuperare autorevolezza e reputazione, a livello locale e non solo, la Confraternita suggerisce di attenersi scrupolosamente allo Statuto, unico organo deputato a dettare le regole, laddove recita: 'La composizione del CdA deve prevedere un’equa rappresentanza di tutte le categorie al ciclo produttivo presenti nel Consorzio, ed il numero dei consiglieri è proporzionalmente commisurato al livello produttivo di ciascuna di esse'".
Le parole del Gran Maestro
In particolare il Gran Maestro Enrico Bortolomiol richiama, in questa delicata fase, e nello specifico i piccoli viticoltori, ad un rinnovato senso di responsabilità, partecipando attivamente alle assemblee associative ed esercitando personalmente il diritto di voto; entrambi gli atti concorrono ad aumentare il peso specifico di ciascuno e contribuiscono a cementificare il senso di appartenenza, nonché l’affermazione identitaria.
"Ribadisce che la denominazione Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG debba essere modificata in Conegliano Valdobbiadene DOCG, resa autonoma, e senza alcun riferimento alla denominazione Prosecco, e quindi che dai nostri vigneti venga prodotta un’unica denominazione, il Conegliano Valdobbiadene DOCG. Ritiene altresì fondamentale che il CdA del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene DOCG sia composto esclusivamente da soggetti che rappresentino aziende aventi interessi produttivi e commerciali rivolti prioritariamente alla denominazione Conegliano Valdobbiadene DOCG (minimo il 51%, condizione fondamentale per escludere qualsiasi conflitto di interessi)".
E ancora:
"Auspica infine che il prossimo Consiglio di Amministrazione del Consorzio sia equamente rappresentato da tutti gli attori che lo compongono, e da sempre lo animano, che adotti la focale lunga e che si imponga un unico obiettivo: preservare e valorizzare la denominazione del Conegliano Valdobbiadene DOCG, riaffermando il concetto che l’unicità di un territorio passa anche, e obbligatoriamente, attraverso l’identificazione dell’unicità del suo prodotto".