Favero: "Giù le mani dalla resistenza"

Il sindaco leghista di Montebelluna va controcorrente: "E' un patrimonio di tutti i cittadini democratici".

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Favero: "Giù le mani dalla resistenza". Il sindaco di Montebelluna della Lega, Marzio Favero, è stato categorico: "Giù le mani dalla resistenza". Ha chiuso così il suo atteso intervento in piazza Mazzini a Montebelluna, tappa finale dei vari momenti di celebrazione per il 74° anniversario della Liberazione. Non ha perso alcun momento del programma, fin dalle 8,30 di questa mattina, giovedì 25 aprile, con la deposizione delle corone ai piedi delle lapidi che ricordano i caduti delle due guerre, sotto il porticato del Municipio. Poi su a Santa Maria in Colle, quindi alla Presa 18 dove c'è un cippo dedicato a due partigiani uccisi, per poi ridiscendere verso il Duomo, per la tradizionale messa. Quindi il monumento nel cortile della scuola Marconi per finire nuovamente in piazza per le orazioni ufficiali. "Voglio lanciare un messaggio chiaro ai politici che ci rappresentano a livello nazionale - ha detto il primo cittadino montebellunese -. La Resistenza è patrimonio di tutte le forze democratiche, non ha senso che una parte ne rivendichi l'esclusività e l'altra ci rinunci. Avere qui in piazza maggioranza e opposizione consigliare è il senso più profondo dei valori della Resistenza. E' stato un movimento composto prevalentemente da giovani che hanno ribaltato i valori con i quali erano cresciuti, si erano formati sotto l'ubriacatura collettiva della dittatura fascista. Con la nascista del governo fantoccio dell'Rsi abbiamo assistito alla guerra civile che ha avuto anche risvolti di emancipazione sociale. Un movimento poi condiviso tra tutte le forze politiche, persino dai monarchici, i cui esistevano due principi fondanti: il rispetto per gli avversari politici e la razionalità in politica, dicendo no all'arroganza e alla prepotenza. Oggi ricordiamo anche tutti quei morti sacrificati inutilmente, in Russia, in Africa. Ricordiamo i 29mila partigiani morti per la libertà. Ma non dobbiamo dimenticare che c'è stato anche chi ha accompagnato migliaia di ebrei ai treni che li portavano alla morte nei campi di concentramento. Come i genitori della piccola Gerda, una vicenda molto ben raccontata in un libro di Lucio De Bortoli. Ricordiamo - prosegue Marzio Favero - i Dieci Martiri, quei contadini di Zapparè giustiziati perché avevano ospitato dei partigiani. Ricordiamo quelle donne che erano staffette partigiane, come la nostra Tina Anselmi da Castelfranco Veneto".

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La Resistenza è il fondamento della nostra democrazia, che aveva tra i suoi valori il regionalismo e l'autonomia, in contrasto con il centralismo prima sabaudo poi fascista. Bene fa Salvini, in questo caso, a portare questi temi a livello nazionale, perché devono essere un patrimonio di tutti".

Edoardo Sartor, il decano degli alpini con i suoi 99 anni

Il sindaco Marzio Favero ha poi voluto vicino a sé uno dei protagonisti ancora vivente di quel periodo. Il decano degli alpini, certamente veneto ma probabilmente anche nazionale, Edoardo Sartor, 99 anni compiuti. Al microfono Sartor ha raccontato la sua vita, lucidamente. Dal suo arruolamento nel giorno del suo compleanno, il 13 marzo, fino sul Montenegro, dal quale, ha detto: "Sono riuscito fortunatamente a portare a casa la pelle".

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