Il bellunese chiama, la Protezione civile di Montebelluna risponde

Sono nove i volontari della Protezione civile montebellunese che rientreranno dalla "missione" nelle zone del Cadore.

Il bellunese chiama, la Protezione civile di Montebelluna risponde
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Il bellunese chiama, la Protezione civile di Montebelluna risponde. Sono in corso da due settimane gli interventi dei volontari guidati da Antonio Netto a Pieve di Cadore e Borca di Cadore. Si concluderà sabato la prima parte della missione della Protezione civile montebellunese nei luoghi del bellunese colpiti dall’alluvione lo scorso ottobre.

Un’operazione che sta vedendo impegnati nove volontari, due squadre da quattro capitanati dal responsabile Antonio Netto che, con l’autorizzazione del comune di Montebelluna, ha accolto la richiesta della regione Veneto di intervenire nei luoghi alluvionati. La prima squadra, partita lunedì 17 giugno e rientrata sabato scorso, è intervenuta a Pieve di Cadore e si è adoperata per il ripristino dei sentieri nelle località di Roccolo e Castelli. Un intervento svolto con motoseghe e ruspe e che si è concluso con la sistemazione del ghiaione spezzato necessario per ristabilire i percorsi.

Da lunedì 24 e fino a sabato la seconda squadra, anche in questo caso attivata dalla regione Veneto, si sta occupando del monitoraggio della frana a Cancia a Borca di Cadore in stretto contatto con il comune di Borca di Cadore e della sua amministrazione comunale guidata dal sindaco Bortolo Sala e coadiuvata dall’assessore Arnaldo Varettoni.

Una frana purtroppo nota da anni: risale infatti al 2009 lo smottamento che ha provocato due morti e decine di persone evacuate, oltre che il blocco della strada Alemagna, unico collegamento verso Cortina.

Una situazione ulteriormente compromesso con la tempesta Vaia che ha reso la frana ancora più pericoloso e che ha spinto la regione Veneto ad intensificare il monitoraggio, che in questi dieci anni non si è mai fermato grazie ai volontari, mandando squadre della Protezione civile provenienti da tutto il Veneto.

Una frana che, tra l’altro, divide a metà il villaggio Eni voluto da Enrico Mattei per i suoi dipendenti, ed abitato ora dalle poche famiglie rimaste che vivono in un costante stato di emergenza

Non è la prima volta che la Protezione civile montebellunese viene chiamata ad intervenire in luoghi caratterizzati da frane: capitò anche con quella di Arsiè e quella di Funes ed in questa sorta di staffetta di sorveglianza, la Protezione civile montebellunese lascerà il posto, da sabato, alla squadra di Padova, per poi tornare in Cadore a luglio.

Spiega Antonio Netto: “Il disastro della tempesta Vaia che ha colpito l’agordino ed il Cadore ha provocato danni così ingenti per cui i volontari da mesi stanno lavorando senza sosta. L’auspicio è che con l’assegnazione delle Olimpiadi invernali a Cortina si inneschi un circolo virtuoso anche dal punto di vista dello sviluppo economico, capace di risollevare le sorti di queste comunità che hanno subito un cambiamento significativo della propria vita e che sono costrette a vivere in una situazione di perenne pre-allarme”.

 

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