Treviso

Incendio carrozzeria Roggia, la "scintilla" in rancori familiari: in carcere mandante e intermediari

Tre ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti soggetti, tra cui il mandante che progettava altri atti intimidatori.

Incendio carrozzeria Roggia, la "scintilla" in rancori familiari: in carcere mandante e intermediari
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Spiccate nel fine settimana tre ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti soggetti, individuati quali mandante ed intermediari nell’incendio che ha visto coinvolta la Carrozzeria Roggia, sita in Via Postumia a Treviso.

Incendio carrozzeria Roggia, la "scintilla" in rancori familiari

Nel trascorso fine settimana la Squadra Mobile di Treviso ha dato esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti soggetti, individuati quali mandante ed intermediari nell’incendio che ha visto coinvolta la Carrozzeria Roggia, sita in Via Postumia a Treviso.

In particolare, a seguito dei due arresti effettuati nel mese di novembre del 2020, sono continuate incalzanti le attività investigative della Polizia di Stato, al fine di individuare l’intero gruppo malavitoso che ha pianificato, organizzato ed eseguito il fatto criminoso che nel mese di giugno del 2020 aveva provocato danni ingenti alla suddetta carrozzeria, quantificati in più di 650 mila euro.

Individuati il reale mandante e l'intermediario

Le misure custodiali sono state eseguite nei confronti del pluripregiudicato T.B., già arrestato nel novembre scorso insieme all’esecutore materiale dell’incendio, nonché nei confronti del soggetto che è stato individuato quale reale mandante dell’evento delittuoso, G.S., quarantasettenne incensurato di Treviso, nonché di F.C., cinquantasettenne incensurato di Treviso, il quale ha cooperato come intermediario nell’organizzazione del grave fatto incendiario.

L’articolata e complessa attività investigativa, coordinata dal Sost. Proc. Dr.ssa Andreatta, ha permesso quindi di individuare tutti i soggetti coinvolti nella commissione del reato, nonché di distinguerne le varie posizioni, offrendo un complesso quanto chiaro quadro probatorio all’autorità giudiziaria, che ha così emesso le ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Alla base rancori familiari

L’intera vicenda, dalla ricostruzione fatta dagli investigatori della Questura di Treviso, è da ricondurre a rancori familiari che, nella distorta visione del mandante, giustificavano il ricorso ad atti intimidatori, così rivolgendosi a soggetti malavitosi i quali, dietro compenso di denaro, hanno dato concreta attuazione all’azione incendiaria.

Di assoluta gravità, poi, è il fatto che il mandante non intendeva fermarsi; infatti, lo stesso stava pianificando un nuovo atto intimidatorio nei confronti di taluni familiari, commissionando questa volta un’aggressione di tipo fisico. Pertanto, l’adozione di misure restrittive della libertà personale si è resa necessaria in quanto, oltre a sussistere il pericolo di inquinamento probatorio, sussisteva un concreto pericolo di reiterazione del reato, che avrebbe portato verosimilmente a fatti di violenza ben più gravi.

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