Laboratori tessili da incubo, sfruttavano la manodopera facendola dormire anche nei posti di lavoro
Sequestrati due laboratori dalla Guardia di Finanza. Tantissime le irregolarità venute a galla: personale in nero e clandestino, gravi violazioni sulla sicurezza e persino un'evasione da 2,2 milioni di euro. In un caso si sospetta il caporalato
Le indagini condotte dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso, con il supporto di varie agenzie e autorità locali, hanno permesso di scoprire gravi irregolarità in due aziende tessili nel territorio trevigiano. In particolare in due laboratori sono stati scoperti dipendenti irregolari, tra cui alcuni clandestini, evasioni fiscali, macchinari non a norma e gravi carenze igieniche.
Sfruttamento e mancanza di sicurezza, sequestrati due laboratori tessili
Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso, con il supporto di varie agenzie e autorità locali, hanno condotto controlli mirati presso quattro aziende tessili nel territorio trevigiano. A seguito delle indagini, i finanzieri hanno proceduto al sequestro immediato degli immobili e di numerosi macchinari, convalidato successivamente dal tribunale locale.
In due di queste aziende, situate a Istrana, la Guardia di Finanza ha scoperto gravi condizioni di degrado e pericolo, con l'impiego di lavoratori in condizioni illegali e l'utilizzo di macchinari non conformi alle normative.
I proprietari delle due aziende, di nazionalità cinese, sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Treviso per una serie di violazioni, tra cui la mancanza di misure antincendio, lo sfruttamento dei lavoratori, e l'esecuzione di lavori edili senza le dovute autorizzazioni. In particolare, sono state rilevate gravi irregolarità riguardanti la sicurezza sul lavoro e l'igiene dei locali.
Durante i controlli, sono stati individuati quattro lavoratori non regolarmente assunti, alcuni dei quali con documenti scaduti o richiedenti asilo politico. Il datore di lavoro è stato segnalato per l'impiego di manodopera clandestina.
Le violazioni urbanistiche hanno incluso la trasformazione di parte dei locali in dormitori per i lavoratori, sospettando in un caso di caporalato, data anche la testimonianza dei lavoratori che hanno dichiarato di lavorare per lunghe ore senza retribuzione.
Inoltre, è emerso che le aziende coinvolte avevano evaso imposte per un totale di 2,2 milioni di euro, utilizzando una strategia di apertura e chiusura di società per evitare i debiti con l'amministrazione finanziaria.
L'operazione delle Fiamme Gialle aveva l'obiettivo di proteggere il "Made in Italy" e la filiera tessile trevigiana, oltre a garantire la sicurezza dei lavoratori. Si mirava anche a colpire comportamenti sleali nel mercato, favorendo le imprese rispettose delle leggi. La Procura della Repubblica di Treviso ha autorizzato la diffusione di questo comunicato stampa nel rispetto del diritto di cronaca e dei diritti degli indagati, presumibilmente innocenti fino a prova contraria.
Il brand Giorgio Armani accusato di non aver vigilato sullo sfruttamento dei lavoratori cinesi
Pochi giorni fa anche la Procura di Milano ha avviato un'inchiesta sullo sfruttamento dei lavoratori che in questo caso coinvolge diverse aziende del settore dell'alta moda. Dopo il commissariamento della Alviero Martini Spa, ora è il turno della Giorgio Armani Operations Spa, una delle società del gruppo Armani.
Come riporta News Prima e accuse sono gravi e riguardano lavoro nero, condizioni di lavoro pessime, retribuzioni insufficienti e caporalato. La Giorgio Armani Operations Spa, che conta oltre 1.200 dipendenti, è accusata di non aver monitorato adeguatamente la catena produttiva, permettendo alle società appaltatrici di subappaltare a opifici abusivi gestiti da titolari cinesi.
Secondo quanto emerso dall'inchiesta, questo meccanismo avrebbe consentito la produzione di abbigliamento e accessori a prezzi molto inferiori rispetto al normale mercato, eliminando la concorrenza. Per esempio, le borse venivano prodotte a 90 euro ma vendute a quasi 2.000 euro.