Lesioni da asfissia sulle labbra, Anica Panfile potrebbe essere stata soffocata
La 31enne romena trovata morta lo scorso 21 maggio in un'ansa del Piave a Spresiano. Si attende la relazione finale sull'autopsia
Prende corpo l'ipotesi del soffocamento per la tragica morte di Anica Panfile.
Lesioni da asfissia sulle labbra, Anica Panfile potrebbe essere stata soffocata
Potrebbe essere stata soffocata Anica Panfile, la 31enne romena trovata morta lo scorso 21 maggio in un'ansa del Piave a Spresiano. Lo ha riferito nei giorni scorsi Marco Martani, Procuratore capo a Treviso. Un'ipotesi investigativa suffragata dalla presenza di alcune particolari lesioni sulle labbra della donna, tipiche dei casi di asfissia.
Secondo gli inquirenti Anica potrebbe essere stata uccisa il giovedì precedente al giorno del suo ritrovamento, colpita al volto con un grosso oggetto contundente e, una volta stordita così, finita dal suo assassino tramite soffocamento.
La relazione finale sull'autopsia, eseguita dall'anatomopatologo Antonello Cirnelli, dovrà a questo punto sciogliere tutti i dubbi sulla dinamica del brutale omicidio, anche se allo stato attuale pare improbabile che la donna sia annegata nel canale dove è stata trovata cadavere. Nei suoi polmoni, infatti, non è stata trovata traccia di acqua, il che farebbe pensare che il corpo sia stato gettato lì dopo il decesso.
Un unico indagato
L'unico indagato (a piede libero) per il delitto al momento resta Franco Battaggia, il 76enne dal passato burrascoso (già condannato per omicidio), con cui la Anica aveva intrattenuto rapporti anche di lavoro. I due si sarebbero visti ad Arcade anche il giovedì precedente al ritrovamento della donna, per la consegna di alcuni documenti. Da lì di Anica si è persa ogni traccia, fino alla macabra scoperta nel canale.
Di più si saprà quando i risultati delle analisi condotte dai Ris di Parma sul cadavere della donna e sugli oggetti prelevati dall'abitazione di Battaggia, ora coperti dal segreto istruttorio, verranno resi pubblici. Il dossier è sul tavolo del pubblico ministero, Valeria Peruzzo.
L'altro giallo nel Trevigiano
Ancora più fitto, se possibile, il mistero sulla morte di Margherita Ceschin, l'anziana uccisa nella sua abitazione di Conegliano lo scorso 24 giugno.
L'impianto accusatorio messo in piedi dalla Procura di Treviso è stato infatti scosso dalle motivazioni del provvedimento con cui il Tribunale del Riesame, lo scorso 11 agosto, ha decretato la scarcerazione della compagna di Enzo Lorenzon, ex marito della vittima.
La donna, Dileysi Guzman Lorenzo, era infatti ritenuta, insieme all'uomo, la mandante dell'assassinio. Ma, secondo il Riesame, non ci sarebbero elementi per ritenerla una delle "menti" del delitto né elementi che provino una sua partecipazione attiva.