Mauro Forghieri, il mito vivente della F1
Su iniziativa di alcuni professori dell’Einaudi Scarpa di Montebelluna l’incontro ad Asolo con l’ingegnere che ha reso la Ferrari famosa in tutto il mondo.

Mauro Forghieri, il mito vivente della F1. L’Istituto Einaudi Scarpa di Montebelluna ha portato ad Asolo il mito vivente della Formula Uno. Un uomo affabile, modenese Doc, ha dimostrato grandissima disponibilità rispondendo anche a numerose domande del pubblico. Un incontro durato circa tre ore in cui è stata raccontata la storia delle corse motoristiche e della Formula Uno. Sul palco dell’ex Fornace, con il patrocinio della Confartigianato Asolo-Montebelluna, il professor Flavio Gallina con i colleghi Leonardo Bandiera e Italo Basso, ha presentato l’ingegner Mauro Forghieri, uno dei più grandi interpreti del mondo motoristico mondiale. Colui che ha contribuito enormemente a rendere famosa in tutto il mondo (brand più conosciuto del pianeta anche secondo Forbes) la Ferrari, la «piccola» fabbrica di automobili che fa sognare chiunque, dall’Asia all’Africa, dal Continente Australe a quello americano.
Erano in trecento ad assistere al colloquio col grande ex direttore della squadra corse Ferrari (oggi si direbbe Team principal), che nella sua carriera ha vinto otto titoli mondiali costruttori e 4 titoli piloti. Un uomo tuttavia semplice, nel suo essere distinto e nello stesso tempo pragmatico, che per tre ore ha inchiodato il pubblico sulle sedie dell’ex Fornace, attento nell’ascoltare i racconti, gli aneddoti e le confidenze di un mondo che corre a trecento chilometri l’ora su quattro ruoto.
Forghieri è l’uomo che ha lanciato la mitica 250 GTO, un’auto che oggi viene battuta all’asta a 50 milioni di dollari. L’ingegnere che ha sviluppato il più grande motore di tutti i tempi, che per una decina d’anni è stato sulla breccia delle corse, affidabile e imbattibile, oltreché innovativo nella sua concenzione, il motore piatto della 312B, dove la B, nella terminologia di Enzo Ferrari, stava stava per due assi a cammes.
«Il mondo delle corse - ha detto Forghieri . insegna molto, umanamente parlando».
"Furia" è il suo soprannome, promettente giocatore di basket
Furia, così era definito Mauro Forghieri: «Da ragazzo - spiega l’ingegnere modenese - ero un ottimo giocatore di basket, un playmaker, già allora mi chiamavano “Sformetti”. Avevo un carattere acceso, tutto nervi. Mi aveva chiamato la seconda squadra di Bologna ma mio padre mi disse di no, di studiare e di pensare a qualcosa di un po’ più serio che tirare un pallone a canestro. Fui fortunato, perché trovai insegnanti che mi fecero amare la materia e mi laureai in ingegneria meccanica all’Università di Bologna».
Mauro Forghieri iniziò subito a lavorare insieme al coetaneo Giampaolo Dallara, un altro grande della Formula Uno, in Ferrari, sotto la direzione dell’ingegner Carlo Chiti. Nel 1961 Chiti fu licenziato, Dallara andò alla Maserati: «Avevo appena 26 anni. Un giorno mi telefonò Enzo Ferrari e mi disse “Tu da domani sei il nuovo responsabile del reparto tecnico per le auto da corsa”. Io gli risposi in modenese “Tu sei completamente matto” e per contro mi disse “Io sarò anche matto, ma tu domani ti presenti al reparto corse”. E così cominciò la mia storia nel mondo delle corse automobilistiche».
"Niki Lauda il pilota più completo"
Il resto è leggenda: «Un pilota che prenderei subito in squadra? Niki Lauda. Un motore? Il testa piatta a 12 cilindri, non c’è dubbio. Se c’è un po’ di follia nei piloti? Assolutamente no, i grandi piloti sono molto più equilibrati di quel che si pensa, tutto è meticolosamente preparato anche se a oltre 300 chilometri l’ora, soprattutto a quei tempi senza le tecnologie di sicurezza che ci sono oggi, erano consapevoli del rischio che correvano, ogni momento. La Ferrari? Non esisterebbero le corse se non ci fosse, Eravamo la scuderia più pagata per partecipare, non ci sarebbe stata gara senza di noi».
Forghieri ha lavorato fianco a fianco con i più grandi piloti della storia della F1, da John Surtees, a Lauda, Jody Scheckter, Clay Regazzoni, prima di introdurre in Ferrari i motori turbocompressi e lasciare la casa di Maranello nel 1987, per passare alla Lamborghini: «Me ne vado dissi a Enzo Ferrari, “Vai pure, anche io sto per andarmene”, mi rispose, e dopo poco morì». Forghieri, oggi 84enne, continua ancora oggi, in proprio, a lavorare nella Formula Uno. Recentemente ha sviluppato il motore aspirato della Bmw.
"Alla Targa Florio il pubblico rimise in strada una nostra auto"
«Ho un ricordo particolarmente significativo di quel che voleva dire Ferrari - racconta Forghieri -. Eravamo alla Targa Florio, in Sicilia. La nostra auto uscì di strada capottandosi. In pochissimi minuti decine di persone ribaltarono l’auto e la rimisero in carreggiata, dietro lo sguardo attonito del nostro stesso pilota che potè ripartire e vincere la gara. Fummo i primi a mettere in atto l’organizzazione del team che esiste tuttora. Ogni pilota aveva il suo gruppo di meccanici e il suo capo meccanico. Per Enzo la Ferrari era tutto, tanto da sovrastare la sua stessa figura. Non gli ho mai sentito dire una volta “Ho vinto” ma sempre “La Ferrari ha vinto”, e sia in caso di vittoria che di sconfitta lui c’era sempre, lì con noi».
Il padre in Ferrari realizzò la mitica Alfetta
Ma lei, ha mai posseduto una Ferrari? «No mai, - ci risponde -. Un giorno, l’economo Ferrari,Dalla Casa, mi propose di comprare la sua, una fine produzione, di colore verde, me l’avrebbe venduta a 6 milioni e mezzo ma rifiutai. La comprò Clay Regazzoni che, dopo otto anni, la rivendette a 800 milioni di euro. Devo dire che in quel momento capii che non ero tagliato per gli affari. Ho lavorato in Ferrari 28 anni, anche se il mio sogno sarebbe stato lavorare alla Northrop Grumman Corporation, dove si costruivano aerei. Mi portò mio padre, Reclus, incontro a questa passione, lui, nel 1939, fu tra coloro che lavorarono sul motore dell’Alfetta, nato nella piccola officina Ferrari di Modena».
Fu poi il figlio Mauro a scrivere la storia, portando il motore da anteriore a posteriore e introducendo i primi telai in fibra di carbonio. Erano circa trecento, venerdì scorso ad Asolo, ad aver incontrato la storia dell’auto da corsa.
A un giovane fan ha disegnato un'auto "in diretta"
Un simpatico siparietto al termine della serata, quando un giovanissimo fan gli ha chiesto: "Ma con tutti questi impegni aveva spazio da dedicare alla famiglia?". Forghieri gli ha risposto con un sorriso, invitandolo ad avvicinarsi a lui. "Tu diventerai un bravissimo ingegnere - gli ha detto - e ora ti faccio un regalo". Su una riproduzione fotografica utilizzata per gli autografi gli ha così disegnato "al volo" un'auto da corsa.