Omicidio Anica Panfile, il luogo dove è stato gettato il corpo e l'ultima persona ad averla vista viva
L'ultimo incontro con il suo ex datore di lavoro, un personaggio controverso, condannato per omicidio e a lungo rimasto latitante
Sono spuntati dei fiori a poca distanza da dove è stato ritrovato il corpo senza vita di Anica Panfile, la giovane mamma di origini romene che secondo l’autopsia è stata uccisa a mani nude e poi gettata dell’acqua a Spresiano, in provincia di Treviso, Veneto.
Ecco dov'è stato gettato in acqua il corpo di Anica Panfile
Non è un punto causale: è il ponte su un canale che si immette nel Piave, il luogo più probabile scelto dall’assassino per sbarazzarsi del cadavere, che poi è finito nel fiume, andando a incastrarsi in un’ansa di un isolotto dov’è stato ritrovato da un pescatore ormai due domeniche fa (21 maggio 2023), a quattro giorni di distanza dalla scomparsa della 31enne.
Il punto è esattamente dove si congiungono via del Fante e via Barcador.
Chi ha portato il mazzo di fiori e due lumini (rose blu, bianche, fucsia, legate con un nastro) non necessariamente sapeva qualcosa del delitto, potrebbe semplicemente aver tratto la conclusione più ovvia. Il punto però è che nella zona di Arcade, lungo via Trieste, zona dell’ultimo avvistamento di Anica viva, nel pomeriggio di giovedì 18 maggio, ma anche a Spresiano, per arrivare al ponticello sul canale, ci sono decine di telecamere ed è improbabile che sulla misteriosa scomparsa della giovane non vi sia alcun fermo immagine rivelatore. Insomma, incrociando le dita la soluzione del giallo potrebbe essere vicina.
Chi è l'ultima persona che ha incontrato prima di scomparire
Anica, dopo il consueto lavoro mattutino come aiuto cuoca in una Rsa di Treviso, nel pomeriggio coi mezzi era arrivata ad Arcade per fare le pulizie in una casa privata. Ovvero nell’abitazione di Franco Battaggia, suo ex datore di lavoro alla pescheria Al Tiburon di Spresiano.
Battaggia, soprannominato “Boss del pesce”, è un personaggio controverso: condannato a 18 anni per l'omicidio di un nomade che voleva chiedergli il pizzo, era tornato in semilibertà nel 2010, ma evase dai domiciliari per rimanere latitante per nove mesi, prima di essere nuovamente catturato. Interrogato, il 76enne ha dichiarato anche che doveva consegnare ad Anica il Cud per la dichiarazione dei redditi. E’ l’ultima persona che l’ha vista viva, oltre a chi l’ha riconosciuta per strada dopo il loro incontro.
L'ultimo avvistamento della donna risale, infatti, alle 16.30 di giovedì 18 maggio davanti a un negozio di biciclette, con addosso una felpa rossa, ad Arcade, in via Trieste, a mezzo chilometro dal centro, che deve aver raggiunto in autobus. Da lì forse la 31enne è salita a bordo di un’auto guidata da qualcuno con cui aveva un appuntamento.
Secondo la Procura chi ha agito non voleva in realtà ucciderla, ma il decesso sarebbe maturato durante una lite furibonda, finita fuori controllo.
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