Omicidio Anica Panfile, l'accusa chiede 21 anni e sei mesi per Battaggia
Gli avvocati della difesa, però, non sono convinti della ricostruzione, sottolineando come per il 79enne sarebbe stato difficile sollevare il cadavere.

Nella giornata di lunedì 19 maggio 2025 si è entrati nella fase dibattimentale del processo a Franco Battaggia, 79enne di Spresiano, dove la pubblica accusa chiede una pena di 21 anni e sei mesi per l'omicidio di Anica Panfile.
Anica Panfile
Il corpo di Anica fu ritrovato domenica 21 maggio 2023 in via Bacador, in corrispondenza di un'ansa del Piave. Fin da subito, Franco Battaggia, proprietario della pescheria El Tiburon, fu al centro delle indagini. Infatti, il corpo della donna fu rinvenuto con gli stessi abiti con cui è fu avvistata nell'auto del 79enne.
Di fatto, la pubblica accusa ha ipotizzato fin dall'inizio che tra i due ci fosse stato un rapporto sessuale e che avessero consumato della cocaina, poi confermato dagli esami tossicologici. Nello specifico, si suppone che i due abbiano consumato l'oppiaceo prima del rapporto e che, sotto l'effetto della sostanza, Franco Battaggia abbia perso il controllo durante un gioco erotico centrato sul soffocamento parziale della gola.
Il processo
L'accusa, rappresentata dal Procuratore Marco Martani e dalla sostituta Maria Giulia Rizzo, sostiene che, nonostante sia un processo basato su indizi, le prove a carico di Battaggia siano solide. Infatti, il proprietario de El Tiburon è stato l'ultima persona vista insieme ad Anica.
Inoltre, secondo la Procura, la sua versione dei fatti sarebbe contraddittoria e poco credibile, soprattutto per i movimenti sospetti del 79enne la sera dell'omicidio. Di fatto, il cadavere della 30enne sarebbe stato avvolto in un tappeto e poi trasportato fino al punto dove è stata gettata nel Piave. A supportare questa tesi, ci sono le riprese delle videocamere di sorveglianza che hanno inquadrato il pick-up di Battaggia dirigersi verso l'incrocio tra via del Fante e via Barcador.
Secondo l'accusa non ci sono dubbi che sia stato lui, ma l'avvocato di difesa, Fabio Crea, aveva evidenziato dei dubbi sulla ricostruzione dei fatti. La prima tra tutte è quella che il 79enne, senza l'aiuto di nessuno, sia riuscito a sollevare il corpo di Anica, mentre era avvolto nel tappeto, tutto da solo.
Un'altra incognita riguarda la quantità di cocaina assunta. Infatti, la difesa preme sul fatto che possa essere stata un overdose a uccidere la 30enne, o anche solo il fatto che fosse tagliata con il fentanyl.