L'appello

Omicidio di Anica Panfile, la Procura contesta l’assoluzione di Battaggia: “Valutazioni non coerenti con le prove”

La contestazione principale riguarda la ricostruzione oraria relativa al cellulare della vittima, ritenuta dalla Corte d’Assise incompatibile con l’ipotesi accusatoria

Omicidio di Anica Panfile, la Procura contesta l’assoluzione di Battaggia: “Valutazioni non coerenti con le prove”

La Procura di Treviso ha deciso di impugnare davanti alla Corte d’Appello di Venezia la sentenza con cui la Corte d’Assise ha assolto Franco Battaggia dall’accusa di aver ucciso Anica Panfile, la 31enne romena trovata morta nel Piave nel maggio 2023. Nel ricorso, il sostituto procuratore Giulia Rizzo sostiene che la sentenza di primo grado non sarebbe aderente alle risultanze processuali e presenterebbe, a giudizio dell’accusa, “profili di illogicità” e “travisamento dei fatti”.

Omicidio di Anica, la Procura contesta l’assoluzione di Battaggia

Secondo la Procura, i giudici avrebbero riconosciuto l’esistenza di un quadro probatorio articolato, per poi ritenerlo insufficiente senza una motivazione adeguata. Nel ricorso si sostiene che diversi elementi emersi in aula avrebbero invece orientato verso una possibile responsabilità dell’imputato, che aveva trascorso 535 giorni in carcere prima dell’assoluzione.

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Anica Panfile

La contestazione principale riguarda la ricostruzione oraria relativa al cellulare della vittima, ritenuta dalla Corte d’Assise incompatibile con l’ipotesi accusatoria. Per l’accusa, l’interpretazione accolta in sentenza – che considera determinante l’attività online rilevata nel tardo pomeriggio del 18 maggio – sarebbe infondata.

Il pm ritiene infatti improbabile che la vittima avesse scelto una procedura tecnica complessa per bloccare su WhatsApp il compagno, come ipotizzato dalla difesa, e osserva che la rilevazione in rete del telefono non implicherebbe necessariamente un utilizzo attivo da parte di Anica.

Le piste alternative

Nel ricorso si contesta anche l’idea che non siano state approfondite altre possibili responsabilità. La Procura sostiene che gli scenari alternativi citati in sentenza non avrebbero trovato riscontri nelle analisi sugli spostamenti telefonici e sottolinea che le modalità dell’uccisione – prive di armi e riconducibili, secondo l’accusa, a un’azione improvvisa e violenta – non si concilierebbero con dinamiche riconducibili alla criminalità organizzata.

I ricorsi delle parti civili

Anche le parti civili, che rappresentano i due figli della vittima, hanno presentato impugnazione, chiedendo un nuovo esame del complesso probatorio.

Sarà ora la Corte d’Appello di Venezia a valutare se gli elementi sollevati nei ricorsi possano modificare l’esito del primo grado o se la decisione dei giudici dell’Assise debba essere confermata.