Omicidio Kolgeci: la Corte d'Assise di Treviso emette la sentenza definitiva
Un debito di 500 euro e una faida familiare sfociata in un omicidio brutale: la fine del caso della Fiera di Treviso
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Il tragico omicidio di Ragip Kolgeci (immagine di copertina), 52 anni, avvenuto a Treviso nella notte del 22 ottobre 2022, ha avuto il suo epilogo giuridico il 6 febbraio 2025 con la sentenza della Corte d'Assise. A dieci imputati, di origine kosovara e albanese, sono state inflitte pene severe.
Il movente
La Corte ha esaminato il caso di Ragip Kolgeci, ucciso a colpi di spranga e coltello davanti al bar Musa di Treviso, in un'aggressione che ha coinvolto due gruppi rivali. La causa scatenante, secondo l'accusa, risiedeva in un debito di 500 euro, ma gli imputati hanno sostenuto che l'incidente fosse una rissa degenerata. L’omicidio si inserisce in un contesto di conflitti familiari e di violente faide tra i clan, con il rifiuto di scuse da parte di Kolgeci che ha innescato la tragedia.
La faida familiare
Sullo sfondo del delitto c'era un antico legame tra le famiglie coinvolte, con il Kanun, il codice d'onore che regola alcuni aspetti della cultura albanese, che ha influenzato le azioni dei responsabili.
La richiesta di un rimborso per il debito di 500 euro è degenerata, alimentata da rancori preesistenti, fino a sfociare in un incontro violento. La vittima, nel rifiutarsi di scusarsi pubblicamente, ha dato inizio a quello che è stato descritto come un agguato ben pianificato.
La dinamica e le testimonianze
Durante l'episodio che ha portato alla morte di Kolgeci, sono stati utilizzati armi improvvisate come spranghe e coltelli. La rissa che ne è seguita ha avuto esiti fatali per la vittima, colpita alla testa e alle arterie vitali.
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Le forze dell'ordine, grazie alla testimonianza di numerosi passanti e ai filmati delle telecamere di sicurezza, hanno arrestato i principali responsabili del delitto nelle ore successive, confermando la ricostruzione dell'accusa.
Le condanne e il risarcimento richiesto alla famiglia
Il processo di secondo grado ha condannato gli imputati con pene che vanno dall'ergastolo a condanne più lievi, comminate in relazione al grado di partecipazione al crimine. La parte civile, rappresentata dall'avvocato Fabio Crea, ha chiesto un risarcimento di un milione e mezzo di euro per i familiari di Ragip Kolgeci, una somma destinata a coprire il danno morale e materiale subito dalla famiglia della vittima.
La sentenza ha concluso un lungo e complesso processo che ha messo in luce non solo le circostanze dell'omicidio, ma anche le dinamiche familiari e culturali che hanno contribuito a un esito così tragico.
Emanuele Manfredo Fioravanzo