Parte per studiare negli Stati Uniti e torna anoressica, Tribunale condanna società di viaggi trevigiana
La giovane 17enne era arrivata a pesare 45 kg durante il soggiorno dalla "mamma americana" selezionata dalla società portata in giudizio.
Il Tribunale di Mantova ha disposto un risarcimento nei confronti dei genitori la cui figlia, partita per un soggiorno studio negli Stati Uniti, è tornata in Italia anoressica: a pagare sarà la società trevigiana che ha organizzato il viaggio e che ha selezionato la famiglia ospitante, ritenuta responsabile di averla spinta a mangiare sempre meno e allenarsi sempre di più.
Parte per un viaggio-studio negli Stati Uniti e torna anoressica
E' forse uno degli incubi peggiori dei genitori quello di lasciare una figlia sana e vederla riapparire malata: ed è quello che è successo a una famiglia dopo un viaggio studio di sei mesi negli States. La figlia di 17 anni ha soggiornato per sei mesi negli Stati Uniti, accolta da una famiglia del luogo la cui madre lavora come «fit nutritionist» e che durante i mesi di permanenza della studentessa si è occupata (a modo suo) della sua salute e dell'alimentazione. I genitori, per consentire alla figlia di godere di questa esperienza unica, si erano affidati a una società italiana con sede in provincia di Treviso specializzata nell'organizzazione di questi viaggi pagando una somma di ben 11mila euro per sei mesi di soggiorno.
Da una vita sana all'ossessione per il peso
La 17enne, una volta giunta negli Stati Uniti, ha fatto amicizia con alcune coetanee iniziando ad andare in palestra dopo scuola, frequentando un corso di danza e iniziando a dare sempre più attenzione al proprio peso e aspetto fisico, supportata dalla "mamma statunitense", sempre attenta a che assumesse una "corretta" alimentazione. Col trascorrere del tempo per la giovane italiana il proprio aspetto è diventato una vera e propria ossessione, tanto da arrivare a perdere 16 kg in una manciata di mesi, diventando selettiva nella scelta del cibo e iniziando a ridurre sempre più le quantità degli alimenti assunti.
Per l'accusa è colpa della madre statunitense
Secondo l'accusa mossa davanti al giudice mantovano, ad innescare il meccanismo malato sarebbe stata la madre statunitense della 17enne, che l'avrebbe spinta, forse senza rendersene conto, a sviluppare un disturbo restrittivo dell'assunzione di cibo che l'ha portata a un grave stato di malnutrizione. Secondo quanto riportato in Tribunale di Mantova la ragazza, che alla sua partenza pesava 61 kg, sarebbe arrivata a pesarne 45 una volta tornata.
Per l'accusa la "mamma statunitense" avrebbe quantomeno dovuto avvertire i genitori della studentessa, vivendo "circostanze che un soggetto tenuto alla sorveglianza e vigilanza su un minore allo stesso affidato avrebbe dovuto percepire come pericolose per la salute", si legge nella sentenza.
Necessario un intervento di cura
Solo una volta tornata in Italia la ragazza è stata aiutata dalla sua famiglia che ha dovuto farle intraprendere un percorso di cura in una struttura specializzata in disturbi alimentari situata in provincia di Verona, grazie al quale è fortunatamente guarita.
Essendo la società italiana di viaggi a selezionare le famiglie ospitanti, i genitori della giovane hanno fatto causa all'agenzia per vedersi rimborsare i danni subiti e per far sì che esperienze traumatiche del genere non si possano più ripetere.
Il Tribunale di Mantova ha accolto le richieste avanzate dai genitori stabilendo un risarcimento di 12mila euro per la giovane e di 9.500 per i suoi genitori.