A Treviso

Per 20 anni hanno amministrato dieci società sotto prestanomi portandole alla bancarotta

Quattro le persone denunciate per bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio per 2,5 milioni di euro. I due principali indagati sono stati sottoposti anche all'obbligo di dimora

Per 20 anni hanno amministrato dieci società sotto prestanomi portandole alla bancarotta
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Nella giornata di oggi, giovedì 15 febbraio 2024, gli agenti della Guarda di Finanza di Treviso hanno concluso un’indagine che ha visto la denuncia per bancarotta e autoriciclaggio di 2,5 milioni di euro nei confronti di quattro persone che hanno causato il fallimento di una nota società di produzione e commercio di articoli sportivi.

Dieci le società sotto prestanome

Dalle investigazioni della polizia è emerso che la società in questione fosse gestita da due amministratori, principali indagati, che per oltre 20 anni avevano amministrato una decina di società sotto numerosi prestanome; tutte operanti nel settore degli articoli sportivi e condotte poi alla bancarotta.

In conclusione alle indagini si è calcolata una distrazione di liquidità, ovvero atti di disposizione patrimoniale preordinati a finalità esterne all’attività d’impresa, per quasi due milioni e mezzo di euro. Queste sono avvenute tramite prelevamenti di denaro contante o bonifici bancari, disposti invece a favore di società e trust riconducibili ai due principali indagati: tra queste anche una società bosniaca per abbattere i costi della manodopera.

I responsabili hanno peraltro falsificato la contabilità della società fallita, allo scopo di camuffare, attraverso dati di bilancio alterati, le distrazioni di liquidità, e hanno omesso sistematicamente il pagamento delle imposte per quasi un milione e mezzo di euro.

Profitti dell'autoriciclaggio

Circa un milione di euro derivante dai profitti dei reati di bancarotta era stato impiegato in una nuova società. Per occultare la provenienza del denaro investito, gli indagati avevano predisposto falsi atti negoziali di autonomia privata, giustificati con l’emissione di fatture false.

Tali espedienti hanno quindi permesso alla nuova società di operare e ampliare il suo business servendosi del patrimonio della fallita, causando non solo un’evidente distorsione concorrenziale del mercato di riferimento, ma, soprattutto, un evidente danno alla massa dei creditori.

Obblighi di dimora e sequestri

Dopo la proposta avanzata dal Pubblico Ministero, il Giudice per le indagini preliminari di Treviso ha dunque disposto nei confronti dei due principali indagati:

  • la misura cautelare dell’obbligo di dimora presso il comune di residenza;
  • il sequestro delle disponibilità finanziarie e beni immobili per oltre 600mila euro, parte dei assegnati a un trust, risultato irregolare e quindi non utile a impedire per loro la sentenza
  • Sequestrata anche una porzione di una villa storica di quasi 800 metri quadri, situata in un comune della Destra Piave.

Nell’ultimo anno, sono state 101 le operazioni condotte dalla Guardia di Finanza di Treviso nel settore dei reati fallimentari, con la denuncia di 197 persone e l’accertamento di distrazioni patrimoniali per oltre 42 milioni di euro.

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