Proteggere gli allevamenti del trevigiano dalle fake news
Quasi 2 allevamenti su tre (63,6%) che hanno risentito una sostanziale decrescita, bisogna sostenere i prodotti di qualità del trevigiano
Per gli allevamenti del trevigiano in questo periodo di pandemia si è riscontrato un impatto economico negativo considerando la statistica di quasi 2 allevamenti su tre (63,6%) che hanno risentito una sostanziale decrescita probabilmente a causa di false notizie riguardo al settore.
A causa della pandemia
Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso sulla base dell’indagine sull’impatto del Covid-19 sul comparto degli allevamenti italiani realizzata dall’Istat sostiene che:
"Gli effetti della pandemia hanno colpito duramente il settore degli allevamenti, probabilmente anche dato dal fatto della circolazione di fake news sull’impatto degli allevamenti intensivi, accusati di essere responsabili dei problemi ambientali del nostro pianeta e, nello specifico, della situazione pandemica attuale oltre a rappresentare un fattore di rischio per la diffusione del virus."
La Coldiretti
La crisi economica dovuta alla pandemia causata dal CoV-19 ha visto la chiusura diffusa di hotel, ristoranti e catering e i limiti agli scambi commerciali. Le principali difficoltà evidenziate dagli allevatori secondo l’Istat sono la riduzione dei prezzi di vendita (63,4 %), seguita dal calo della domanda (55,3%) e dalla difficoltà di consegna della produzione per il 18%.
Dagli allevamenti italiani sono scomparsi ben 2 milioni tra mucche, maiali, pecore e capre negli ultimi dieci anni, secondo quanto riportato da Coldiretti:
“Le nostri carni sono di alta qualità e non è da dimenticare il valore che ogni giorno i dipendenti delle aziende donano perchè il cliente finale possa consumare un prodotto di garanzia. Il problema è che se non accresce il valore dei prodotti che abbiamo nei nostri territori è che possa essere sostituito con prodotti scadenti dei mercati esteri. Coldiretti si sta muovendo per attuare una tutela al reddito ed ai prodotti dei nostri allevatori” conclude Polegato.