Rientro ferie dei lavoratori stranieri a rischio Covid, l'allarme: "In dubbio operatività delle imprese"
La nota di Vendeminao Sartor, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana.

Non pochi problemi organizzativi al mondo delle imprese con la proroga dello stato di emergenza sino al 15 ottobre.
L'intervento del presidente Vendemiano Sartor
Con la proroga dello stato di emergenza sino al 15 ottobre è stata data continuità nella nostra Regione alle misure restrittive relative ai soggiorni all’estero. Misura che porrà non pochi problemi organizzativi al mondo delle imprese che dovranno mettere in conto che al rientro delle ferie programmate potrebbero non disporre di tutto il loro personale perché obbligato a sottoporsi a quarantena, dopo soggiorni in Paesi a rischio Covid.
"Per questo chiediamo che sia al più presto operativo il fondo di 380 milioni di euro previsto già nel marzo scorso. Il provvedimento, infatti, individua i paesi a elevato rischio COVID per i quali è previsto in caso di ingresso o rientro in Veneto l'obbligo, sanzionato se omesso, di isolamento fiduciario per 14 giorni".
Il 13% dei lavoratori a rischio
La criticità è ovviamente tanto più elevata quanto più il datore di lavoro ha alle proprie dipendenze collaboratori aventi nazionalità facente capo a Paesi a elevata pericolosità per i quali la pausa estiva generalmente coincide con un momento di ricongiungimento con la propria famiglia nel paese di origine. Dall’osservatorio associativo emerge che su un campione di 3.500 imprese artigiane e pmi monitorate attive nei settori metalmeccanica, tessile e calzaturiero, edilizia, legno e trasporto merci, che occupano complessivamente 14.600 dipendenti, ben 1.900 (13%) hanno nazionalità a rischio Covid: Romania 30%, Albania 13%, Macedonia 8%, Marocco 7%, Cina 6%, Kosovo 5%, Senegal 4%, India 3%, Moldavia 3% Bosnia Erzegovina 2%, altri Stati 20%.
Le ricadute salariali
L’isolamento al rientro da ferie, oltre a compromettere la produttività dell’azienda, si traduce in un costo importante stimato, su un salario medio di un operaio, in non meno di 600 euro tra integrazione salariale all’indennità INPS e altri oneri, poiché l’assenza si giustifica come malattia.
"Premesso che la tutela della salute e l’applicazione delle norme anticontagio sono dei valori indiscussi , e che le competenze che garantiscono questi lavoratori stranieri sono fattore di competitività per il tessuto economico trevigiano, è indispensabile che il fondo previsto dall’articolo 26 del decreto legge 18/2020 dello scorso 17 marzo, pari a 380 milioni di euro, istituto per rimborsare all’imprenditore il costo del lavoro sostenuto per periodi di assenza del personale dovuti a isolamento fiduciario, sia reso al più presto operativo e che i lavoratori pianifichino con responsabilità i loro soggiorni fuori dai confini nazionali".