Truffa

Sequestrati 486mila euro di fondi PNRR, sei persone sotto accusa

La Procura Europea colpisce anche l'imprenditore padovano noto come "Business Angel" già arrestato per truffe su finanziamenti pubblici

Sequestrati 486mila euro di fondi PNRR, sei persone sotto accusa
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La Guardia di Finanza di Treviso ha eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dalla Procura Europea di Venezia nei confronti di sei persone accusate di aver sottratto fraudolentemente 486mila euro di fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Al centro dell'inchiesta figura il noto imprenditore padovano che si autodefinisce "Business Angel", già sottoposto agli arresti domiciliari per un'altra truffa da 1,7 milioni di euro su finanziamenti nazionali gestiti da SIMEST. L'operazione si è sviluppata su più fronti territoriali, interessando le province di Treviso, Venezia, Padova, Brescia e alcune città pugliesi, evidenziando la portata nazionale dello schema fraudolento messo in atto dal gruppo criminale.

Il meccanismo della truffa sui fondi del PNRR

L'indagine della Procura Europea ha fatto emergere un sofisticato sistema di frode che sfruttava le procedure semplificate previste per l'accesso ai fondi PNRR destinati alla transizione digitale delle piccole e medie imprese. Quattro società, sotto la regia dell'imprenditore padovano, hanno presentato domande di finanziamento attestando falsamente l'esistenza di sedi operative nel Sud Italia mai realmente attive, dichiarando una solidità finanziaria inesistente e promettendo la realizzazione di progetti di digitalizzazione mai avviati. Il meccanismo prevedeva l'erogazione immediata del 50% del finanziamento entro trenta giorni dalla domanda, permettendo ai truffatori di incassare rapidamente le somme prima che venissero scoperte le irregolarità. Le aziende coinvolte risultavano già insolventi al momento della richiesta e sono state successivamente sottoposte a liquidazione giudiziaria.

Autoriciclaggio e distrazione di fondi pubblici

Oltre alla truffa sui fondi europei, l'inchiesta ha documentato operazioni di autoriciclaggio per 183mila euro. Le somme illecitamente ottenute venivano immediatamente dirottate verso finalità completamente diverse da quelle dichiarate nei progetti di digitalizzazione, servendo principalmente per saldare debiti pregressi delle società coinvolte o per l'arricchimento personale degli indagati. Questo doppio binario criminale dimostra la sistematicità della condotta fraudolenta e la capacità organizzativa del gruppo, che aveva già sperimentato con successo lo stesso schema sui finanziamenti nazionali. L'operazione rappresenta un significativo colpo alle frodi comunitarie, settore in cui la collaborazione tra Guardia di Finanza, SIMEST e il Nucleo Speciale Spesa Pubblica si è rivelata determinante per individuare i soggetti a rischio.

Un'inchiesta su più fronti

L'imprenditore padovano si trova ora al centro di due distinte indagini: quella della Procura Europea per i fondi PNRR e quella della Procura ordinaria di Treviso per associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta e frodi su finanziamenti nazionali. Complessivamente, il danno accertato supera i 2,2 milioni di euro tra fondi europei e nazionali, evidenziando l'ampiezza del sistema fraudolento orchestrato dal gruppo criminale. L'operazione dimostra l'efficacia della cooperazione giudiziaria europea nella lotta alle frodi sui fondi comunitari e l'importanza dei controlli preventivi sui beneficiari dei finanziamenti pubblici. Gli indagati, come precisato dalla Procura Europea, sono da considerarsi presunti innocenti fino a eventuale sentenza definitiva di condanna, in applicazione del principio costituzionale di presunzione di innocenza che governa le indagini preliminari.