A Paré di Conegliano

Sgozzò la madre e uccise il gatto guidato dalle "voci", Ippolito Zandegiacomo rinviato a giudizio

L'udienza è stata fissata per il prossimo 21 febbraio 2025: l'attenzione sarà focalizzata sulla capacità di intendere e volere del 59enne

Sgozzò la madre e uccise il gatto guidato dalle "voci", Ippolito Zandegiacomo rinviato a giudizio
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A quasi due anni dalla tragedia di Paré di Conegliano, si è svolta martedì 8 ottobre 2024 l'udienza preliminare sul caso di Ippolito Zandegiacomo Orsolina, accusato dell'omicidio volontario aggravato della mamma Maria Luisa Bazzo. Il 59enne, recluso al Rems di Nogara (Verona), è stato rinviato a giudizio: durante il processo, che si terrà il prossimo 21 febbraio 2025, il dibattimento sarà focalizzato sulla sua capacità di intendere e volere.

Sgozzò la madre e uccise il gatto

Ciò che lo scorso 24 ottobre 2022 si trovarono di fronte agli occhi i Carabinieri intervenuti in via Einaudi a Paré di Conegliano fu una vera e propria scena raccapricciante.

Maria Luisa Bazzo, 87 anni e vedova da poco tempo, era stata uccisa a coltellate in casa sua: profonde ferite di arma da taglio sono state riscontrate all'altezza del volto e della gola. Di fianco al cadavere dell'anziana è stato rinvenuto anche un gatto squartato.

Maria Luisa Bazzo

Fin da subito è stato fermato il figlio dell'87enne: Ippolito Zandegiacomo Orsolina, di 57 anni, uscito seminudo dall'appartamento dopo aver chiamato i carabinieri, si era scagliato contro i militari, per poi essere bloccato e sedato. Nella telefonata di allarme ai Carabinieri aveva confessato: "Sono stato io, ho ucciso mia madre".

Ippolito Zandegiacomo Orsolina

Ippolito Zandegiacomo a processo

Nel corso della mattinata di martedì 8 ottobre 2024, quasi due anni dopo dall'accaduto, si è svolta l'udienza preliminare sulla posizione di Ippolito Zandegiacomo. Il 59enne, accusato di omicidio volontario aggravato, è stato rinviato a giudizio: il processo si svolgerà il prossimo 21 febbraio 2025.

Attualmente Ippolito si trova recluso al Rems di Nogara, in provincia di Verona: è soggetto all'applicazione di una misura di sicurezza in quanto sarebbe ancora pericoloso socialmente. Subito dopo l'accaduto, è stato preso in carico dai servizi sociali ed era in cura al servizio per le tossicodipendenze. Proprio a seguito di questo percorso è stato dichiarato capace di stare a giudizio.

Incapace di intendere e volere?

Il 59enne, difeso dall’avvocato Danilo Riponti, ha dichiarato di non ricordare il motivo che lo ha portato a uccidere la madre. Tuttavia ha ammesso di aver sentito delle "voci" in quel momento che lo avrebbero spinto a compiere l’omicidio.

Nell'udienza del prossimo 21 febbraio 2025, l'attenzione sarà posta sulla capacità di intendere e volere di Ippolito Zandegiacomo. Considerato ancora socialmente pericoloso, dovrà proseguire con le cure.

Nel corso delle indagini è emerso un dettaglio particolarmente macabro: Ippolito, infatti, prima di uccidere la madre, aveva ricevuto una denuncia per atti persecutori da un'ex collega di lavoro, che il 59enne aveva cominciato a considerare come una sorta di "fidanzata". Dato che questo sentimento d'amore non era stato ricambiato, aveva iniziato a perseguitarla. Un comportamento che forse, considerando ciò che è capitato alla madre, avrebbe potuto portarlo a fare del male proprio all'ex collega.

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